Il 1° ottobre 1871 la cifra per costruire ‘un monumento sacro alla memoria’ del generale Domenico Chiodo era già stata ampiamente raggiunta. Ma la commozione degli spezzini non era ancora scemata a un anno e mezzo dalla prematura dipartita dell’ufficiale del Genio, dalla cui matita era uscita la prima base navale del Regno d’Italia e la Spezia moderna. Il sindaco Giovanni Battista De Nobili dovette quindi pubblicare un avviso che annunciava l’affissione di nuove liste di sottoscrizione presso ‘le farmacie Bedini, Fossati e Svanascini, e nei caffé Andrea Doria, Del Commercio ed Elvetico’ vista la necessità di non ‘defraudare ad alcuno la soddisfazione e l’onore di aver cooperato alla riuscita del progetto’.
Anche questo documento fa parte della piccola esposizione all’interno del Museo Tecnico Navale che celebra da oggi, e per tutto il mese di novembre, il bicentenario dalla nascita di Chiodo. “Il padre della moderna città, senza di lui la Marina Militare non sarebbe qui alla Spezia e non avrebbe avuto un arsenale all’avanguardia per i tempi – ha detto l’ammiraglio Leonardo Merlini, direttore del museo -. Genovese e figlio a sua volta di un ufficiale del genio della Marina Sarda, confluita nel 1860 nella Regia Marina, realizzò il sogno di Cavour di trasferire la marina da guerra da Genova alla Spezia. Cavour che, tra i primi e tra i pochi, capì l’importanza del mare per il nostro Paese, una sorta di isola mancata per la sua conformazione. Fu lui a convincerlo a costruire un arsenale e associarlo a una base navale, talmente moderna da arrivare ai nostri giorni sopravvivendo a due guerre mondiali”.
Disegni, tavole, progetti e fotografie selezionate fanno parte del corpus allestito nella prima sala del Tecnico Navale. Del taglio del nastro si occupa Marinella Curre Caporuscio, capo delegazione del Fai spezzino che da tempo si prodiga nel portare alla luce il valore culturale dell’arsenale sabaudo. Tra i presenti l’ammiraglio Cristiano Nervi del Cssn, l’ex ammiraglio Silvano Benedetti, già direttore del museo navale e oggi nella Pro Loco del Golfo, l’associazione Amici del Museo Navale e tanti curiosi. Per il Comune il presidente del consiglio comunale Salvatore Piscopo.
Non c’è il curatore Gianluca Pini, quindi tocca alla capitana di vascello Desireé Tommaselli raccontare la mostra. “Si tratta di documenti solitamente custoditi al sicuro e visibili solo agli studiosi che ne facciano richiesta – spiega mentre sfoglia un Atlante dell’arsenale marittimo di Spezia, stampato a Roma nel 1871, che un privato cittadino ha donato di recente al Museo Tecnico Navale – con cui si fa omaggio dovuto a un personaggio che ha avuto un peso particolare nella storia anche di questo Museo Tecnico Navale. Fu infatti lui a volere che fosse trasferito alla Spezia, includendolo già dal 1860 in un edificio adiacente le Officine di Artiglieria. Tutti i musei militari più antichi sono nati all’interno di arsenali, sia per conservare le testimonianze ma anche a scopo didattico”.
Chiodo tornò malato di un morbo esotico – mai identificato con precisione, ma probabilmente si trattò di malaria – che aveva contratto in Egitto. Dopo l’impresa tecnologica e industriale della costruzione dell’arsenale spezzino, per cui aveva lavorato con l’ingegnere James Meadows Rendel, la sua fama aveva infatti travalicato i confini italiani. Era stato quindi invitato al taglio dell’Istmo di Suez e aveva colto l’occasione nei giorni seguenti per un viaggio in cui contrasse la malattia.
Si spense alla Spezia il 19 marzo 1870, nel giorno del santo patrono della città, mentre il Regno d’Italia gli aveva già affidato il compito di partecipare alla progettazione di un nuovo arsenale, quello di Taranto, e di rivedere quello di Venezia. La Spezia gli dedicò la piazza di fronte a Porta Principale, la via porticata che si allungava fino al Colle della Ferrara e una statua affidata a Santo Varni, maestro di molte opere del Cimitero di Staglien, che fu terminata nel 1878.