“Per me la fotografia è come la letteratura e tutte le altre cose che ho fatto: un modo per sentirmi appartenente e appartenuto a una realtà. Una realtà di affetto nei confronti di chi stava insieme a me e di ciò che mi stava introno”. Così Maurizio Maggiani che oggi a Castelnuovo Magra è intervenuto all’inaugurazione della mostra fotografica “Narciso Meccanico” a lui dedicata nella torre di piazza Querciola dove fino al 15 ottobre sarà possibile vedere circa novanta scatti realizzati in quasi cinquant’anni.
“Mi trovo a mio agio con questa comunità – ha sottolineato lo scrittore castelnovese – perché come me persevera e ricorda. Se dovessi cercare un filo logico che lega tutte queste immagini penso al fatto che non le ho mai scattate da solo a volte infatti non le ricordo di preciso ma ho memoria del giorno in cui le ho fatte e delle persone che erano con me. Non mi ritengo un fotografo “d’assalto”, anche durante l’alluvione dell’Emilia Romagna, che ho vissuto da vicino, ho immortalato le cose che sono state buttate e accatastate ai bordi delle strade, per una questione affettiva voglio bene alle cose, anche a quelle che sono andate perdute”.
“Abbiamo da poco chiuso la mostra dedicata a Tommy Malfanti – ha aperto invece il sindaco Montebello – che per tutti noi è stata molto importante perché visitandola abbiamo potuto scoprire in una forma diversa una persona che al di là dei ricordi ha avuto un percorso professionale importante. Per questo è ancora più speciale e particolare aprire questa dedicata a Maurizio Maggiani visto che sono molto affezionato a questo percorso delle esposizioni nella torre che mi ha accompagnato in questi anni. È una mostra dai tratti innovativi visto che ha circa 90 foto in spazi che come sappiamo non sono troppo grandi. La formula trovata però scorre meravigliosamente dando uno spaccato di Maggiani non molto conosciuto, impegnato in un’attività che, vista la qualità delle immagini, non si può definire secondaria”.
Infine Alessio Giananti di Archivi della Resistenza che ha curato la mostra realizzata in collaborazione con Museo Audiovisivo della Resistenza, Fototeca di Fermo e Spazi Fotografici.
“Siamo esaltati da questa esperienza partita quattro anni fa – ha detto Giananti – sapevamo di questo secondo mestiere di Maurizio e lo abbiamo spronato a fare una retrospettiva su cinquant’anni di fotografie pressoché inedite. Dagli inizi del 1971 a quelle più recenti del fango in Romagna, un racconto della società italiana con un tema per ogni piano. Sarebbe bello – ha concluso – che qui nascesse un’iniziativa in larga scala per preservare la nostra memoria fotografica”.