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Ex presidente della provincia della spezia

Quando un arcolano salvò le acque del Golfo e quelle dell’acquedotto di Fornola

Vicende poco note della Provincia spezzina, nata cento anni fa.

di Stefano Sgorbini, ex presidente della Provincia della Spezia (clicca qui per leggere la versione integrale dell’intervento con le note)

La ricorrenza del centenario della provincia spezzina è un’occasione per approfondire studi e ricerche sulle vicende che hanno inciso profondamente sulle trasformazioni locali di quel periodo storico. Tra queste ve ne è una confinata ingiustamente nell’oblio malgrado abbia evitato un disastro ambientale di enormi proporzioni per l’intero nostro territorio: la battaglia condotta e vinta da un illustre arcolano, il sindaco dell’epoca ing. Carlo Alfredo Bertella, che salvò le acque dei pozzi di Fornola dal rischio di inaridimento e quelle del Golfo dal rischio di interramento. E che, se pure indirettamente, influì su rilevanti modifiche agli assetti amministrativi, economici e politici della nuova provincia. Per tutto questo merita di essere ricordata.

Molti, grazie alle Memorie di Ubaldo Mazzini , sanno del progetto presentato nel 1640 dal nobile Marco de Franchi al Governo di Genova per deviare il corso del Magra nel Golfo spezzino al fine di provocarne l’interramento su cui impiantare una piantagione di grano al servizio della Repubblica Genovese . Il progetto fortunatamente abortì, secondo lo stesso Mazzini, per opposizione dei governanti locali o per contrasto con interessi privati ed elevata onerosità delle opere richieste , ma molto più probabilmente per ragioni militari in quanto l’interramento avrebbe limitato la libertà di manovra delle navi genovesi all’interno del golfo.

Pochissimi sanno di un progetto ancora più insidioso proposto nel 1926 dalla Società Idroelettrica Ligure (SIEL) di Genova che all’epoca forniva alla provincia della Spezia ed a quella di Massa Carrara la maggior parte dell’energia elettrica ricavata sui bacini montani dell’appennino tosco emiliano. Questo progetto , variante di una precedente concessione per lo sfruttamento idroelettrico di bacini sul Vara rilevata dalla medesima società, prevedeva di sviluppare la produzione idroelettrica attraverso la creazione di una diga di sbarramento sul fiume Vara a valle delle bocche di Pignone ed a monte di Padivarma per creare un lago artificiale di circa 11 milioni di mc. , in modo da convogliare tutta la portata fluviale nel golfo della Spezia sfruttando il salto realizzato attraverso una galleria di 8/9 chilometri.

La proposta, presentata al Genio Civile di Genova ma sconosciuta al Consiglio Provinciale che avrebbe dovuto esprimersi sulla stessa, venne bocciata per iniziativa dell’ing. Carlo Alfredo Bertella, Sindaco di Arcola e consigliere provinciale,a seguito di propria interpellanza rivolta al Presidente della Deputazione Provinciale (l’allora Giunta Provinciale) e discussa nella seduta del Consiglio Provinciale del 9 agosto 1926 , per rendere pubblico il progetto e chiedere il voto del Consiglio con l’obiettivo di disapprovarlo in ragione dei gravissimi danni provocati ai pozzi di pubblico acquedotto di Fornola ed all’economia agricola delle Valli del Vara e del Magra. La conclusione del dibattito accolse l’istanza proposta dal Bertella attraverso delibera presa all’unanimità secondo cui il Consiglio fa voti perché non sia diminuita in alcun modo l’efficienza agricola delle Valli del Vara e del Magra; perché si dichiari contrario all’attuazione di qualsiasi progetto che possa danneggiarla e compromettere lo sviluppo ed il rendimento degli acquedotti che attingeranno acqua dal sottosuolo del Magra e del Vara; fa ogni riserva su progetti di  eventuali deviazioni dell’acqua dal corso normale”.

Tutto appare lineare ed il Consiglio Provinciale sembra mosso da un’unanime sensibilità che oggi definiremmo ambientalista, ma dalla lettura degli atti della seduta appare invece essersi consumato un durissimo scontro di potere tra ambienti militari , industriali e politici rappresentati nell’assemblea che solo sul finale si ricompone “ per evitare, come afferma prima del voto il Presidente del Consiglio , che il progetto di cui si parla non fosse oggetto di preoccupazione”. Lo scontro contrappone la difesa di interessi vitali di intere comunità rispetto ad interessi economici di gruppi industriali che peraltro confliggono con quelli di altri . Non esiste una contrapposizione politica perché tutti gli interlocutori sono legati da una comune adesione al regime e dunque una divisione nel voto , su un progetto difficile da sostenere per le implicazioni denunciate dal Bertella,

produrrebbe una pericolosa crepa tra un establishment diviso ed un’opinione pubblica smarrita e preoccupata. Prevale in definitiva la cautela politica che chiude rapidamente la questione evitando nel contempo di approfondire gli argomenti e far luce sulle responsabilità che stanno dietro il progetto presentato, anzi, dentro lo stesso Consiglio Provinciale .

Per capire la portata ma anche gli effetti dello scontro intervenuto occorre anzitutto fare riferimento al contesto politico ed amministrativo in cui si colloca il dibattito . Il fascismo è ormai saldo nel governo nazionale e nelle istituzioni locali , dove le precedenti rappresentanze liberali sono state sostituite dal nuovo regime . Il Consiglio Provinciale spezzino nella sua configurazione del 1926 attesta in modo plastico l’alleanza intervenuta tra fascismo militante, gerarchie militari e rappresentanze della borghesia industriale, commerciale e delle professioni . La chiave di lettura dell’avvenimento citato va ricercata proprio in questo particolare contesto istituzionale e nella cadenza degli interventi dei protagonisti nel corso della seduta che di seguito si riportano.

All’apertura del Consiglio Provinciale il consigliere ing. Carlo Lardera propone ed ottiene di dare la precedenza alla trattazione dell’interpellanza dell’ing. Bertella posizionata al quindicesimo posto dell’ordine del giorno. L’inversione e la priorità assegnata alla pratica mettono in luce l’importanza manifestata sull’argomento dal consigliere Lardera , presidente della Federazione degli industriali spezzini , già ufficiale del Genio Navale e direttore del cantiere del Muggiano , valente progettista e costruttore delle principali unità navali da combattimento per la Regia Marina compresi i sommergibili classe Balilla. In sostanza un’autorità indiscussa del settore nautico e marino , voce autorevole del consiglio provinciale che con la posizione assunta si mostra vicino alle preoccupazioni espresse dal Bertella che, non va scordato , oltre a svolgere le funzioni di Sindaco di Arcola riveste il ruolo di direttore del laboratorio sperimentale dell’Arsenale Militare della Spezia, anch’egli esperto navale, valente tecnico e socio della prestigiosa Accademia Cappellini presieduta dall’ing. Fausto Baratta progettista e costruttore dell’acquedotto di Fornola.

L’ interpellanza mette in evidenza come il progetto di deviazione del Vara sulla Spezia inaridirebbe in modo netto le sorgenti di sponda destra da cui attingono i pozzi di Fornola. A tale proposito vengono richiamati gli esiti delle analisi chimiche effettuate sulle acque di falda che dimostrano l’esclusiva alimentazione dal Vara in quanto evidenziano una composizione diversa da quelle del Magra.

Tagliate le vene sotterranee alimentatrici dello stato di morbida, secondo l’interpellante, l’irrigazione della superficie assicurata esclusivamente dalla Magra , ridotta peraltro nella portata dalla derivazione del nuovo Canale Lunense, non avrebbe efficacia trasformando terreni attualmente fertili in arida steppa, con gravissimi danni all’intera economia agricola della Valle del Vara e del Magra.

Inoltre, fa rilevare il rischio concreto di interramento del Golfo ed a questo proposito richiama proprio gli effetti del progetto genovese del 1640 , producendo dati stimati della melma che si simula venga scaricata dal Vara nel Golfo in un anno, pari a ben 345.000 tonnellate.

Per dare una dimensione di tale apporto basti pensare che il progetto dell’Autorità Portuale attualmente in corso per portare la profondità del golfo a circa 15 metri , rispetto alla media di 11/12 metri , dalla Diga foranea al Terzo Bacino in funzione delle esigenze del traffico commerciale, prevede un dragaggio di circa 800.000 tonnellate; dunque in meno di tre anni il Vara avrebbe apportato un volume di materiale solido pari a quello che oggi si prevede di dragare, mentre con un rapido calcolo si può stimare che l’intero canale di dragaggio sarebbe interrato nel giro di un decennio .

La questione del rischio interramento del Golfo evocato dal Bertella verrà ripresa in uno studio dell’ing. F.Baratta esposto il 12 marzo 1928 alla riunione del Comitato Idrografico per la Provincia della Spezia , con dovizia di dati e soluzioni tecnologiche ed ambientali per farvi fronte, pubblicati nel numero di settembre 1928 dalla rivista tecnica “ L’ingegnere” del Sindacato Nazionale Fascista.

E’ soprattutto il tema del rischio interramento a sollecitare la reazione del consigliere ing. Ernesto Magnati, ispettore capo delle Ferrovie di Stato, che invece accusa di esagerazioni le affermazioni di Bertella in quanto le acque , a suo dire , non porterebbero detriti ma , in quanto di galleria , risulterebbero limpide e non atte ad

interrare il Golfo, arrivando ad affermare che peraltro porterebbero un grande vantaggio nel lavaggio delle fogne alla Spezia che lamenta da tempo la mancanza di fognature. Quindi difende il progetto insistendo sul fatto di non impressionare soverchiamente le popolazioni in modo da ostacolare un’industria nuova che potrebbe essere fonte di considerevole ricchezza in particolare per zone depresse della Valle del Vara dove immagina anche un collegamento con le tranvie e fa voti affinchè il Consiglio non si esprima con un voto contrario.

Va considerato che il rappresentante delle Ferrovie in un suo articolato intervento in precedente seduta del Consiglio sulle principali questioni ferroviarie della provincia,aveva messo in evidenza la possibilità di sviluppare la ferrovia Parma La Spezia , a tutto vantaggio dei traffici portuali spezzini , attraverso l’elettrificazione della linea ancora legata alla propulsione a carbone , la cui fornitura sarebbe stata assicurata dal progetto di produzione idroelettrica per milioni di chilowattora studiato da una Società di grande affidamento , ovvero la SIEL , con la realizzazione e sfruttamento di grandi bacini della Val di Vara , per la cui attuazione il Consigliere caldeggiava l’impulso della Provincia.

La reazione stizzita ed interessata del consigliere Magnati , soprattutto in relazione con il precedente intervento sugli interessi delle Ferrovie a sfruttare la maggiore disponibilità di energia elettrica prodotta da SIEL con il progetto sotto accusa , fa intendere che siano state raggiunte intese di reciproca collaborazione tra le due importanti società e che il progetto presentato dalla SIEL al Genio Civile di Genova fosse noto solo ad alcuni consiglieri e non all’intero consiglio, come accusa l’ing. Bertella , di fatto impedendo all’assemblea di vederlo , studiarlo e nel caso di specie contestarlo .

Un’accusa di scarsa trasparenza rivolta anche al deputato Giuseppe Boselli , che a nome della deputazione aveva dichiarato che la Provincia sapeva del progetto solo per via indiretta e non conoscendolo nel dettaglio non poteva esprimersi al momento, mentre l’avrebbe fatto sicuramente al momento dell’inoltro alla stessa deputazione dell’ordinanza ministeriale di istruttoria per eventuali opposizioni .

Si intravede poi una neppure velata critica ai consiglieri del mandamento della Spezia,per il loro silenzio , quando Bertella pone in modo retorico la domanda se sia utile alla città della Spezia privarsi della ricchezza delle acque potabili del Vara che costituisce una prima necessità.

Ma la critica più pesante è rivolta soprattutto al consigliere provinciale ing. Mario Buffa, Presidente della SIEL e dell’Ordine degli Ingegneri,non presente nella seduta , che Bertella indica nell’illustrazione della sua interpellanza come autore del progetto della deviazione del Vara , affermando inoltre che la sua interpellanza ha attirato non pochi fulmini della società idroelettrica su di lui e sul Comune di Arcola che dirige.

Il Prefetto della Spezia, dott. Simone Cacciola, presente alla seduta, interviene con l’intento di calmare le acque ricordando che i progetti per le derivazioni di acque devono essere studiati anzitutto dal Genio Civile ed afferma che non si devono nutrire soverchi timori sul fatto che progetti come questi possano essere approvati di sorpresa senza essere prima fatti noti alle parti interessate, Comuni e Deputazione Provinciale, ma probabilmente con queste sottolineature ottiene l’effetto contrario .

Tanto che il consigliere ing. Giobatta Bibolini, armatore di Lerici ,propone di nominare una commissione tecnica consigliare con l’incarico di dare un giudizio sul progetto di cui si tratta. Proposta immediatamente appoggiata dall’ing. Carlo Lardera che fa intendere di non fidarsi troppo del Genio Civile genovese dove la pratica è giacente . I due ingegneri costruiscono navi e presumibilmente sono particolarmente interessati a visionare il progetto per conoscere gli effetti d’interramento che puo’ produrre sui rispettivi cantieri collocati sul territorio a mare del Comune di Arcola il cui Sindaco ha lanciato l’allarme.

La proposta di una commissione d’indagine, se accolta, molto probabilmente avrebbe messo in luce tutti gli aspetti poco trasparenti ed i conflitti d’interesse denunciati tanto che il presidente della Deputazione avv. Luigi Sogari, nel suo intervento a titolo di consigliere della Val di Vara , si mostra preoccupato per l’attacco al progetto tanto atteso dai cittadini della Val di Vara come lui stesso afferma e difende l’operato dell’ing. Buffa proponendo di attendere la conoscenza del progetto per poi discuterlo piuttosto che nominare la commissione,

mentre il Presidente del Consiglio, ing. Elvidio Zancani, si esprime di avviso contrario affinchè il Consiglio si esprima sulla proposta del Consigliere Bibolini.

Nel prosieguo della seduta si fa strada l’ipotesi di una mediazione affidata ad un ordine del giorno proposto dai Consiglieri ing.Ottone Giannoni del mandamento di Sarzana, Romolo Chiarini e Luigi Saccomani dei mandamenti di Vezzano-Arcola, votato all’unanimità come ricordato , con unica astensione dell’avv. LeopoldoFerrarini, che sbarra definitivamente la strada al progetto SIEL ma anche ad ogni successiva discussione nel merito . I consiglieri che si impegnano nella redazione dell’ordine del giorno mostrano l’alleanza che si salda nella vicenda tra i rappresentanti dei mandamenti di Arcola, Vezzano e Sarzana con i rappresentanti delle società che operano sul mare e della stessa Marina Militare , mentre la dichiarazione di astensione dell’avv. Ferrarini fa emergere l’interesse diretto nella votazione da parte della soc. Lunense Acqua e Forza di cui l’avvocato è amministratore , in quanto gestisce l’acquedotto della Spezia alimentato dalle acque di Fornola . Va ricordato che tale società aveva progettato nel 1924 l’acquedotto di Arcola iniziato nel 1927 e completato nel 1928 ; nel 1928 realizzava l’acquedotto di Vezzano; nel 1929 quello di Portovenere; nel 1930 quello di Sarzana.

Il j’accuse di Bertella , inusuale per i tempi , per la sede e soprattutto per le denunce espresse in modo così diretto, ha avuto ragione momentanea sugli interessi di poteri forti rappresentati nel Consiglio Provinciale e collocati su opposte fazioni interne allo stesso partito di governo, che sul finale si allineano per ragioni di opportunità politica con la maggioranza che si è costituita.

La conclusione della sua requisitoria merita di essere integralmente prodotta in quanto invoca una sorta di palingenesi che, prendendo a prestito Dante , richiama orgogliosamente il senso del dovere e dell’interesse generale che lo ha guidato nella posizione assunta e che , a suo avviso , dovrebbe costituire la via maestra da seguire nei tempi nuovi. Una chiosa finale che suona come una critica all’affarismo che ha preso corpo nel corso politico locale palesemente manifestato nella vicenda .

“Ho parlato obbedendo alla voce del dovere . Penso che per sentirsi cittadino dei tempi nuovi occorra lavorare con tutte le nostre forze per creare la ricchezza generale , richiedendo per sé il meno possibile. Dovevo assolvere un dovere, ho cercato di assolverlo con scrupolo e con rispetto assoluto per tutti. Amor mi mosse che mi fa parlare“ .

La lettura di questa vicenda fa comprendere quanto in quegli anni le lotte tra gruppi economici e di potere avvenivano senza esclusione di colpi tanto da portare direttamente Mussolini il 27 agosto 1931 ad intervenire duramente per un richiamo all’ordine sui capi del fascismo locale .

Sulla vicenda narrata è sceso completamente l’oblio ma negli anni immediatamente successivi si sono manifestati eventi che hanno colpito alcuni tra i principali protagonisti di quegli avvenimenti , in particolare i principali capi del partito fascista in Provincia ed il podestà di Arcola; non è dimostrabile una consequenzialità rispetto ai fatti in menzione ma resta il forte dubbio che lo scontro intervenuto abbia suscitato nel prosieguo , da parte degli sconfitti opportunamente riorganizzati, la voglia di regolare i conti nei confronti dei capi del fascismo in Provincia che non erano stati in grado di gestire la vicenda in modo adeguato e soprattutto del principale antagonista del progetto colpendo il Comune dallo stesso amministrato .

Infatti nel corso del 1928 , due anni dopo gli avvenimenti citati, il partito fascista espelle sia Elvidio Zancani, presidente del Consiglio Provinciale sia il cognato Guido Bosero membro della deputazione provinciale , potente console della Milizia fascista che nel periodo dell’interpellanza ha assunto il ruolo di federale . Il giornale l’Opinone riportò il 16 luglio 1928 che Guido Bosero era stato espulso dal partito «dimostrando col suo atteggiamento la più assoluta incomprensione dei doveri che incombono a chi ha l’onore di militare nel fascismo».Nel proprio memoriale redatto nel 1946 il Bosero dichiarò che “fu nel 1925 che segnalò ruberie, violenze, protezionismi di alti gerarchi centrali… ciò fu riferito a Roma e da qui ebbe i primi affronti nel partito”.

Inoltre , alla conclusione del 1927 il podestà della Spezia rivolge al Governo Nazionale la richiesta di annessione di tutti i territori a mare del comune di Arcola, dal Muggiano a Fossamastra con i centri abitati di Pitelli, della frazione Ville e di tutti i suoi aggregati . Una richiesta sproporzionata rispetto alla necessità di ridisegnare confini adeguati del nuovo comune capoluogo , in quanto riduce drasticamente la popolazione del Comune di Arcola da 13.421 a 6.835 abitanti, impoverendolo per la drastica riduzione di contribuenti ed il taglio dell’ affaccio al mare ove sono insediate le principali industrie cantieristiche del Golfo ed i tre stabilimenti balneari di Fossamastra , oltre al declassamento demografico da secondo a quinto comune della nuova provincia.

Si tratta di una punizione per Arcola contro una prepotente affermazione del nuovo comune capoluogo, le cui vere ragioni risiedono soprattutto nel controllo del territorio e delle pertinenze industriali di Muggiano, Pagliari, Fossamastra e San Bartolomeo sostenuta in primis dal Comune della Spezia ma indubbiamente appoggiata dai gruppi dirigenti dell’economia e del fascismo provinciale ai cui vertici sono stati inseriti gerarchi da fuori imposti da Roma e graditi da Genova; tanto che il 25 ottobre del 1928 viene firmato dal Re e da Benito Mussolini il decreto che annette i territori citati al nuovo capoluogo provinciale della Spezia , malgrado la ferma ed accorata ma inefficace opposizione espressa dal Podestà di Arcola per lo squilibrio dei rapporti di forza tra i contendenti.

Il podestà di Arcola non si da per vinto e nel 1929 invia al Prefetto della Spezia le sue osservazioni per migliorare la posizione economica di Arcola dopo il duro colpo assestato al Comune e solo nel 1931 , presumibilmente dopo il citato richiamo all’ordine del Duce, ottiene un parziale ristoro con il riparto delle spese sostenute per la costruzione della strada Pitelli-Baccano ed una nuova ridefinizione dei confini con restituzione di alcune pertinenze dal Termo a Baccano e di Pietralba sino alla località La Colla esclusa la frazione di Pitelli e tutte le pertinenze industriali a mare.

Nel 1931 si completa definitivamente l’assetto dei confini amministrativi del comune capoluogo con quello di Arcola, rimasti tali sino ai giorni nostri.

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