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Rilevazione biossido di azoto

Monitoraggio aria città portuali: “A Spezia picchi di inquinamento quando stazionano navi da crociera”

Campionatori nei pressi della stazione Arpal di San Cipriano
Campionatori per il monitoraggio collocati nei pressi della stazione Arpal di San Cipriano

Fra luglio e ottobre di quest’anno, cittadini di quindici città portuali del Mediterraneo, tra cui La Spezia, hanno condotto rilevazioni sull’inquinamento atmosferico nelle aree intorno agli scali. Un’iniziativa, in particolare dedicata al monitoraggio del biossido di azoto, realizzata in Italia nell’ambito della rete “Facciamo respirare il Mediterraneo”, coordinata da Cittadini per l’aria e a cui aderiscono più comitati e associazioni, tra cui, dalla Spezia, Rete Ambiente Altro Turismo. Tutti gli aderenti: Associazione Livorno Porto Pulito, We are here Venice (in collaborazione con dei cittadini di Chioggia), Ecoistituto di Reggio Emilia e Genova, il Comitato Tutela Ambientale Genova Centro-Ovest , Italia Nostra Ancona, No Fumi Ancona, Rete Ambiente Altro Turismo La Spezia, il Gruppo Volontari Greenpeace di Napoli e il Comitato Vivibilità Cittadina di Napoli.

“Villa San Giovanni, Napoli, Livorno, La Spezia, Genova, Savona, Chioggia (Venezia) e Ancona: le misurazioni delle emissioni navali effettuate nei porti di queste città – si legge nella nota diffusa oggi congiuntamente dai promotori in Italia, tra cui come detto Rete ambiente altro turismo – hanno rivelato concentrazioni di biossido di azoto dannose per la salute umana sia nel nostro Paese che negli altri porti europei lungo le rotte marittime più popolari del Mediterraneo come Atene, Valencia e Malta. Monitoraggi i cui risultati rappresentano un campanello d’allarme per le popolazioni che vivono sulle sponde del Mediterraneo e in particolare nelle città di porto. Dati che devono indurre ad alzare la voce nei confronti dell’industria marittima e dei governi, affinché si agisca al più presto per l’adozione di norme e misure che riducano rapidamente le emissioni di inquinanti atmosferici e gas serra provenienti dalle navi”.

Gli attivisti aggiungono poi che “le soluzioni tecniche per prevenire le emissioni di NOx esistono così come, nel Mare del Nord e nel Mar Baltico, esistono già i limiti per questo inquinante per le navi che vi si spostano. La rete di ONG di Italia, Spagna, Francia, Grecia, Malta, Portogallo e Germania chiede agli Stati che si affacciano sul Mediterraneo di istituire un’area di controllo delle emissioni di azoto (NECA) per il Mar Mediterraneo. Una misura che limiterebbe le emissioni di NOx e porterebbe a una riduzione delle emissioni nocive delle navi fino al 70%”.

“Notiamo con grandissima preoccupazione che, nei giorni in cui stazionano le navi da crociera, i picchi di inquinamento, soprattutto del biossido di azoto, si innalzano enormemente – afferma Vittorio Gasparini di Rete Ambiente Altro Turismo La Spezia -. L’attuale legge che definisce i valori limite degli inquinanti atmosferici è obsoleta; è stata fatta nel 2010 sulla base di linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità del 2005. Oggi l’OMS ci dice che con quei valori si muore e il limite indicato nelle nuove linee guida è ampiamente superato ogni volta che abbiamo una grande nave ormeggiata”.

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