LA REDAZIONE
Scrivici
PUBBLICITÀ
Richiedi contatto
L'intervista

Balneari fra Bolkestein e danni. Moggia: “E se poi mettono lo stabilimento all’asta, chi me lo fa fare di ricostruire?”

Dal 1924 la sua famiglia gestisce lo stabilimento balneare San Giorgio di Bonassola alle prese con i danni dell’ultima mareggiata.

Non vi sono certezze sulle concessioni balneari, in scadenza il prossimo 31 dicembre per la controversa applicazione della direttiva Bolkestein (2006/123/CE). Una questione annosa, che si snoda su un rinvio quasi ventennale, con una prima procedura di infrazione aperta dall’Europa nei confronti dell’Italia ormai nel 2009. “E se poi mettono lo stabilimento all’asta, chi me lo fa fare di ricostruire?”, si chiede Fabio Moggia, gestore assieme al fratello Stefano dei Bagni San Giorgio a Bonassola, alle prese con i danni dell’ultima mareggiata. L’abbiamo ancora negli occhi, attraverso il video pervenuto. “Saranno trecentocinquanta/quattrocentomila euro di danni – conteggia Moggia –. Era da un po’ che non assistevo alla mareggiata sullo stabilimento: nel 2018 e l’anno scorso ero in viaggio”. Ecco, la vita invidiata dei gestori balneari: due o tre mesi l’anno di lavoro per poi andare a esplorare il mondo nei restanti mesi. È davvero così? “Stereotipi. Invidie. Questo è il pensiero comune, il pensiero degli esterni, di chi non ha un lavoro che deve tener conto degli eventi naturali. Ma va bene, io auguro loro di non conoscere le mie notti bianche. Di non conoscere la sensazione di vedersi spazzare via il lavoro di una vita da un’onda. L’ultima mareggiata è stata anomala, è durata tre giorni, da venerdì a domenica e la domenica, quando è calato il vento che teneva schiacciato il mare, è stato il giorno che ha dato il colpo finale. Ma basta meno di un fine settimana. Un paio di anni fa l’11 di agosto un temporale ha spazzato via la spiaggia”.
Spiaggia Bonassola
La storia dei Bagni San Giorgio comincia con la bandiera sabauda: il tricolore con lo stemma e la corona. La custodisce in un cassetto Moggia, che ricorda: “Quando mio nonno Giovanni ha messo le prime cabine deve essere stato il 1924. Era falegname a Levanto, si è spostato a Bonassola e ha subito avuto l’intuizione. Li aveva chiamati Bagni Savoia. Poi con la Repubblica il nome è cambiato, non so perché ma ne sono contento: lo stendardo di San Giorgio è tra i più conosciuti, tra i più presenti nelle bandiere, quello dei crociati, della Repubblica di Genova,… in stagione lo vedete sventolare in spiaggia”. Sarebbero stati cent’anni quest’anno. Un secolo di storia bonassolese, italiana, balneare. “Non abbiamo festeggiato il centenario perché la prima concessione di cui ho possesso data del 1926, per grazia della Regia Capitaneria di Sestri Levante. Anche se la provincia della Spezia esisteva, l’inclinazione al ponente è sancita nell’atto di nascita. In tanti anni ne abbiamo viste passare di mareggiate e di mode. E qualche vita l’abbiamo salvata, qualche morto recuperato”. Dalle prime cabine con legno leggero e telo, che venivano spostate a mano al salire del mare, sino all’ampliamento dell’orario di servizio con l’introduzione degli aperitivi e delle serate a tema.
Fabio Moggia
“Come ha ben detto Buticchi (leggi qui), siamo sempre in cambiamento: che sia per i capricci meteomarini o per i capricci della società, ci dobbiamo rinnovare. E tutelare: faccio parte del sindacato nazionale di settore, slegato dalla politica. Abbiamo fatto ricorso alla Corte di Giustizia Europea e siamo pronti a rifarlo. La burocrazia è l’ostacolo più duro: se qualcuno dovesse aprire oggi, partire da zero, lo sconsiglierei. Per me è diverso: è una storia di famiglia. Va da Giovanni a Giovanni, da mio nonno a mio figlio”. Altri tempi, solo un quadrisnonno fa. “A un certo punto il nonno Giovanni volle aprire uno stabilimento a Deiva Marina assieme a un socio: portava i materiali da un borgo all’altro sul gozzo a remi. Ma come si fa a immaginare la cabina navigante?”. Nel futuro ci sono meno cabine, conclude Fabio Moggia: “La fila che mi è stata recentemente portata via dal mare non la rimetterò. Stiamo finendo di smontare tutto il tavolato. Questo stava in piedi dal 1992, ma ora non posso ripetermi, il mare insegna. Devo fare qualche cambiamento. Qualche cliente sarà dispiaciuto, qualcuno forse viene qui dal 1924. Valuterò se ordinare asciugamani logati, in sostituzione agli spogliatoi. Bolkestein permettendo, s’intende”.
Più informazioni
leggi anche
Palmaria
"il mare e l'accesso alle spiagge libere sono un diritto di tutti"
Bolkestein, l’attacco di Centi: “Regione scarica responsabilità sui comuni creando disomogeneità a seconda del colore politico”
Marco Scajola
Questione annosa
Bolkestein, oggi riunione con assessori regionali al Demanio marittimo. Scajola: “Tema politico, serve confronto con il governo”
Marco Buticchi
Il commento
Balneari in alto mare
Litorale
Servirà nuovo pronunciamento
Balneari, Cassazione annulla sentenza Consiglio di Stato. Scajola: “Ora governo deve intervenire, con supporto Regioni”
Manifestazione balneatori contro la Bolkestain Confartigianato
Bolkestein
Confartigianato, Poletti e D’Amaro: “Dalla Corte di Cassazione uno spiraglio di luce nel futuro delle imprese demaniali”
Spiaggia Monterosso
L'appello
Concessioni demaniali, i balneatori chiedono ai Comuni di rinviare di un anno le gare per gli stabilimenti
Stabilimento balneario
Vogliono un atto normativo chiarificatore
Bolkestein, i balneatori si ritrovano a Roma: “Servono certezze per poter investire”