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L'intervento dopo la presentazione del report federcaccia

Le associazioni: “In atto azione di criminalizzazione del lupo”

Lupo avvistato alle Cinque Terre
Un lupo avvistato nei mesi scorsi alle Cinque Terre

Le associazioni Gaia Animali e Ambiente, Animalisti Genovesi, Lav e Associazione Sparta intervengono a poche ore dalla presentazione in Regione Liguria del report di Federcaccia sugli attacchi dei lupi ai cani. “La Regione Liguria – scrivono in una nota le associazioni – non smentisce neppure nel nuovo anno la sua passione per il calibro 12; come primo appuntamento, ‘fortemente sostenuto’ senza vergogna dal vice presidente della giunta con delega alla Caccia Alessandro Piana, cacciatore, è stato ospitato in una sala della Regione a Genova il Coordinamento Nazionale Cacciatrici Federcaccia per la loro campagna contro i lupi”. Per le quattro associazioni, si legge ancora, “è in atto un’azione di criminalizzazione del lupo al fine di ridurne lo stato di protezione particolare, come prevedono le norme europee, poiché il mondo venatorio considera il lupo un competitore nella caccia agli animali selvatici, con la differenza che il lupo uccide per sopravvivere il cacciatore per puro divertimento”. Aggiungono Gaia, Animalisti Genovesi, Lav e Sparta: “Le affermazioni degli esponenti della Federcaccia sul fatto che a loro non interessa cacciare il lupo confligge con la perseveranza nel creare allarmismo come nel caso del report sulle predazioni di lupi verso i cani. Un report che non ha alcun valore scientifico, come loro stessi affermano, che si basa solo su dati raccolti in gran parte tra gli stessi cacciatori senza un riscontro di veri esperti, senza esame del DNA dei resti, senza approfondimento del contesto deve sono avvenuti i ritrovamenti”. Per le associazioni, inoltre, “l’aumento del numero dei lupi anche nel nostro Appennino deve essere visto con favore, gli studi etologici affermano che il loro numero rimane stabile nel tempo sullo stesso territorio, certo comporta in certe aree la necessità di maggiori attenzioni e buone pratiche per tutelare gli animali domestici”.

Il medesimo intervento delle associazioni include anche un commento del biologo ed etologo Francesco De Giorgio. “Bisogna capire di quali lupi e di quali cani stiamo parlando – osserva De Giorgio -, in quali contesti si verificano questi episodi, quali sono le attività, le abitudini e la mal pratica che coincidono con essi o che, quantomeno, ne rendono più probabile il verificarsi, quali sono piuttosto le responsabilità della società umana, invece che addossare unicamente la colpa ai lupi. Gruppi di lupi diversi hanno diverse culture, basate sulle singole soggettività di ogni gruppo, un gruppo può avere una cultura neutra rispetto ai cani, un altro può sviluppare una cultura di competizione con i cani, un altro può avere una tendenza predatoria opportunistica verso essi”. Prosegue De Giorgio: “I cani utilizzati nella caccia, possono avere un impatto maggiore sulle dinamiche naturali, sottoponendo lupi e altri selvatici, ad un elevato livello di disturbo e stress che può scatenare in alcuni gruppi di lupi o singoli individui, una reazione né competitiva né predatoria, ma di difesa territoriale, oltre che di controllo ed eliminazione del disturbo. Questo vale anche per quei cani che vengono mal gestiti, ma anche mal compresi e in definitiva negati dagli umani, come quelli legati a catena nelle campagne, ma anche quelli che vivono in città liberati in natura senza cognizione di causa. In più nelle campagne ci sono diverse mal pratiche legate alla gestione del cibo, che spesso viene lasciato fuori, a disposizione non solo dei cani ma anche dei selvatici. In conclusione non sono i lupi che vanno controllati, ma le attività antropiche, anche perché oltre che essere notoriamente indicatori e promotori di un ambiente naturale sano, i lupi rappresentano anche le migliori difese contro la diffusione di patogeni, come nel caso della peste suina africana e quindi andrebbero aumentati maggiormente i livelli di protezione”.

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