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Tre uve bianche

Un vino unico nasce dal progetto di Agricoltura sociale a Castelnuovo Magra

Chi ha lavorato nelle vigne ha rafforzato e anche creato legami solidi diventando quasi fratelli e sorelle e che daranno vita a qualcosa di altrettanto prezioso

Osservare la vigna, proteggerla, curare i filari ogni giorno fino al momento topico della vendemmia. Un viticoltore sa bene che per certi aspetti è una lotta continua e tutto ciò che quelle piante possono è prezioso ma può diventarlo ancora di più quando delle vite fragili, talvolta anche inesperte riescono a cogliere l’asperità e la magia di un percorso cominciato da una piantina, che si trasforma in frutto e diventa qualcosa di unico come il vino. Si riassume così il progetto sviluppato alla Fondazione Casa Cardinale Maffi Onlus di Castelnuovo Magra, assieme all’azienda La Felce di Andrea Marcesini rientrati in Agricoltura sociale, volta all’inclusione dei soggetti fragili del territorio di cui Asl 5 è ente capofila e finanziato con 170mila euro da Regione Liguria. Questa mattina sono state raccolte le uve che poi diventeranno del vino prezioso, come l’impegno di chi ha seguito passo passo ogni istante prima e dopo la vendemmia.

Coordinati dalla Fondazione Maffi e dall’azienda “La Felce” sei persone, con fragilità in ambito psichiatrico, si sono impegnate in tutta la fase della viticoltura. Questa mattina hanno fatto visita alla vendemmia il direttore generale di Asl 5 Paolo Cavagnaro, la direttrice sociosanitaria Simonetta Lucarini, l’assessore regionale alle Politiche sociale Giacomo Giampedrone, il sindaco di Castelnuovo Magra Daniele Montebello e il direttore generale della Fondazione Casa Cardinal Maffi Onlus.

 

Vino agricoltura sociale vendemmia

 

Il direttore generale di Asl 5 Paolo Cavagnaro ha dichiarato: “La giornata di oggi è molto importante perché, qui a Olmarello, è iniziata la vendemmia da parte dei destinatari del progetto ospiti negli appartamenti della struttura della Fondazione Cardinal Maffi e seguiti dai nostri servizi. Quello che vediamo oggi è un risultato tangibile dell’attività svolta con il supporto di tutti i servizi e del territorio che li circonda. E’ un risultato importante che arriva dopo anni di lavoro, rallentato anche dal Covid. Finalmente però queste persone hanno raggiunto il loro obiettivo ma anche sentire vicina una comunità che li accoglie. Il nostro obiettivo è proseguire con Agricoltura sociale, tutti questi servizi e progetti servono ad aiutare queste persone a rimanere nel loro ambiente di vita e poter partecipare a queste attività”.

L’assessore Giampedrone ha aggiunto: “Un’occasione tangibile per lo sviluppo del sociale attraverso la valorizzazione ambientale. Con questo progetto sinergico tra Asl 5 e Fondazione Casa Cardinale Maffi, sostenuto da Regione Liguria, è stato possibile andare incontro ai bisogni di inclusione offrendo l’opportunità di attività collettive in spazi rurali. Un doppio percorso di formazione e condivisione quindi, che attraverso la cura della terra intende anche promuovere la storia e le tradizioni nel nostro territorio, così ricco di bellezza. Nel panorama di attività socio-educative volte a migliorare la qualità della vita dei partecipanti e di coloro che possono usufruirne, questa è certamente una delle più apprezzate, pertanto auspichiamo possa proseguire nel tempo. Regione Liguria è al fianco degli operatori sociali e sociosanitari, sempre in prima linea, della Asl e degli ospiti della struttura nel portare avanti buone pratiche come quella che abbiamo condiviso durante le giornate di vendemmia”.

Chi ha lavorato nelle vigne ha rafforzato e anche creato legami solidi diventando quasi fratelli e sorelle e che daranno vita a qualcosa di altrettanto prezioso: il vino. Michele Passarelli Lio direttore generale della Fondazione Maffi ha spiegato: “La nostra missione è partita prima di questo progetto, perché gli ospiti in tutte le nostre strutture sono persone che spingiamo a lavorare. In questo caso avere al nostro fianco sia Regione Liguria che Asl 5 è stato un onore perché siamo riusciti a portare il nostro messaggio: riabilitare e reinserire le persone che possono farlo. Siamo riusciti a farlo in un progetto in cui i territori sono protagonisti e questa è forse la cosa più importante di tutte. Il vino sarà un risultato che regaleremo a questo territorio”.   A descrivere il prodotto che nascerà è Andrea Marcesini dell’azienda La Felce: “Questo vino nasce all’interno di una struttura dove si devono difendere le persone che hanno difficoltà a relazionarsi con il mondo esterno. Qui ho voluto coltivare con loro i vitigni del territorio per difenderli da contaminazioni esterne. Qui sono presenti le tre uve bianche albarolo, vermentino e trebbiano. Ne nascerà un vino tradizionale, anche nella produzione, proprio per difendere e ricordare questo territorio nella sua storicità”.

 

 

 

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