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Una bara per la sanità pubblica spezzina: “L’eredità la stanno consegnando nelle mani dei privati”

Una bara per l’articolo 32 della Costituzione, quello che sancisce la tutela della salute dei cittadini da parte dello Stato. L’hanno portato questa sera in Piazza Europa davanti all’ingresso di Palazzo civico i manifestanti che hanno dato vita al presidio a difesa della sanità pubblica in concomitanza dell’inizio del consiglio comunale straordinario sul Piano sociosanitario regionale richiesto dal centrosinistra.
Alla manifestazione hanno preso parte alcune decine di persone in rappresentanza di Cgil, Arci, Afap, Circolo Pertini, Manifesto per la sanità, Più Europa, Azione, Pd, LeAli a Spezia, Partito Comunista Italiano, Rifondazione Comunista, Italia Viva, Sinistra Italiana e Avanti Insieme.

Lo scopo era quello di sensibilizzare rispetto al tema della seduta che sarebbe iniziata di lì a poco e di sostenere la mozione presentata dai consiglieri di opposizione e la richiesta al sindaco Pierluigi Peracchini di convocare la Conferenza dei sindaci della Asl 5 per bloccare il declino della sanità spezzina.
A presentare il documento il consigliere di Orizzonte Spezia, Franco Vaira: “Questa sera siamo di fronte a una vera e propria orazione funebre nei confronti della sanità spezzina pubblica. Vedo che qualcuno ha costruito anche una bara simbolica e ha ragione perché dai dati che abbiamo ci sono almeno 10.000 spezzini che hanno rinunciato a curarsi per le liste d’attesa chilometriche che ci sono e per i provvedimenti sciocchi da parte dell’assessore regionale che sono come dei pannicelli caldi nei confronti di un’infezione grave: hanno speso 23 milioni di euro in due anni, dati ai privati per recuperare le liste d’attesa e le liste d’attesa si sono allungate. Ora tirano fuori nel 2024 altri 50 milioni sempre destinati ai privati dicendo “no, ma sono anche per la libera professione intramoenia”. Peccato che i medici ospedalieri sono talmente pochi che hanno centinaia di ore di straordinario non pagato: quando mai potrebbero fare la libera professione di intramoenia? In compenso non c’è nessun potenziamento della sanità pubblica spezzina. Per questo decine di migliaia di Liguri vanno sempre più spesso in altre regioni. Nel 2022 sono stati 52 milioni di euro per la migrazione sanitaria, con un personale ospedaliero spezzino che è il 30% in meno rispetto alla media regionale ma 50% in meno rispetto a quello che dovrebbe essere in base alla legge. Vuol dire circa 1.000 operatori in meno rispetto alla media regionale e circa 2.000 in meno rispetto a quello che dovrebbe essere per una sanità normale scusa. Quindi è chiaro che in queste condizioni non si può più lavorare. E questo perché? Non è che viene dal caso, ma perché è tutto centrato, secondo me, sulla logica che ha ispirato questo piano sociosanitario regionale che stasera cerchiamo disperatamente di riportare alla ribalta, anche se è già stato approvato dalla Giunta regionale prima e dal Consiglio regionale poi”.
Per Vaira il principio ispiratore è quello di un policlinico San Martino e un Gaslini diffusi. “Cosa vuol dire? In sostanza vuol dire: le eccellenze sono a Genova, venite voi da noi, spezzini, oppure alla peggio veniamo anche un po’ noi da voi, cosa che poi in realtà non succede”.
A questo punto il consigliere comunale ha riportato a esempio la prospettiva della gestione dell’ictus. “L’ictus è una patologia ischemica che va affrontata in sei ore. Si stima che ci siano in un anno 200 persone che hanno bisogno di un intervento urgente e nel 2022 sono i casi gravi che sono stati trasferiti a Genova. Ma il paziente deve essere fortunato per arrivare in tempo al San Martino: l’elicottero deve essere disponibile, altrimenti serve l’ambulanza, e il medico che salga sull’ambulanza, perché i medici del 118 non ci vanno più. Perché non ci sono più. I medici di Neurologia sono rimasti in cinque e non ci possono andare. I medici di Rianimazione non ci vanno perché sono in pochi. Non gestiscono neanche più le sale operatorie. E i medici del Pronto soccorso sono in pochi: ci sono le cooperative a lavorare. Di fatto noi rischiamo di non trattare in tempo un ictus ischemico. Questa è una delle tante conseguenze della volontà di affidare i fabbisogni di personale su dati che sono su base organizzativa, di produttività e non legati alla popolazione del territorio. Tradotto vuol dire, voi fate un po’ fatica a produrre, siete in deficit organizzativo e allora perché vi dobbiamo dare tanto personale?”.
“L’unica Rsa a gestione pubblica rimasta è la Sabbadini – ha concluso Vaira prima di salire le scale del Comune – e abbiamo il 50% in meno di ricoverati rispetto alla media delle 5 Asl liguri nelle Rsa. Case di comunità ferme. Finirà che le costruiamo con i soldi pubblici e poi le daranno in gestione ai privati. Perché questa è secondo me la logica che sottintende questa Regione. Senza parlare poi degli oneri futuri del nuovo ospedale, se mai verrà fatto, che daranno una mazzata decisiva. Tutti quei soldi di rimborso ai privati impediranno di fatto di comprare attrezzature, di assumere personale”.

Poco distante il dottor Lorenzo Cozzani, di Sos Sanità spezzina: “I posti letto negli ospedali sono pochi e le Rsa, dopo dovrebbero essere ricoverati gli anziani post acuti, vengono invece utilizzati come cure intermedie o peggio ancora hospice. In sei anni è cambiato tutto: ora i pazienti arrivano ancora acuti e i medici delle Rsa non riescono più a seguirli dal punto di vista clinico”.

Insieme ai membri della segreteria provinciale e alle bandiere della Cgil era presente anche il segretario generale Luca Comiti: “Siamo qua per sollecitare ancora una volta la cittadinanza perché la sanità spezzina è la cenerentola della Liguria i servizi e le cure sul territorio sono assenti. I cittadini si devono ricordare che il problema non è dei singoli ma della collettività”.

“Il Piano sociosanitario è stato approvato – ha dichiarato il segretario provinciale del Partito democratico, Iacopo Montefiori – ma non risponde a nessuna delle esigenze sempre più urgenti della sanità spezzina. Penso alla carenza di personale e al fatto che Toti è stato l’unico presidente di Regione che non ha voluto firmare la lettera che chiedeva al governo di investire almeno il 7,5 del Pil nella sanità pubblica”.

Critico nei confronti del Piano anche Jacopo Ricciardi, cosegretario regionale di Rifondazione comunista: “E’ una fotocopia di quelli precedenti: un libro dei sogni che indebolisce la sanità pubblica a favore di quella privata. Non è possibile che chi prenota visite ed esami deve attendere 8 mesi. Ed è una vergogna che l’ospedale del Felettino venga finanziato dai privati. La situazione ha raggiunto il limite, siamo pronti a mobilitarci”.

“Chiediamo una assunzione di responsabilità da parte di chi governa la città – ha aggiunto il consigliere comunale e regionale di Leali a Spezia e Lista Sansa, Roberto Centi – perché la nostra sanità è il fanalino di coda della regione, non è una questione di campanile. Abbiamo un operatore sanitario ogni 90 abitanti, mentre nella provincia di Savona ce n’è uno ogni 58. Inoltre vogliamo ribadire con forza che siamo contrari al Gaslini diffuso, un progetto che si prospetta solo come una operazione di brand. E il timore è che la stessa strada si voglia prendere anche per il San Martino, lasciando che i reparti in Asl 5 si indeboliscano sempre di più”.

Presenti anche Matteo Bellegoni segretario regionale del Pci e Pierpaolo Venturini segretario provinciale del partito. “Già negli anni passati abbiamo avviato una raccolta firme a salvaguardia della sanità pubblica, gratuita e di qualità. Oggi siamo qua. Fa sorridere che condividiamo la piazza con persone che hanno dato il via alla devastazione della sanità pubblica nei confronti di quella privata. Noi non dimentichiamo che la deriva a cui siamo arrivati con Toti è partita molto prima da governi di centrosinistra. Noi a differenza di altri siamo sempre stati dalla stessa parte e lo saremo sempre. A gennaio inizieremo una campagna che ci vedrà impegnati in gazebi, iniziative, presidi di fronte agli ospedali e agli ambulatori per continuare a sensibilizzare in tutti i modi possibili”.

“Ricordo nel giugno 2019 una lettera di quasi tutti i primari spezzini che denunciavano carenza personale. Dobbiamo riconoscere che è stata profetica. Oggi – ha fatto notare un esponente del Forum sanità del Pd – non solo mancano gli specialisti, ma quelli che c’erano sono andati via. Stasera siamo qua per ricordare al sindaco Peracchini le responsabilità che gli sono date dalla Costituzione e che ha autorità di convalidare il bilancio di Asl 5 e quindi di incidere in maniera netta nella gestione della sanità locale”.

La coordinatrice provinciale di Italia viva, Antonella Franciosi ha rincarato la dose: “Questa maggioranza sembra sorda alle esigenze della popolazione nel comparto sanità. È come se ci sia un fantasma, uno spettro che però vediamo solo noi e che spaventa solo noi. Anche se è esperienza comune di tutti i cittadini della provincia che la situazione di Asl 5 sia ormai gravemente deficitaria. Manca personale medico, personale infermieristico, le liste d’attesa sono lunghissime, non abbiamo certezza di cosa accadrà davvero con l’ospedale del Felettino mentre il Sant’Andrea cade a pezzi letteralmente. Rimane il fatto che non abbiamo la possibilità di curarci e che dobbiamo sempre più ricorrere all’assistenza privata, pagandola di tasca nostra. Oltre alle normali tasse della fiscalità generale. Questo non è pensabile che possa andare avanti per molto, perché vuol dire sottrarre un diritto fondamentale ai cittadini di oggi e a quelli del futuro”.

L’ultima voce registrata al presidio, mentre in Sala consiglio risuonavano le note dell’inno di Mameli che precede l’avvio dei lavori è stata quella di Rino Tortorelli, portavoce del Manifesto per la sanità locale.
“Abbiamo ottenuto almeno che l’ospedale di Sarzana venisse destinato a elezione, forse proprio grazie alle proteste mosse al Piano sociosanitario regionale. Restano sul tavolo i problemi di sempre, ai quali si aggiunge il fatto che l’attività intramoenia dovrebbe essere svolta nel pubblico, non nelle strutture private. Così facendo la Regione viola lo stesso Piano. Ma d’altronde la bara presente questa sera significa che Toti, Peracchini e Cavagnaro sono esecutori testamentari di un morto, che è sanità pubblica spezzina, di cui stanno smantellando l’eredità consegnandola ai privati”.

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