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Con la legione francese

Giorgio Cargioli, un giovane spezzino nella guerra d’Indocina

Classe 1935, la sua è una delle storie raccontate da "Laggiù dove si muore", nuovo libro di Luca Fregona.

Giorgio Cargioli oggi e giovani legionario
Giorgio Cargioli oggi e giovani legionario

C’è anche la storia di uno spezzino classe 1935 in Laggiù dove si muore, nuovo libro dedicato da Luca Fregona, caporedattore del quotidiano Alto Adige, alla vicenda dei giovani italiani che hanno combattuto in Vietnam nella Prima guerra d’Indocina (1946-1954) con la Legione straniera francese, tema anche del precedente Soldati di sventura, sempre pubblicato con Athesia. Sette le storie di legionari italiani affrontate dal nuovo volume di Fregona, ricostruite grazie a testimonianze dirette e al materiale messo a disposizione dalle famiglie (fotografie, lettere, cartoline, ritagli di giornale, frammenti di divise, croci al merito, encomi e libretti militari); sette storie di cui una, come detto, una ‘parla’ spezzino: è quella di Giorgio Cargioli, di Strà, Marinasco, a cui sono dedicate circa duecento pagine. Entrato clandestinamente in Francia in cerca di lavoro nel 1953, Cargioli venne arrestato dopo aver passato il confine e accettò l’ingaggio nella Legione straniera per non finire in prigione. Dopo il duro addestramento in Algeria, venne spedito in Indocina. Nel delta del Tonchino combattè in prima linea una guerra non sua contro i partigiani e le truppe di Ho Chi Minh. Un’esperienza devastante, che, nel libro, racconta in ‘presa diretta’ senza omissioni e con grande onestà. Alla fine del conflitto, inorridito da quello che aveva visto e vissuto, disertò e restò per otto mesi in un campo di prigionia viet. Tornerà poi in Italia solo nel settembre del 1955, dopo una fuga rocambolesca nel Canale di Suez dalla nave prigione che lo stava riportando in Algeria, una fuga che finirà sui giornali di tutto il mondo. Oggi vive alla Spezia con la moglie Miria.
“Le storie raccontate nel libro mi sono state segnalate dai familiari di altri legionari sull’onda di
Soldati di sventura. Mi sono reso conto di aver riportato alla luce una pagina completamente rimossa dalla memoria del nostro Paese. Eppure almeno settemila italiani, in maggioranza giovanissimi tra i 18 e i 24 anni, finirono nell’inferno verde. Nella banca dati ufficiale del ministero della guerra francese risultano i nomi di 525 italiani uccisi in quel conflitto, a cui vanno aggiunti i dispersi e i feriti”, spiega Fregona. “Le ricerche – sottolinea – mi hanno poi permesso di ricostruire episodi che i sopravvissuti non avevano mai raccontato una volta tornati in Italia, e, in un caso, data, luogo e circostanze della morte di un giovane bolzanino, Alfredo Decarli, di cui la famiglia non sapeva più nulla da settant’anni”.

 

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