Certo non è un club a cui piace agire d’impulso quello dei Platek. Da quando esonerarono un direttore sportivo a mercato appena chiuso (Pecini) a quando mandarono a casa un tecnico (Gotti) a finestra di gennaio terminata da dieci giorni e con i possibili sostituti quasi tutti accasati. Altrove le ultime due prove dello Spezia avrebbero mosso una presa di posizione netta, notturna. Ma a Massimiliano Alvini vengono incontro la vicinanza degli impegni di campionato e probabilmente la lontananza dagli Stati Uniti.
Sarà ancora l’allenatore dello Spezia domenica pomeriggio contro la Ternana, squadra da due punti in meno e una partita in più dei bianchi e come i bianchi con una sola vittoria all’attivo. Dopo tre sconfitte consecutive, lì Lucarelli ha fatto le valige ed è arrivato Roberto Breda, che l’anno scorso salvò l’Ascoli con una media da 1.40 punti a partita da subentrato a febbraio. Uno spareggio salvezza per le due squadre forse ancora no, per Alvini a logica sì.
Le ultime due prove contro Lecco e Cremonese disegnano una picchiata, soprattutto pensando alla bella squadra del pre campionato, capace di giocare sempre in pressing sugli avversari, di segnare molto e di non perdersi mai d’animo anche quando i gol li subiva. Qualcosa si è rotto da allora, la cura del pragmatismo di ottobre ha prodotto cinque risultati utili consecutivi che potevano essere la base per tornare a costruire. Invece ciò che si è visto dopo sono solo macerie.
La prova del nove si tiene dunque al Picco, mentre il malumore dei tifosi monta, reso evidente dalla contestazione degli ultras al Rigamonti-Ceppi di ieri sera. L’amministratore delegato Andrea Gazzoli e il direttore tecnico Eduardo Macia, entrambi ponti comunicativi diretti con New York, studiano la situazione. Se c’è spazio per una soluzione condivisa, lo si capirà solo a cose fatte. Il campo ha già detto molto, ma dovrà parlare ancora. In Spezia-Ternana anche un pareggio vale una sconfitta.
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