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L'intervista

Il destino di Kouda: “Ero il più piccolo ma giocavo tra i grandi per amore del pallone”

E' stato il primo acquisto dell'estate. "Arrivavano tante voci di club interessati, lo Spezia per ultimo: ho detto subito sì", racconta il ragazzo lombardo. "Con Alvini impossibile finire nella comfort zone. La maglia azzurra è il sogno". E poi prova a indovinare il suo rating a FIFA 24.

Rachid Kouda

E’ stato il primo acquisto dell’estate per lo Spezia, puntato da lungo tempo. Sarebbe arrivato comunque, anche in caso di permanenza in serie A, perché Macia e Melissano vedono in Rachid Kouda tanto potenziale. Il ragazzo di Mariano Comense, ma nato a Cantù, è stato inserito in cima alla lista più o meno a metà dello scorso inverno dopo essere stato visionato di persona. In estate l’affondo decisivo: 300mila euro subito al Picerno e altri 100mila per i bonus, a lui un contratto fino al 2026.

Vincenzo Greco, direttore generale del Picerno, ha ammesso contatti con Bari, Palermo e Modena tra le altre. “Ho di letto tutte le voci e del fatto che alcuni club fossero venuti a chiedere informazioni alla mia società, ma il nome dello Spezia è venuto fuori all’ultimo – ricorda il ventenne -. Mi hanno detto che erano venuti a vedermi giocare di persona a novembre, ma non mi avevano fatto sapere nulla per non deconcentrarmi. Ovviamente ho detto sì al volo quando mi hanno proposto il trasferimento. Ero la persona più felice al mondo”.

Esordio con assist a Bolzano, rigore procurato a Catanzaro, entrato nel finale di Como. Dopo il bel precampionato, oggi si cerca una ripartenza. “Non siamo per nulla contenti di come stanno andando le cose – ammette Kouda -. Non c’è bisogno di tante parole da parte nostra, dobbiamo solo lavorare ogni giorno per migliorare e cercare di uscire da questo periodo no. La contestazione? Sì, è la prima volta che mi ci sono trovato. Ci siamo parlati nello spogliatoio e siamo convinti di essere una squadra forte. Siamo pronti a tirarcene fuori tutti assieme”.

Ritiro Santa Cristina Valgardena 2023

 

Buona tecnica e personalità, l’inizio è stato più che positivo a livello personale anche grazie a qualità atletiche importanti. “Pensare che ero tra i più piccolini quando ho cominciato nel Mariano Calcio, la squadra del mio paese – ricorda -. Mi hanno preso con i 2001 non perché fossi già sviluppato, ma perché avevo una voglia incredibile di giocare. Lì ho fatto cinque anni, poi l’Atalanta, la Folgore Caratese, il Cagliari…”. E poi di nuovo Carate Brianza e infine il Picerno e il calcio professionistico. Il soprannome però è nato a Bergamo. “Sì, Rasho me lo dato il responsabile del settore giovanile dell’Atalanta e me lo porto ancora dietro”.

Appassionato di Fifa come molto suoi coetanei, quest’anno troverà anche sé stesso tra i calciatori utilizzabili. “Lo proverò sicuramente per curiosità, ma non sono un fissato”, si scherma. Poi si presta al gioco di provare a indovinare i valori che gli saranno attribuiti.

Kouda, il rating di sé stesso

 

Media di 71, tanto fisico e un tiro da aggiustare. “Quello in cui vorrei assolutamente migliorare quest’anno è nell’ultima scelta, che sia un tiro o un passaggio – dice -. Per la posizione non faccio differenza tra mezzala o trequartista, gioco dove serve”. Con il suo allenatore Massimiliano Alvini c’è affinità. “Persona eccezionale a livello umano e  molto esigente – dice Kouda – Vuole sempre il massimo. Anche se stai facendo bene, ti spinge a fare ancora di più. Questo approccio a me piace, perché non è un ‘bravo’ in più che mi mette a mio agio, anzi rischio di finire nella comfort zone”.

Invertire la rotta con lo Spezia, fare un buon campionato e poi magari un giorno la maglia della nazionale. Che, per uno con il doppio passaporto – i genitori sono del Burkina Faso – sarebbe una scelta di vita. “Io sono nato in Italia e sono italiano al cento per cento ovviamente, quindi la chiamata azzurra sarebbe il sogno – dice -. Però non dimentico le mie origini. Sono stato spesso in Burkina Faso ed è un Paese che amo… non lo so, speriamo un giorno di avere questo problema”.

Il nuovo orizzonte non sono i laghi e le Alpi, ma il mare e l’Appennino. “Devo ancora esplorare lo Spezzino, dico la verità. Non sono uno che esce moltissimo in effetti. Però ho girato la città, molto bella. Mi sono concesso un giorno al mare a Monterosso con gli amici. In generale mi sento davvero ben accolto, c’è tanto calore attorno a noi”.

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