Nella giornata di venerdì nella casa circondariale della Spezia sono stati rinvenuti all’interno di una cella due telefoni cellulari, mentre nell’ultimo mese sono stati sequestrati circa 150 grammi di droga tra cocaina, hascisc e compresse di Subotex lanciati dall’esterno all’interno di Villa Andreino e tentati di introdurre da un detenuto che rientrava da un permesso.
“Alcuni poliziotti penitenziari in servizio hanno fatto la scoperta evitando che i telefoni venissero utilizzati e la droga consumata e spacciata all’interno dell’istituto. Non è la prima volta – afferma il segretario regionale del Sappe, Vincenzo Tristaino – che nelle carceri liguri vengono rinvenute sostanze stupefacenti e oggetti non consentiti, come i telefoni utilizzati dai detenuti per comunicare con l’esterno. Per questo chiediamo una maggiore attenzione e un potenziamento del settore sicurezza carceri: oggi l’argomento in questione pare si stia allontanando dalla politica gestionale dei penitenziari. Ne è testimone la limitazione delle perquisizioni all’interno delle camere detentive, effettuate non più in maniera preventiva, perché bisogna premunirsi di innumerevoli permessi prima di poter esercitare queste delicate operazioni di servizio. Fatto che il più delle volte vanifica l’effetto sorpresa”.
“L’enorme sforzo dei poliziotti penitenziari della casa circondariale della Spezia, cui va un plauso per quanto rinvenuto, non basta. E’ indispensabile dotare il corpo di maggiori strumenti tecnologici – prosegue Tristaino – e di un organico sufficientemente potenziato per poter implementare i controlli sui familiari dei detenuti che accedono per i colloqui e su tutto il perimetro esterno dell’istituto, base di lancio di oggetti vietati e droga”.
Per il sindacato il ministro della Giustizia e il nuovo capo dipartimento devono rivedere l’assetto organizzativo e le competenze del corpo: l’attività deve essere supportata da nuclei antidroga e anti intrusione in ogni istituto. La Polizia penitenziaria inoltre dovrebbe essere anche dotata di nuove apparecchiature tecnologiche per poter contrastare le comunicazioni con l’esterno da parte di detenuti che mantengono rapporti con la criminalità.