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Clima molto teso

Commercio e turismo: niente contratto e a pagare di più sono le donne. In cento allo sciopero di Milano

Sindacati sciopero 22 dicembre motivazioni

Sindacati bombardati dalle segnalazioni dei lavoratori che avrebbero ricevuto pressioni dai titolari per non esercitare il diritto di sciopero, del 22 dicembre. L’immediata reazione è stata quella di inviare ai diretti interessati una diffida. E’ il clima tesissimo che si respira alla Spezia in vista dello sciopero di venerdì quando un centinaio di persone partiranno alla volta di Milano per ottenere ciò che chiedono da anni: il rinnovo del contratto. I settori protagonisti di questo nuovo sciopero sono commercio, turismo e servizi. Come riferito dai sindacati questa mattina alla Camera del lavoro di via Bologna in una conferenza nella quale hanno spiegato le motivazioni dello sciopero, in particolare le categorie sopracitate contano gli”eroi della pandemia” chiamati a lavorare mettendo a rischio anche la propria salute.

Di base sindacati e lavoratori chiedono che vengano rispettati i diritti, rinnovati i contratti e dei salari che possano sostenere l’attuale costo della vita. Che la situazione sia tesa è già stato detto, ma i rapporti si sono fatti tesi anche con le associazioni di categoria e in alcuni settori, ad esempio il commercio, si è bloccata la contrattazione con i sindacati che hanno lasciato il tavolo del confronto perché “Non venivano garantite soluzioni dignitose”. In altri casi ancora invece c’è stato un margine di confronto ma la situazione stenta ad arrivare. E’ il caso dell’applicazione dell’Ipca (Indice prezzi al consumo).

A far riflettere sono i numeri forniti dai sindacati. Alla Spezia, con 220mila abitanti in tutta la provincia, 66mila lavorano nel terziario. Il 47 per cento sono donne e sono proprio loro a pagare il prezzo più alto di questa situazione. Del totale 15mila sono nel commercio, alberghi e ristoranti e 51mila altre attività e servizi. Queste 66mila persone rappresentando il 76 per cento della forza lavoro in provincia, il restante lavora: agricoltura 1 per cento, industria manifatturiera 17 per cento, costruzioni 6 per cento. Dati riferiti al 2022 a cura dell’Osservatorio Terziario dell’Ente Bilaterale territoriale del terziario distribuzione e servizi. A livello nazionale sono 5milioni i lavoratori in questi settori.

Ad approfondire tutti i temi sono stati, in conferenza, Giorgia Vallone, Filcams Cgil, Mirko Talamone, Fisascat Cisl e Giacomo Battistelli, Uiltuscs Uil. “La perdita del potere d’acquisto di questi lavoratori, ai quali non viene rinnovato il contratto da anni è pari al 17 per cento – ha spiegato Vallonedi Filcams -. Trovano un muro dalle associazioni datoriali che nel periodo della pandemia hanno avuto molti utili in positivo. Queste associazioni barattano i diritti con il salario e non vogliono riconoscere un valore, quindi uno stipendio, dignitoso a questi lavoratori”.  Mirko Talamone di Fisascat Cisl ha aggiunto: “Abbiamo chiesto che sulla massa salariale venga tarata in base all’Ipca, il parametro è stato stabilito con le associazioni datoriali e contiene anche il valore dei beni di consumo. C’è grande distanza sul tema della massa salariale, abbiamo ricevuto proposte irricevibili. C’era l’impegno da parte delle associazioni datoriali di categoria di rinnovare il contratto entro giugno 2023, con un anticipo di 30 euro, dall’altra parte però abbiamo visto solamente da parte delle altre associazioni un atteggiamento delatorio e a svalutare i contratti così come li conosciamo. Abbiamo ricevuto anche delle proposte come il calcolo della quattordicesima al ribasso, la svalutazione degli scatti di anzianità: sono irricevibili “.  Giacomo Battistelli, Uiltuscs Uil ha aggiunto: “La nostra richiesta è semplice: i salari devono essere adeguati al costo della vita. L’indice Ipca è un paniere di beni e servizi, dove non sono inclusi quelli energetici. Al momento per i lavoratori che saranno coinvolti nello sciopero abbiamo solo ricevuto solamente proposte peggiorative, per il Turismo si vorrebbero ridurre ad esempio i permessi”.

 

 

 

 

 

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