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Il grido d'allarme dell'associazione per la lotta all'ictus

“Il trasferimento di Neurologia non consentirà di curare a dovere i malati di ictus”

Ospedale Sant'Andrea

Nei giorni scorsi l’Associazione per la lotta all’ictus cerebrale della Spezia si è dovuta attivare nell’interesse dei pazienti colpiti da ictus, per verificare la congruità della proposta di trasferire la struttura complessa di Neurologia dell’Asl 5, con annesso “Centro ictus”, in una sede con spazi notevolmente ridotti e insufficienti rispetto all’attuale, che, com’è noto, deve essere abbandonata perché allocata in locali che sono a rischio di crollo.

Il presidente dell’associazione Gian Pietro Montanari ha contattato il direttore generale dell’Asl 5 Paolo Cavagnaro 5 per spiegare di ritenere che la decisione non consentirà di fornire, come da protocolli in uso, la qualità e la tempestività delle cure per una patologia tempo dipendente quale è l’ictus. “Ricordo che si tratta di una patologia che costituisce la prima causa di disabilità e la terza di morte – spiega Montanari – e che se non curata adeguatamente e tempestivamente, potrebbe incidere negativamente sul tasso di disabilità dei futuri pazienti con conseguenti maggiori disagi per le famiglie e maggiori costi per l’Asl 5. A titolo esemplificativo alla Spezia si contano 400 ictus all’anno“.

L’Associazione per la lotta all’ictus rileva in particolare che “la sistemazione prospettata non ha carattere di temporaneità ma dovrà durare almeno 6 anni: da oggi al giorno in cui, si spera, sarà inaugurato il nuovo Felettino“.
In una situazione del genere, secondo i membri dell’associazione, occorre valutare il da farsi sapendo che qualsiasi decisione adottata potrà creare disagi ad altri reparti, “ma dobbiamo anche aver ben chiaro che i reparti dell’emergenza devono essere messi in condizione di rispondere in modo adeguato alle esigenze dei malcapitati pazienti che non sono in grado di scegliere. Per questo – proseguono – confidiamo che la direzione aziendale sia in grado di adottare soluzioni diverse da quelle prospettate che tengano conto di quanto da noi segnalato, in primis per i pazienti ma anche per il personale sanitario che ogni giorno si impegna con professionalità e abnegazione nella cura e riabilitazione delle persone colpite da ictus”.

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