“Per il presidente della Regione Giovani Toti il biodigestore di Saliceti è la vittoria della politica.
Voleva dire della sua politica in materia di rifiuti. O, meglio ancora, la vittoria della società emiliana Iren. La buona politica dà innanzitutto informazioni corrette e complete ai cittadini, si confronta con le comunità locali, non cala scelte dall’alto, non calpesta il piano rifiuti che la provincia spezzina si era dato, non disattende il contenuto di una gara europea, non si allinea con le soluzioni di un gruppo industriale, che di locale non ha più nulla”. Lo affermano in una nota congiunta i comitati No biodigestore Saliceti, Sarzana, che botta!, Acqua Bene Comune e le associazioni Cittadinanzattiva e Italia Nostra.
“La buona politica non discrimina i territori tra fortunati, come quelli di tutto il Levante genovese, dove non si costruisce neppure un impianto di rifiuti, e la Val di Magra e il Savonese dove si scaricano i rifiuti della Città metropolitana. E’ di questi giorni la notizia dei miasmi dal biodigestore di Iren a Cairo Montenotte”, aggiungono gli attivisti, che poi così si rivolgono al presidente Toti: “Non si è mai confrontato sui fatti della sua politica. Da quando governa la Regione col suo fido Giacomo Giampedrone ha fatto la voce grossa al servizio di Genova. Ha assecondato il piano industriale di Iren, approvando il progetto di biodigestore a Saliceti per due terzi al servizio del Levante genovese, progetto che tradisce gli impegni assunti dal gruppo emiliano nella gara europea del 2016 di realizzare un digestore a Boscalino, idoneo a chiudere il ciclo dei rifiuti in provincia della Spezia fin dal 2020. E questo nonostante che il nostro territorio abbia già messo a disposizione dei privilegiati comuni nimby del Tigullio l’impianto TMB per i rifiuti indifferenziati della capacità di 105.000 tonnellate, quando noi spezzini virtuosi nella raccolta ne produciamo meno di trentamila”.
“La buona politica presidente Toti dà corrette informazioni. Il biodigestore non chiude il ciclo dei rifiuti: i suoi tecnici continuano a nasconderle anche i dati forniti da Recos (Iren) nella relazione tecnica del progetto di Saliceti”, proseguono comitati e associazioni, i quali sostengono che “l’impianto emetterà in atmosfera oltre 7.000 tonnellate l’anno di anidride carbonica (CO2) e altri composti organici volatili (COV). Al depuratore andranno oltre 21.000 tonnellate di percolati, acque inquinate e altri rifiuti liquidi. In discarica finiranno 18.000 tonnellate l’anno di rifiuti solidi. La chiama chiusura del ciclo dei rifiuti?”. Gli attivisti nella nota affermano poi che “ora siamo a oltre sessanta milioni d’investimento. Glielo hanno detto che in Italia con 40 milioni si costruiscono biodigestori da 100.000 tonnellate?”.
“Volete continuare a ingannare gli spezzini dicendo che risparmieremo 35 euro a tonnellata di rifiuto – dichiarano ancora i cinque sodalizi -, perché risparmieremo sui trasporti fuori provincia? Fate pure. Noi facciamo questo calcolo. Oggi paghiamo 110 euro a tonnellata per portare l’organico fuori provincia, senza ricadute ambientali. Togliamo 35 euro di trasporto, fa una tariffa di conferimento a carico dei comuni di 75 euro a tonnellata. Oggi sul mercato italiano ci sono impianti che trattano rifiuti organici a 40 euro a tonnellata. Spiegateci perché paghiamo 110 euro”.
E concludono: “La buona politica avrebbe dovuto realizzare l’impianto dove si producono più rifiuti. Lei ha fatto una scelta politica: ha risparmiato le puzze al bacino elettorale più grande”.