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Carenze di personale, sovraffollamento e detenuti aggressivi. I sindacati della Polizia penitenziaria manifestano davanti al carcere

I sindacati della Polizia penitenziaria manifestano davanti alla casa circondariale

Carenza di personale, sovraffollamento e trasferimento dei detenuti aggressivi. Sono solamente i tre problemi più urgenti tra quelli elencati dai sindacati degli agenti di Polizia penitenziaria che questa mattina hanno dato vita a un presidio di fronte all’ingresso della Casa circondariale di Villa Andreino per protestare contro le condizioni di lavoro.
Un gesto forte, quello messo in atto dalle sigle Sappe, Sinappe, Osapp, Uil, Uspp e Cisl, che per la prima volta scendono in piazza tutte insieme per denunciare una situazione che evidentemente i poliziotti, che da una settimana stanno rinunciando al servizio mensa per protesta, non riescono più a sopportare.

“Abbiamo avuto tre aggressioni in 16 giorni, e si tratta di fatti ampiamente preannunciati: da mesi – affermano i rappresentanti sindacali Andrea Marino, Giovanni Di Lillo, Vincenzo Piazza, Roberto Cilento, Guido Pregnolato e Ciro Campoli – segnaliamo moltissime problematiche. C’è una carenza di personale cronica: ci sono 128 agenti e stando alle tabelle ministeriali ce ne dovrebbero essere 28 in più. E a questo si aggiunge che presto ci saranno nuovi pensionamenti, e quindi la carenza di organico sarà ancora più pesante. Già oggi ogni poliziotto fa 2 ore di straordinario ogni giorno (pagate sino a un massimo di 41 al mese, le altre si accumulano) e i piani ferie sono un disastro. Basti pensare che riusciamo a trascorrere un Natale con le nostre famiglie una volta ogni tre anni, quando invece dovrebbe essere un anno sì e uno no”.

Altrettanto significativi sono i numeri che i sindacati hanno riferito riguardo al problema del sovraffollamento: “Ci sono due reparti chiusi e quindi la capienza attuale dovrebbe essere di 92 detenuti, ma siamo a 160 e questo contravviene all’articolo 35 della Convenzione europea per i diritti dell’uomo. Inoltre – proseguono le sigle – le sezioni per l’isolamento, quelle per i carcerati problematici e quella della prima accoglienza di fatto non esistono perché sono occupate da altri detenuti”. I reparti chiusi sono in attesa dei lavori di manutenzione che risolvano il problema delle infiltrazioni d’acqua dal tetto, ma stando alle parole dei partecipanti al presidio, anche un terzo reparto è ai limiti dell’utilizzabilità, se non già oltre.
Le condizioni di detenzione risentono evidentemente di queste problematiche, alle quali si aggiungono quelle di stampo sanitario. “Il presidio medico di guardia non è presente 24 ore su 24 come dovrebbe essere a causa di carenze da parte di Asl 5. Lo stesso vale per il supporto psichiatrico e pertanto spesso siamo costretti a tradurre i detenuti che hanno bisogno di supporto psichico al Sant’Andrea, dove però manca un reparto detentivo”.

Le proteste dei sindacati sono rivolte alla direzione dell’istituto penitenziario, affinché il ministero se ne faccia carico, ma sino a oggi dicono di aver quasi sempre visto le loro richieste rimanere lettera morta.
“Solo dopo la protesta di questi giorni e l’annuncio del presidio di questa mattina – continuano – abbiamo ottenuto il trasferimento in un’altra struttura di alcuni detenuti che avrebbero dovuto stare in isolamento. Gli agenti spezzini nei mesi scorsi hanno dimostrato le loro capacità sequestrando stupefacenti e telefonini, ma lavorano in condizioni non adeguate a garantire la loro sicurezza: basti pensare che all’ingresso non si può effettuare un controllo prima che un visitatore sia effettivamente già entrato. Anche per i detenuti la situazione non va bene, perché con questi numeri e questa promiscuità viene meno il compito rieducativo della detenzione: il benessere dei detenuti e quello dei poliziotti vanno di pari passo”.

Le condizioni della struttura sono nel mirino: in alcuni posti di servizio non funziona l’impianto di riscaldamento e sono già state avanzate le richieste di installazione di reti anti getto nel lato che confina col supermercato. Ma bisognerebbe anche ottenere un sistema di videosorveglianza esterno e un sistema antiscavalcamento. Emergono tutte le criticità di una centro di detenzione che nasceva come convento e che oggi si trova ad avere spazi sottodimensionati rispetto alle attività che dovrebbero essere svolte, anche a favore della rieducazione dei detenuti.
“In uno dei cortili c’è una casetta costata circa 200mila euro per ospitare corsi e attività a favore dei carcerati: apparentemente è pronta, i lavori sembrano finiti, ma ancora non è stata inaugurata”, concludono i sindacati.

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