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“Vogliamo ricordare a Toti che la Palmaria è frequentata già ora da un turismo che non cerca un luogo finto e patinato”

Palmaria sì Masterplan no

Nella sua intervista del 2 gennaio su Città Della Spezia il presidente della Regione Liguria ha esternato alcuni dei suoi prossimi programmi di governo e ha parlato come se il territorio di cui lui dovrebbe essere il garante, e soprattutto l’isola Palmaria, fossero di sua proprietà e a disposizione di quanti
intendono farne affari. Noi che questo territorio lo viviamo e che di questi luoghi ne abbiamo cura, sappiamo che l’approccio, che Toti propone, e la sua idea stessa di turismo sono vecchi anzi, stantii.

Pensare ad un turismo solo come “elemento di sviluppo” uccide inesorabilmente un turismo lento e maturo, un turismo che vuole crescere imparando, osservando e assaporando lentamente l’unicità di un’isola che non ha niente a che spartire con i luoghi attrezzati per il divertimento e la ristorazione che possiamo trovare anche nella vicina Versilia. Altrove hanno fatto della loro unicità un elemento di richiamo importante e
pendibile in un arco di tempo molto lungo. La favola dei 100 posti di lavoro (di berlusconiana memoria) Toti poteva anche risparmiarcela, sappiamo bene di che posti di lavoro si tratta: facchinaggio, pulizia, camerieriato… lavori importanti, ma poco considerati e soprattutto mal pagati, lavori spesso stagionali.

Il lavoro che serve e che noi vorremmo promuovere è anche quello che impegna la nostra gioventù in servizi culturali di accompagnamento alle attività ambientali, di divulgazione e legate allo sport, lavoro che offra anche occasioni di crescita. Toti poi ricorda (e noi sappiamo bene che purtroppo sarà cosi) che il Comune vuole ancora ribassare i prezzi delle alienazioni, nonostante la sindaca abbia recentemente dichiarato di non volerlo fare. Toti ricorda anche che l’acquisizione della cava del Pozzale (senza che il Comune abbia vantato il suo diritto di prelazione) sarà un ulteriore elemento di sviluppo, e noi sappiamo bene che questo significherà l’interdizione all’accesso a un luogo di grande potenza immaginifica.

Altrove hanno fatto delle cave in disuso un luogo magico di grande richiamo che svela a chi lo visita lo sforzo e la fatica dell’uomo che per secoli ha lavorato per portare nel mondo il nostro preziosissimo marmo portoro (anche le colonne del Campidoglio americano hanno dovuto oltrepassare l’oceano). Abbiamo uno scrigno, con dentro un tesoro e, purtroppo, chi sta governando vuole disperderlo senza neanche ascoltare chi propone altre soluzioni.

Vogliamo ricordare al presidente che Palmaria è frequentata già ora da un turismo che non cerca un luogo finto e patinato, ché la natura è di per sé una bellezza e una ricchezza da difendere, che in tutto il mondo hanno finalmente capito che dobbiamo preservare e non trasformare in non-luoghi quello che ci è stato dato in prestito e non in proprietà per le prossime generazioni. L’isola Palmaria è ora un luogo per tutti, Toti vuole un turismo ‘per pochi&’, visto che chi potrà permettersi di andare in Palmaria saranno solo i benestanti che si potranno permettere gli stabilimenti o i resort di lusso che verranno costruiti sull’isola.

Signor presidente, le ricordiamo che Palmaria è un Parco e che ‘valorizzarlo’ significa prendersene cura e farlo funzionare come tale, che mantenerne i caratteri originali darebbe tanto più valore aggiunto, come capita in luoghi simili, e non snaturerebbe un gioiello che appartiene a tutta l’umanità.

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