“La meraviglia è all’origine della filosofia da quando l’essere umano ha cominciato a interrogarsi sul suo posto nel mondo. È anche all’origine della nostra modernità, suscitata in Galileo Galilei dal suo rudimentale telescopio puntato verso il cielo. Un gesto semplice destinato a rivoluzionare la concezione del mondo e di noi stessi”. Massimiliano Valerii ha declinato così il filo conduttore della ventesima edizione del Festival della Mente, aperto oggi dalla sua lectio “Il processo di Galileo Galilei: la meraviglia e il disincanto”. Scoperte astronomiche che hanno dato le vertigini ma che hanno acceso il conflitto fra verità e potere, aprendo un caso giudiziario fra i più noti e controversi della storia e creando un dilemma interiore che ha scosso la coscienza di Galileo. Turbamento che nel suo intervento il direttore del Censis ha paragonato a quello di Robert Oppenheimer, responsabile del “Progetto Manhattan” e padre della bomba atomica che mise fine alla Seconda Guerra Mondiale. “Una figura tragica – lo ha ricordato Valerii – dilaniata dal rimorso. Uno scienziato sottoposto a un processo per questioni di sicurezza nazionale col pretesto di aver avuto in gioventù contatti con esponenti della sinistra radicale. La verità – ha sottolineato il relatore – è invece che era ritenuto intollerabile che il più importante scienziato del tempo sostenesse la necessità di un accordo sul disarmo internazionale”. Valerii, che ha definito Galileo “il padre della modernità posto davanti a interrogativi a volte angoscianti” ha poi concluso: “La tecnica non è mai neutrale, la tecnica ci cambia”.
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Seconda giornata delle ventesima edizione
Ventesima edizione del festival della mente