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"ecco cosa sogno per il futuro"

Da Spezia alla Sorbona, passando per la Palmaria: “Sempre più evidente quanto l’isola sia importante per la nostra identità”

Annalisa Plaitano è una divulgatrice scientifica spezzina che opera in Francia e da settembre ha ricevuto un incarico prestigioso al CERN di Ginevra, il centro europeo per la ricerca nucleare. Un “cervello in fuga” si direbbe oggi ma anche e soprattutto una ricercatrice e giornalista del settore che può fornire il suo prezioso punto di vista oltreché le competenze maturate sul campo, sul futuro dell’isola Palmaria e dell’arcipelago spezzino. Con una certezza di fondo, che lei stessa chiarisce come una premessa: “E’ sempre più evidente quanto la Palmaria sia importante nella nostra identità di spezzini, nel nostro immaginario collettivo, come sede dei ricordi della nostra infanzia e giovinezza, come ultimo scrigno di una biodiversità da conservare”.

Annalisa Plaitano la conobbi nel 1992 quando, studentessa del Liceo scientifico Parentucelli, venne a realizzare il suo stage estivo presso l’Orto botanico dei Frignoli dove il comune della Spezia organizzava stage per gli studenti degli ultimi anni dei licei, con la finalità di orientamento lavorativo. Chiedo quindi ad Annalisa se, nel suo caso, questa esperienza abbia esercitato un ruolo, visto che poi si è laureata in Scienze biologiche, specializzandosi in seguito in comunicazione scientifica. Il suo percorso l’ha portata a diventare divulgatrice scientifica e a trasferirsi a Parigi, dove svolge un’attività giornalistica, tiene conferenze e organizza eventi di cultura scientifica, ma soprattutto forma le nuove generazioni di divulgatori e aiuta i ricercatori di diverse università transalpine ad interfacciarsi con il pubblico. Dal 2017 alla Sorbona e ha cominciato da poco una collaborazione con il CERN di Ginevra.
“Ho un bel ricordo di quello stage, che è stato senz’altro una delle fonti di ispirazione per la mia carriera. La mia sensibilità ambientale comunque è nata in famiglia, anche grazie alla frequentazione della selvaggia Palmaria e delle Alpi Apuane, oltre che all’abbonamento a Oasi, il giornalino del WWF. Più tardi sono diventata volontaria WWF e Legambiente e ho lavorato al Centro di educazione ambientale del Museo di storia naturale dell’Università di Pisa. Infatti quando ti innamori della natura, poi non la abbandoni più. Ecco perché è importante parlare di ambiente ai bambini e accompagnarli nelle uscite di campo. Mi piace pensare che se oggi molti giovani si impegnano nei movimenti ecologisti sia grazie alla nascita dell’educazione ambientale negli anni 2000-2010, alla quale abbiamo contribuito anche tu ed io con i progetti INFEA (INFormazione Educazione Ambientale) nelle scuole”. 


La sera dell’8 agosto ci siamo incontrati sul battello Albatros per il giro intorno alla Palmaria, in occasione del premio fotografico organizzato dal movimento “Palmaria SI Masterplan NO!”. Qual è il tuo rapporto con l’isola? Riesci ancora a coltivarlo ora che da anni risiedi in Francia?
“Mitico Albatros! La Palmaria è il mio posto del cuore, ci vado ogni anno da quando ero piccolissima, un tempo tutta la stagione estiva, oggi molto meno ovviamente. In questa serata dell’8 agosto mi sono resa conto, una volta di più, di quanto i miei sentimenti verso la nostra isola, un gioiello naturalistico maltrattato da decenni, siano condivisi da molti. Di quanto la Palmaria sia importante nella nostra identità di spezzini, nel nostro immaginario collettivo, come sede dei ricordi della nostra infanzia e giovinezza e come ultimo scrigno di una biodiversità da conservare. Non dimenticherò il silenzio che è sceso quando il battello si è fermato davanti a Carlo Alberto con i lavori in corso”.

Via ai lavori per la realizzazione dello stabilimento a Carlo Alberto

 

So che solidarizzi con la battaglia che molte associazioni e persone hanno intrapreso per mantenere l’isola un luogo aperto, pubblico, naturale, ora che la sua caratteristica di Parco Naturale è minacciata dalle privatizzazioni in corso e dai progetti del Masterplan. Come vedi il caso Palmaria dal tuo osservatorio esterno francese, di professionista nel campo della comunicazione ambientale? In Francia sarebbe normale che beni costieri appartenenti al demanio pubblico venissero alienati a favore del privato?
“Qui chiudo (il più possibile) il canale sentimentale e apro il canale professionale. Una gestione di questo tipo è incosciente e anacronistica. Incosciente perché non tiene conto dell’enorme impatto che un gran numero di strutture ricettive e il rimodellamento del territorio potrebbero avere sugli ambienti tipici dell’isola, come la macchia mediterranea o la prateria sommersa di posidonia, una pianta acquatica che funge da casa e nido per molte specie marine. La perturbazione degli equilibri di un ecosistema porta sempre conseguenze negative dirette anche all’essere umano, come ci ricorda il concetto di one health: salute umana, salute animale e salute dell’ecosistema sono legate indissolubilmente. Anacronistica perché la fruizione di un luogo non deve più essere in competizione con la conservazione della natura. Ricordiamo che tra i 17 obiettivi dell’Agenda 2030, oltre alla protezione della vita terrestre e marina, c’è anche lo sviluppo economico delle comunità. Ma uno sviluppo sostenibile, dato per esempio da un turismo verde e rispettoso, degno di un Parco naturale regionale, sito UNESCO e parte del santuario dei cetacei. Non da un turismo di massa distruttivo come quello delle 5 Terre. L’ecoturismo, inoltre, può essere una valida risorsa economica”.

 

Cos’hai imparato da questo punto di vista in Francia e che differenze ci sono con l’Italia?
“La situazione in Francia non è tutta rose e fiori, ma in generale c’è molto rispetto per gli ambienti naturali, sia da parte delle istituzioni che dei cittadini. Per esempio, non credo che in Francia avrebbero permesso un Jova beach party sulle dune protette. Esistono severe leggi che proteggono il litorale: nelle zone più fragili, come alcune spiagge della Bretagna, è vietato camminare sulla duna, fumare e lasciare liberi i cani per non infastidire la delicata fauna e non calpestare le piante pioniere, protettrici della costa durante le mareggiate invernali”.

Parco Sommerso di Gaiola

Per finire, cosa ti auguri per la Palmaria e per gli abitanti del Golfo che la amano per quello che è?
“A parte la risoluzione dei problemi legati a impianti fognari, rifiuti e abusi edilizi, sogno una Palmaria per tutti, con mezzi di trasporto più economici almeno per gli spezzini, un flusso turistico regolato come al Parco Sommerso di Gaiola (Napoli), poche spiagge attrezzate di cabine e bagni gratuiti come in Croazia e alcune parti accessibili anche ai disabili. L’ostello del Forte e il piccolo orto botanico potrebbero essere i punti di partenza per escursioni, visite guidate naturalistiche, attività di educazione ambientale e storica anche d’inverno, in collaborazione con altri parchi e istituti scientifici. Non dovrebbe essere così difficile da realizzare, volendo…”

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