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L'intervista

Mitilicoltura, Varrella: “Le orate non smettono mai di mangiare nemmeno d’inverno. Stiamo cercando zone più lontane dalla costa”

Oratore all’ultima edizione di Slow Fish a Genova per raccontare la storia di mitilicoltura nel Golfo dei Poeti tra passato, presente e futuro, Paolo Varrella, presidente della cooperativa mitilicoltori associati della Spezia, fotografa la situazione a Città della Spezia ad un mese dall’inizio della stagione estiva e nel mese, quello di luglio, che è storicamente, da queste parti, il mese dei muscoli. Con le problematiche di sempre che riguardano innanzitutto il riscaldamento globale, inizio di una catena non virtuosa che va a toccare anche il faticosissimo lavoro dei muscolai e degli ostricoltori.

Lo scorso marzo asseriva, preoccupato che, la produzione annua di muscoli è sempre stata sui 27mila quintali ma nel 2023 non si arriverà ai 5 mila. Il prodotto che cresce se lo mangiano le orate. I provvedimenti presi sino a ora hanno dato gli effetti sperati? Ne chiederete altri?
“Il problema è sempre il solito: uno spropositato numero di pesci predatori, orate, che sistematicamente divorano i muscoli. Quello che è cambiato negli ultimi anni è il comportamento di questi pesci: prima migravano al largo a fine stagione e rientravano in primavera, dando modo ai pescatori professionisti di pescarle durante il transito e “lasciandoci in pace” per qualche mese. Ora invece la quasi totalità rimane fissa nel Golfo, riparandosi nelle varie insenature del porto e dell’arsenale. Inoltre, cosa grave, abbiamo constatato sulla nostra pelle che questi pesci non smettono mai di mangiare, non vanno più in quella specie di quiete invernale, complice l’acqua del mare che proprio in inverno è mediamente più calda rispetto agli anni passati”.

Si è parlato, per questo, di un vero e proprio salto del sistema circolare che prevedeva l’accantonamento di una parte della produzione, per avviare quella successiva. Che estate state vivendo? Quanto prodotto stimate di aver perso alla fine?
“Il seme che viene mangiato dalle orate rinasce in autunno inoltrato e questo ci comporta una perdita di 6 mesi nella produzione. Proprio per ovviare a tutti questi inconvenienti legati alle orate stiamo cercando zone più lontane dalla costa, con la speranza di lasciarci alle spalle molti problemi”.

I vostri colleghi tarantini già a febbraio lamentavano di essere costretti a vendere il seme a chi ne è carente, e quindi costa adriatica, Sardegna, Spagna e parte della Grecia. Questo accade perché a Taranto mancano gli spazi per portare a maturazione le loro cozze. La situazione dalle nostre parti è differente: quali criticità dovete affrontare?
“Dobbiamo capire una volta per tutte da dove arrivano questi pesci, perché io non credo che vengano da Marte, e per fare questo vanno fatte indagini genetiche di popolazione. Quando si avranno risposte in merito forse riusciremo a capire come meglio affrontare questa emergenza”.

Mitilicoltura e portualità, un rapporto storico che si scontra con i diversi interessi. Che cosa vorreste che succedesse a livello decisionale per migliorare il vostro lavoro nel medio-lungo periodo?
“I problemi col porto si sono avuti laddove sono stati fatti lavori che ci hanno danneggiato. Al di là degli aspetti giudiziari noi abbiamo avuto grossi danni dai dragaggi del 2015 e le ultime due amministrazioni dell’Adsp lo hanno perfettamente capito e difatti abbiamo impostato un lavoro volto al confronto e al reciproco rispetto. Col presidente Sommariva stiamo costruendo una visione innovativa della mitilicoltura e spero dia presto i suoi frutti”.

Dopo gli anni iniziali, le ostriche sono diventate una realtà. Siete soddisfatti dei risultati raggiunti? A proposito di ostriche, che fine hanno fatto quelle dimenticate? Sono andate sul mercato o hanno caratteristiche che le rendono invendibili?
“Le ostriche sono un prodotto affermato e riconosciuto a livello nazionale. Chi alleva ostriche partendo dal seme vede riconosciuti gli sforzi e i riconoscimenti non mancano. Tra l’altro prossimamente ci sarà una grande novità a Spezia. Le ostriche cresciute troppo hanno una loro linea commerciale dedicata e anche loro vengono vendute”.

Guardando al futuro, a che punto sono le sperimentazioni per la coltivazione dei mitili alla foce del Magra?
“Le sperimentazione al largo di Punta Bianca hanno dato risultati molto positivi e il progetto va avanti. Aumentare la produzione oltre che la qualità concorre al sequestro di CO2 che, è bene ricordarlo, in Italia, la mitilicoltura ne sequestra 19 mila tonnellate all’anno”.

Qual è l’impatto stimato della carbonizzazione, ovvero la fissazione della CO2 nei gusci dei frutti di mare, uno degli aspetti della vostra attività che portano beneficio all’ambiente?
“Con l’Associazione Mediterranea Acquacoltori stiamo lavorando per farci riconoscere i crediti di carbonio proprio per dare il giusto peso a questo settore. Inoltre stiamo testando le retine plastic free nell’ambito del progetto finanziato dall’UE Life Muscles che prevede anche la costruzione di macchinari per recuperare e riciclare le plastiche esistenti”.

 

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