“Ero uno spezzino trasferito in Lombardia per lavoro che la domenica non sapeva cosa fare, così ho iniziato a partecipare a qualche corsa amatoriale. Vent’anni dopo sto per partire per Tokyo e conquistare finalmente la medaglia a sei stelle”. Si tratta della six star medal che spetta a chi ha corso i 42 km anche a Boston, Londra, Berlino, Chicago e New York. Un sogno che diventa realtà per Pietro Spetale, 53enne spezzino residente a Saronno e pendolare con Milano, che si appresta a diventare il primo spezzino a conquistare tutte le major six, le sei più importanti maratone del circuito Abbott world marathon majors.
Farà parte di un contingente di circa 250 italiani che il 3 marzo sarà alla partenza della Maratona di Tokyo 2024. Per lui sarà la ventottesima della carriera da atleta amatoriale, appuntamento atteso per anni. “Nel 2019 ero già pronto a volare in Giappone, ma poi è arrivato il Covid a cambiare i miei piani – spiega Spetale -. Per due anni hanno chiuso la manifestazione agli atleti da fuori e così le richieste di chi, come me, doveva correre a Tokyo per concludere il sestetto hanno iniziato ad accumularsi. A settembre mi ha contattato l’agenzia che organizza i viaggi per gli atleti italiani. Dovevo dire sì o no con quella telefonata. Ovviamente ho accettato”.
Gli atleti che corrono questi tipo di circuito vengono da tutto il mondo, soprattutto Inghilterra, Francia e Stati Uniti. Ma anche in Italia c’è uno zoccolo di appassionati sempre in crescita. “Personalmente pensavo di chiudere con le maratone a cinquant’anni a New York nel 2019 – ricorda Spetale -. Ma proprio in quell’occasione ho conosciuto altri italiani che invece puntavano a concludere il circuito e questo mi ha dato nuove motivazioni. Nel 2021 sono riuscito a fare Londra in una situazione particolarissima, con il Covid che ancora impazzava. Nel 2022 ho corso Boston e Chicago e ora chiudo il cerchio. Tokyo sarà un insieme di emozioni perché visiterò il Paese con mia moglie nel frattempo. E poi per tanto tempo ho pensato a questo momento, chiedendomi se sarebbe mai arrivato. E ora eccomi qui, con i colleghi di banca che ogni giorno mi chiedono a che punto procede la preparazione. Vorrei chiuderla attorno alle 4 ore”.
La sua prima corsa risale al 2003, sui sei chilometri. “Il mio corpo ha risposto bene, soprattutto ha risposto bene la mia testa. Poi inizi a voler vedere quali tempi fai e a fare qualche gara competitiva. Sono finito a girare il mondo – spiega -. La più bella maratona è esteticamente Chicago che si corre in mezzo ai grattacieli del centro: il colpo d’occhio è favoloso. La più affascinante invece è Boston perché è la più antica al mondo e poi si sale e scende tra i boschi e si arriva in città solo alla fine. La più sacrificata è New York, dove vieni trasferito presto alla partenza presso il Ponte di Verrazzano-Narrows, a Staten Island, che poi viene chiuso per il passaggio degli atleti. Capita di attende due ore prima di poter partire, quindi si arriva vestiti di tutto punto a novembre inoltrato, ci si spoglia e si parte. L’abbigliamento viene lasciato lì e poi distribuito ai bisognosi”.
La Spezia è sempre nel cuore. “Anche grazie a voi che mi tenete informato su quello che succede in città ogni giorno – dice -. E poi c’è il tifo per lo Spezia Calcio. Sono nato in Via Tommaseo, due passi da Piazza Verdi, mio fratello vive ancora in città. Negli ultimi decenni è cambiata tanto, in meglio. Mi fa piacere vedere tante persone che corrono alla Passeggiata Morin. Sono davvero fortunati, spero se ne rendano conto”.