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Beverino

Toti: “Senza civiche torniamo al 35 per cento”. Rosso: “Va bene allargare, ma oltre un certo limite FdI si ferma e preferisce opposizione”

Il rapporto tra partiti e civismo e le prossime elezioni regionali temi cardine del dibattito "Le idee del centrodestra per la Liguria di domani", tenutosi alla Festa dei patrioti. Da FdI: "Se avremo legittime ambizioni da qua al 2025 ne parleremo con presidente e Meloni, ma no a discussioni di questo tipo oggi". Il leghista Viviani: "Ci auguriamo il terzo mandato del presidente Toti". Intervenuti per Forza Italia l'assessore rapallese Antonella Aonzo, per Noi Moderati Antonio Bissolotti, per l'Udc Umberto Calcagno.

Fratelli d'Italia, dibattito alla Festa dei Patrioti
Diego Pistacchi, Antonio Bissolotti, Giovanni Toti, Lorenzo Viviani, Matteo Rosso, Umberto Calcagno e Antonella Aonzo

Il rapporto tra partiti e liste civiche è stato il tema di apertura del dibattito “Le idee del centrodestra per la Liguria di domani”, tenutosi ieri sera alla Festa dei patrioti, festa regionale di Fratelli d’Italia organizzata al centro polivalente di Beverino. “Nel 2015, mettendo assieme le tante anime della tradizione che fa capo al centrodestra, abbiamo vinto con il 34 per cento perché gli altri erano divisi – ha detto il presidente Toti -. Già in passato avevamo avuto altri momenti di splendore, e anche in quei casi i partiti del centrodestra erano attorno al 35 per cento. Dal 2015 siamo poi arrivati a valere nelle elezioni comunali e regionali circa il 55 per cento. Come è successo? E’ successo perché un pezzo di opinione pubblica di questo territorio ha sposato un progetto di governo, riconoscendosi nella maggioranza politica che governa questa Regione e comuni come Genova, La Spezia; talvolta ci si riconosce su un marchio di partito, talaltra no. Bucci vince con quasi il 30 per cento di marchi civici, uguale Peracchini e Ponzanelli, Scajola non lo mettiamo in conto, è stato un plebiscito. Viceversa, quando questo mondo non sta nel nostro progetto, riusciamo a perdere”. Per il presidente regionale dunque “i partiti sono imprescindibili per vincere e servono come consenso, come collante e anche come base ideologica nazionale, ma non posiamo perdere quel 25-30 per cento di elettori che votava di là! E noi lo abbiamo catturato su un progetto di governo che è un progetto unitario dei partiti e dei movimenti civici, movimenti civici che ci hanno consentito di arrivare a governare da Sarzana a Ventimiglia, con eccezioni che si contano sulle dita di due mani. Allora è chiaro che se noi vogliamo proseguire a governare la Regione Liguria dobbiamo continuare con grande pazienza a tenere insieme quella che è la forza dei partiti nazionali e tutto quel mondo civico che oggi si riconosce in Toti, Bucci, Peracchini, Ponzanelli, Scajola e così via; perché se noi perdessimo questo mondo torneremmo di colpo al quel 35, 36, 38 per cento che farebbe sì di distruggere quello che abbiamo costruito dal 2015 ad oggi e io a questa cosa non mi presterò mai”. Sottolineando altresì il presidente che “dobbiamo tenere ben presente che abbiamo un pezzo di mondo che oggi nei nostri amministratori si riconosce fino in fondo e che non sempre alle elezioni locali si riconosce nei simboli di partito che magari ha votato tre ore prima a elezioni di altro grado”.

Palla passata poi dal moderatore Diego Pistacchi alla Lega, rappresentata sul palco dal consigliere comunale spezzino ed ex parlamentare Lorenzo Viviani. Rimarcata l’importanza di “capitalizzare il buon lavoro della Regione”, l’esponente del Carroccio ha riconosciuto l’utilità del contributo civico “che magari richiama anche persone che vengono dalla sinistra”, chiedendosi “perché disperdere questo patrimonio?”. Ha quindi proseguito osservando che “però un’altra cosa è giocare sul discorso delle civiche perché i partiti non funzionano. Partiti che sono realtà importanti e dovremmo esserne un po’ più orgogliosi. E l’ideologia, spesso indicata come una cosa sbagliata, è invece ciò che appassiona e fa buttare il cuore oltre l’ostacolo. Per fare un ponte non serve, ma per portare avanti un Paese e una Regione è giusto schierarsi, giusto pensare che siamo diversi rispetto alla sinistra”. Parola poi all’onorevole Matteo Rosso, coordinatore di FdI Liguria. “Il tema delle civiche è molto delicato – ha affermato -. Va bene se servono ad allargare, a recuperare parte di elettorato, a far candidare persone che non si candiderebbero sotto il simbolo di un partito. Ma al tempo stesso non commettiamo l’errore, come abbiamo fatto a Imperia – errore di tutti i nostri partiti -, di accettare un sindaco, Claudio Scajola, che si permette di dire che lascia fuori i partiti dalla sua coalizione, una cosa inaccettabile! Se ogni sindaco in questa regione decide quasi con disprezzo, come se se ne vergognasse, che quando si candida i partiti non li vuole, allora questa non è più la buona lista civica, che invece è quella che porta un contributo insieme ai simboli dei partiti e che di questi riconosce la storia”. Osservato che “le civiche si fermano ai confini del comune o della regione in cui vengono proposte” e devono essere “un’aggiunta, mai qualcosa che va contro i partiti”, Rosso ha infine concluso: “Tu Giovanni hai detto «voglio governare sempre, quello che mi importa è questo»: per noi di Fratelli d’Italia però, e Giorgia Meloni ce lo insegna, la coerenza è un valore; non possiamo accettare a qualunque punto… faccio l’esempio del Comune di Genova, dove siamo riusciti ad arrivare a un compromesso con il sindaco Bucci, che stimo molto e ha fatto tantissimo per Genova. Però quando vedo la senatrice Paita che va a braccetto con Bucci, lo abbraccia, gli fa in complimenti, mi viene il sangue al cervello, perché ricordo cosa ha sempre detto la senatrice Paita del centrodestra; la prima cosa che disse nell’affermare che avrebbero appoggiato Bucci, fu che non ci doveva essere Fratelli d’Italia… ma è lei che non ci deve essere, non noi! Un po’ di coerenza ci vuole: fino a un certo punto, se serve a governare, va bene, ma oltre un certo limite ci fermiamo, questo sia chiaro; preferiamo stare all’opposizione con i nostri valori da difendere che governare a tutti i costi con gente di cui non condividiamo nulla, questa da parte di FdI mi sembra una posizione molto chiara”.

“Da vecchio democristiano credo nei partiti, mi dispiace contraddire un po’ Toti. I partiti sono l’anima della democrazia, mettono insieme cittadini delle varie parti d’Italia, operazione che però diventa difficile se nelle regioni ci troviamo in situazioni in cui il civico in qualche modo supera i partiti”, ha detto Umberto Calcagno, commissario regionale Udc, che ha rilevato altresì “una grossa confusione: le liste civiche sono una cosa, i movimenti civici un’altra. Io in queste liste civiche non ci vedo il mondo civico come dice il presidente, ma i movimenti civici, il cui compito a mio avviso è apportare un contributo di idee e di uomini ai partiti”. “Noi crediamo fortemente nei partiti, secondo noi la politica è fatta dai partiti perché hanno una storia, una linea politica, una struttura, una gerarchia e soprattutto collegamento con gli enti sovraordinati – così Antonella Aonzo, assessore a Rapallo, intervenuta per Forza Italia – Le civiche sicuramente sono di supporto ai partiti, ma è un affiancamento“. Conclusione del giro con Antonio Bissolotti, coordinatore regionale di Noi Moderati: “Le liste civiche – ha dichiarato – sono nate fondamentalmente nei piccoli comuni: là dove ci sono pochi elettori le civiche spesso hanno sostituito i partiti. Nei comuni più grandi le liste civiche non hanno sempre una linea comune, a volte sono la rappresentanza della società civile e dei movimenti civici, ma a volte capita, sempre più spesso, di trovare magari ex politici dei partiti che non trovando più collocazione nei partiti si creano la loro civica; questo è un po’ diverso dallo spirito iniziale”. Ha aggiunto Bissolotti: “Concordo con il presidente Toti: non è questione di una guerra tra civici e partiti, ma di mettere insieme le risorse e le persone migliori, sapendo comunque che i partiti hanno un ruolo fondamentale; d’altra parte lo stesso Giovanni quando è stato è eletto, è stato eletto come rappresentante di Forza Italia. Poi è chiaro che una realtà civica può andare a recuperare consensi laddove le persone non si sentono rappresentate”.

Il moderatore ha poi messo sul tavolo, per il secondo e ultimo giro, il tema di candidature e ‘successioni’. Prima di toccare il quale il presidente Toti è tornato sul primo punto: “Non è un derby tra partiti e civiche, il rapporto è sussidiario, di affiancamento. Poi la forza dipende da molte cose, abbiamo visto una politica particolare in questi anni; se guardiamo fuori dalla Liguria, è una dinamica che si vive ovunque, da Zaia a Brugnaro, da Sala a Fedriga, persino nella gigantesca Lombardia la Lista Fontana ha avuto numeri importanti per la vittoria, parliamo di 10 milioni di persone. Il fatto che la politica abbia bisogno di ampliare gli spazi per avere consenso e vincere le elezioni ce lo dice la nostra storia. Sulla teoria politica si possono fare ore di dibattito, ma i numeri sono numeri. Il Liguria c’è un terzo di elettori convintamente di centrodestra, un terzo convintamente di centrosinistra e un terzo che sceglie di volta in volta, dobbiamo tenerne conto. Poi come dice Rosso ci possono essere condizioni irricevibili e si preferisce andare alla bella morte, non è una scelta folle, si mantiene credibilità da spendere in una fase successiva: se uno domani mi chiede se appoggio un sindaco che vuole collettivizzare tutta la Liguria ovviamente non lo faccio, se però mi chiede se appoggio un sindaco con una storia politica diversa dalla mia ma su un programma di modernizzazione dove si fanno i rigassificatori, i termovalorizzatori, i ponti, si va dritti a far crescere il Paese, allora perché no, mettiamoci attorno a un tavolo e parliamone”. Il presidente è poi andato alla questione posta dal moderatore. Premesso che “è un tema che ci riguarda marginalmente perché Regione Liguria come Veneto e Lombardia ha cambiato la sua legge elettorale nella passata legislatura, quindi noi oggi in realtà siamo al primo mandato e il prossimo sarebbe il secondo”, Toti ha affermato che “in politica non ci sono vecchi e nuovi, c’è chi ha consenso e chi no. Non decidiamo noi chi è il nostro erede, decide l’elettorato, per il sindaco, per il governatore, per il parlamentare…” e ha altresì detto della sua contrarietà al tetto ai mandati: “Mi dovete spiegare perché per vent’anni di seguito si può fare il ministro e non il sindaco”.

Il confronto è poi proseguito con una consapevolezza diffusamente espressa dai presenti sull’importanza di sviluppare classe dirigente e con più passaggi sull’eventuale ricandidatura del presidente Toti alle regionali 2025. “Dovremo pensare a chi ci sarà in futuro a governare Regione Liguria”, ha detto Viviani, spiegando tuttavia che “il terzo mandato del presidente Toti tutti ce lo auguriamo“. E, ha proseguito, “ci sarà da pensare al sindaco di Spezia fra qualche anno, anche a quello di Sarzana, non me ne voglia la Ponzanelli che è appena stata eletta”. “Quando in questi giorni mi è stato più volte chiesto cosa pensassi del terzo mandato del presidente Toti – le parole di Rosso -, non ho voluto assolutamente rispondere, per una ragione semplice: mancano ancora due anni alle regionali, non dobbiamo discutere oggi su chi sarà il candidato; oggi abbiamo il presidente Toti, la giunta e la maggioranza che lavorano in maniera molto seria, compatta e unita. Quindi discussioni di questo tipo, almeno per Fratelli d’Italia, non ne voglio sentire, tutto quello che viene fuori serve solo a indebolirci. Se poi da qua a fine 2025 Fratelli d’Italia avrà delle legittime ambizioni, ne parleremo per prima cosa con il presidente Toti, con Giorgia Meloni; ambizioni che al momento non mi risulta ci siano, però siccome si è in democrazia, e ha detto molto bene Toti, i voti contano, può darsi che da qua alla fine del 2025 salti fuori qualche figura di talmente alta levatura che su questa ci confronteremo con il presidente Toti, gli diremo guarda c’è una persona talmente capace di richiamare attenzione, consenso ecc. che noi ci sentiamo in grado di volerla proporre in alternativa. Ma oggi non voglio sentirne neanche parlare, oggi voglio che tutti lavoriamo per questa regione insieme al presidente, uniti e compatti, questo messaggio deve essere chiarissimo”. “Abbiamo una squadra regionale coesa e forte e che lavora bene; abbiamo una pecca, la sanità, argomento che sta molto a cuore all’Udc, ma che non è argomento di stasera”, l’opinione di Calcagno, per il quale “fortemente dobbiamo andare avanti questi due anni e vedere poi cosa succede, due anni in politica sono tanti, può succedere di tutto. Certamente ad oggi questa è la squadra e Toti il nostro presidente, W Toti”. Quindi Aonzo, che ha espresso favore per l’avvenuto cambiamento della legge elettorale sul terzo mandato, auspicandolo anche per tutti i sindaci (“è un momento di crisi della fascia, è difficile trovare persone che vogliano candidarsi”, ha sottolineato). Diversamente, Bissolati ha espresso la convinzione che nei grandi comuni dopo dieci anni sia giusto un ricambio. Non ha parlato di un eventuale Toti tris (tecnicamente bis), ma ha toccato quello delle elezioni provinciali, caldeggiando un ritorno all’elezione diretta del presidente dell’ente. Ha poi chiuso con un saluto alla platea Maria Grazia Frijia, parlamentare FdI e vice sindaco della Spezia, poco dopo sul palco per il dibattito delle nove, a cui hanno preso parte il ministro Daniela Santanché, il capogruppo FdI alla Camera Tommaso Foti, il deputato FdI Giovanni Donzelli e Matteo Rosso, confronto dedicato principalmente a temi nazionali e seguito in prima fila, tra gli altri, dal sindaco della Spezia Pierluigi Peracchini e dal primo cittadino di Lerici Leonardo Paoletti, recentemente entrato in FdI.

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