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Le parole del doppio ex

Di Gaudio crede nello Spezia: “Un paradosso vederlo così, ma con il gruppo può ancora svoltare”

L'esterno protagonista della promozione in Serie A parla a Città della Spezia a pochi giorni dalla sfida contro il Parma, squadra con cui ha conquistato la A: "La squadra è forte, ha giocatori da massima categoria, ma a volte ti ritrovi in un cerchio e non riesci ad uscirne. Lì sta al gruppo svoltare, è un dispiacere vedere uno Spezia così"

Antonio Di Gaudio

“La Serie A la annusavamo e con i senatori io ne parlavo. Venivo da tre campionato vinti e sentivo che stava succedendo qualcosa di importante. Angelozzi ce lo diceva, potevamo scrivere la storia. E così abbiamo fatto”. Si perde nel viale dei ricordi Antonio Di Gaudio, che in un’intervista a Città della Spezia torna indietro di qualche anno, alla storica promozione in Serie A della squadra di Vincenzo Italiano, di cui lui è stato grande protagonista da gennaio in avanti. ‘Mister Serie A’ analizza il momento delle Aquile e del Parma, altra sua ex squadra con cui ha vinto la B, e nel mentre si allena in Sicilia, in attesa di una nuova chance sul campo: “Io sto bene, sono in Sicilia con la mia famiglia e mi sto allenando. Mi è arrivata qualche proposta importante da qualche Serie D ma per adesso non me la sento di scendere di categoria. Quest’estate ho avuto qualche interessamento di squadre del Nord, ma nulla di concreto, quindi ho optato di stare fermo. Sono sempre in contatto con un fisioterapista, mi allena da lontano. Un po’ mi manca il campo ma sono in attesa, sto aspettando una buona Serie C a gennaio”, racconta con grande entusiasmo.

Un’attesa che lo porta a seguire con grande attenzione il campionato di B, dove sono protagoniste le sue ex squadre: “Non dico di essere tranquillo, passano i mesi e arrivano chiamate solo dalla Serie D. Ma la cosa che mi fa stare con le antenne sempre dritte è che sto bene fisicamente, ma se devo andare voglio sposare una causa importante, che sia salvezza o la vittoria di un campionato. L’anno scorso ad Avellino avevamo obiettivi diversi, eravamo un’ottima squadra, ma quando le annate vanno storte… Di fatto è quello che sta succedendo allo Spezia, che fondamentalmente è una squadra di altissimo livello. Io li seguo, come seguo il Parma, perché sono legatissimo, ma sono dispiaciuto. A volte ci sono delle dinamiche strane che anche se sono al calare della mia carriera non mi spiego. A volte formi una squadra fortissima, con giocatori che hanno fatto la Serie A e la Serie B per anni, ma non riesci ad ingranare. La Serie B è micidiale, lo Spezia sta facendo un campionato non all’altezza nonostante la squadra che ha, è un paradosso”, spiega Di Gaudio parlando delle Aquile.

Un paradosso vedere lo Spezia in basso alla classifica, ma un paradosso che inizia a preoccupare tutto l’ambiente: “Secondo me il problema è più mentale”, analizza Di Gaudio. “I giocatori non dico siano tutti da Serie A, ma quasi. C’è Verde, c’è Cassata, Esposito, Nikolaou, posso elencarne tanti e tutti di categoria superiore. Purtroppo quando le cose vanno male ti ritrovi in un cerchio ed è difficile uscirne. Poi cambi allenatore, cambi giocatori perché ci sono malumori, arrivano le contestazioni… la differenza deve farla il gruppo. Io ho vinto campionati a Carpi, a Parma, dove eravamo forti ma con un gruppo fortissimo. A Parma avevamo un direttore, Daniele Faggiano, che era dietro tutto e curava ogni aspetto, poi c’era l’allenatore e tutti noi a seguire. C’erano i senatori e altri ragazzi che dovevano spiccare ed è lì che devi creare l’amalgama. Non esiste in Serie B una squadra che non abbia momenti negativi, ma bisogna vedere come si esce da questi momenti. Puoi avere il giocatore più forte in assoluto, ma se nei momenti più brutti non fai gruppo finisce che rischi grosso anche con una squadra con Dragowski, Nikolaou, con gente come Ekdal in panchina. Se non ti cali in questa mentalità rischi ed è un dispiacere. Spezia è una piazza con cui siamo andati in Serie A, con entusiasmo, con mister Italiano. C’è stata una festa incredibile, la piazza se lo meritava. Ora c’è una situazione in cui rischi di perdere gli stimoli e anche il tifo perde la voglia. Devi stare sempre a pensare alla giornata, perché è così che ne esci”.

Antonio Di Gaudio

Il cambio allenatore, da questo punto di vista, può essere un aiuto per la svolta: “Secondo hanno preso un grandissimo allenatore, D’Angelo è uno dei migliori”, prosegue l’ex esterno dello Spezia. “Ma bisogna vedere come reagisce la squadra al cambio allenatore, perché è vero che cambia il tecnico ma la squadra è sempre quella. Bisogna vedere come reagiscono i senatori e gli altri. Sono tutti sulla stessa barca e devono remare dalla stessa parte, a partire da domenica dove serve una grande partita, che è nelle corde dello Spezia. Mi ripeto, la squadra è forte, ma ora deve pensare partita dopo partita. È normale all’inizio ci fossero altri obiettivi, ma ora bisogna pensare al presente”. E il presente dice Spezia-Parma, una sfida contro la squadra maggiormente accreditata per la promozione: “Secondo me Parma, Palermo e la Cremonese sono le favorite, con il Parma che ha qualcosina in più. Il Palermo è uno squadrone ma come lo Spezia si sta ritrovando in situazioni un po’ brutte, in momenti in cui rischi di perdere entusiasmo e tutto. Per me il Parma è la corazzata numero uno e lo sta dimostrando: avere 30 punti in testa ti dà il modo di avere lo slancio, andando a 33 potrebbe fare un bello scatto”, spiega Di Gaudio.

La testa poi torna indietro di qualche anno, a quell’estate 2020, dove lo Spezia ha scritto la storia con la prima promozione in Serie A: “È stato un periodo brutto, c’era il Covid, ma sono stati tutti bravi. Il direttore Angelozzi è stato l’artefice numero uno, perché anche nel periodo di Covid, nonostante tutto, era presente, disponibile, ci faceva allenare da casa tenendoci sul pezzo. C’era una situazione drammatica in tutto il mondo e noi siamo sempre stati fortunati a non avere nulla e fortunati a poterci allenare da casa. Poi quando hanno cominciato ad aprire siamo ripartiti con forza: io avevo un balconcino e mi allenavo lì, non era facilissimo ma lì sono stati forti proprietà e direttore, che ci diceva che tenendo le antenne dritte fino ad agosto saremmo andati in Serie A, scrivendo la storia e cambiando la vita a tutti. Andare in Serie A ti cambia davvero tutto: un giovane che va in A a vent’anni ha la vita cambiata, un vecchietto, come Claudio Terzi, si fa la Serie A e male che vada poi torna in una B che vuole vincere”, spiega Di Gaudio, che racconta poi la scelta di sposare il progetto Spezia in gennaio: “Io avevo una proposta dalla Cremonese, poi è arrivato lo Spezia e Angelozzi mi ha convinto in una chiamata. C’era Nino Ragusa, un grande amico che giocava lì e mi diceva che con Italiano si giocava alla grande. Ho visto qualche partita, c’erano giocatori fortissimi come Gyasi, Nzola, Bartolomei… quando sono arrivato si vedeva che le basi erano importanti, ma arrivare e pensare di vincere era impossibile. Non eravamo i favoriti, però la fame e la voglia di arrivare in Serie A per noi ha fatto la differenza. C’era un’amalgama con la città incredibile, ricordo prima delle partite quando venivano i tifosi sotto l’hotel e ci davano una marcia in più. Arrivati ai playoff lo annusavamo, io ne parlavo con i senatori. Venivo da tre campionati vinti, cominciavo a sentire che potesse essere l’anno giusto. Ci dicevamo di fare qualcosa in più, dallo scatto alla doccia fredda per le gambe, perché ci sarebbe servito tutto quanto. Ad agosto ancora giocavamo, poi è arrivato quel 20 agosto, una giornata memorabile”.

Un traguardo storico arrivato anche dopo la grande paura, quella sconfitta a Verona con il Chievo che sembrava riportare lo Spezia nella routine a cui si era abituato: qualificarsi ai playoff e poi uscire. “Mi ricordo che abbiamo giocato a Verona e non abbiamo fatto una gran partita e in settimana Italiano ci ha detto che dovevamo svoltare. Per fortuna avevamo il ritorno in casa, nonostante fosse a porte chiuse i tifosi si facevano sentire. L’abbiamo sbloccata con Galabinov e poi l’abbiamo portata a casa. Giocare la finale fuori casa e poi il ritorno in casa fa la differenza: l’avevo giocata anche l’anno prima con il Verona, all’andata a Cittadella ci hanno sbriciolati, 2-0 nel primo tempo. Poi però il ritorno, in casa con 35mila persone, ci ha fatto scattare qualcosa e siamo saliti noi, vincemmo 3-0”, spiega Di Gaudio.

Si torna poi al presente e allo Spezia attuale, che per l’ex esterno può ancora rimettere in asse una stagione storta: “Ancora mancano tante partite, ma la paura, quella giusta, lo Spezia deve averla. È una paura sana che mi dice ‘il culetto mi brucia, devo muovermi’. Siamo alla sedicesima giornata e non è perduto nulla, però perdi oggi, perdi domani, e quindi perdi stimoli. Lo Spezia ha blasone, ha fatto tre anni in Serie A, ti ritrovi con giocatori importanti che devono avere quella sana paura. Spezia-Parma si carica da sola, devi giocarla a viso aperto”, conclude Di Gaudio, prima di una battuta sul reparto avanzato, in grande difficoltà: “L’attacco dello Spezia, se lo calcoli singolarmente, ha solo top di B. Verde è fortissimo, Antonucci idem, Esposito è forte, ma purtroppo ci sono momenti in cui le cose non girano. Prendo degli esempi che mi riguardano: a Parma avevamo Calaiò, Ciciretti, Ceravolo, c’ero io, ma i gol non arrivavano. Lì è stato bravo D’Aversa, che era un maniaco di palle inattive, e segnavamo da lì. Alla fine piano piano ci siamo sbloccati tutti, ma intanto tutti segnavano e le partite le sbloccavamo così. Non è così importante che segni l’attaccante, perché quando non fai gol un po’ ti demoralizzi. Moro è fortissimo, si può sbloccare a breve ma gli serve quella fiducia che permette ad un attaccante poi di andare dritto contro un treno”.

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