“Ci troviamo a dover ancora una volta documentare le condizioni di grande difficoltà e disagio in cui ogni giorno opera il personale penitenziario della casa circondariale della Spezia. Gli agenti delle sezioni continuano ad essere sovraccaricati di lavoro a causa di una carenza di organico e di una mal distribuzione degli stessi in generale, che, malgrado sia stata già da noi esposta da molto tempo e più volte, non incontra nessuna prospettiva di soluzione. Il sottonumero è di almeno 25 unità e non vi è risposta concreta alle richieste del personale, che ha bisogno di essere ascoltato e di avere punti di riferimento. Riteniamo dannoso il protrarsi di una situazione che vede la direzione della nostra sede divisa con altro istituto (Massa), perché qui alla casa circondariale spezzina abbiamo bisogno di un direttore e di un comandante presenti a tempo pieno. Sottolineiamo che le nostre osservazioni e le nostre richieste sono già state sottoposte al provveditorato, fino ad oggi senza alcun seguito o risultato”. Lo afferma in una nota il delegato regionale Osapp Rocco Meli, denunciando la carenza di personale che affligge da tempo la struttura detentiva spezzina.
“Dobbiamo anzi prendere atto di decisioni che vanno in direzione opposta alle esigenze e aspettative del nostro personale, che contava sull’entrata in funzione nel mese di giugno della direttiva Renoldi, la cui applicazione è stata posticipata a settembre dalla direzione senza una spiegazione valida.
Il tutto nonostante l’ispezione effettuata da Osapp, che ha trovato un istituto ridotto ai minimi storici in fatto di personale e condizioni lavorative: sezioni sprovviste di telecamere, locali fatiscenti e abbandonati. Le telefonate dei detenuti, per come sono organizzate, costringono ogni qualvolta ad accompagnarli anche con divieto d’incontro con tutti o i ristretti “protetti” in sezioni “comuni”, mettendo così a grave rischio sia l’incolumità del detenuto sia dell’agente che lo accompagna. In aggiunta si è venuti a conoscenza, grazie ai vari colloqui con gli iscritti, che all’interno della struttura vi sia una grave mancanza rispetto alla sicurezza degli operatori: infatti – prosegue il sindacalista – nell’ultimo mese un detenuto allocato al terzo piano, ha letteralmente messo in crisi l’intero istituto minacciando con una lama rudimentale gli agenti e rifiutando più volte il trasferimento (situazione che si ripete quasi quotidianamente) e nessun provvedimento è stato preso nei confronti dello stesso, se non quello di porre un altro agente di rinforzo al titolare di sezione (che con l’inizio del piano ferie non verrà garantito).
Un altro detenuto invece pur ricevendo svariati rapporti disciplinari e avendo minacciato alcuni agenti, non è stato escluso dal lavoro in maniera immediata ma solo nei giorni successivi agli eventi, quando lo stesso veniva anche trovato in possesso di un telefono cellulare. Ci chiediamo quindi: come si potrà effettuare la riorganizzazione dell’istituto vista la Circolare Renoldi se ogni qualvolta che un detenuto si oppone ottiene come risultato quello di non essere trasferito, spostato di reparto o di stanza di pernottamento? Ci sono poi impegni extrastrutturali della Polizia Penitenziaria del Ntp che in questi giorni si trova a gestire l’ennesimo piantonamento di un detenuto in ospedale sempre con turni a partire da 8 ore e mezza (quando sappiamo che il servizio armato non deve superare le 6 ore), utilizzando agenti delle sezioni e ubicati in mezzo ad un corridoio, dando non poco fastidio agli operatori sanitari. Purtroppo nessuno, negli anni, ha mai provveduto ad istituire un repartino attrezzato con camere di sicurezza in ospedale”, conclude Meli.
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