Si chiama “paracadute” per un motivo, perché permette a chi retrocede di non schiantarsi. Nella definizione della Figc a “evitare scompensi nel ciclo reddituale e finanziario delle società“. Di finire gambe all’aria, detta più volgarmente. Il rischio per chi scende dalla serie A è proprio questo, vista la disparità tra gli introiti garantiti dalle due leghe e la differenza nella spese da sostenere per il monte ingaggi. Dove anche una società oculata come lo Spezia, che aveva un cumulo stipendi calciatori da 25 milioni di euro circa, si trascina nella categoria inferiore un fardello che pesa tre volte il monte ingaggi medio della cadetteria.
E 25 milioni di euro è anche il paracadute che il club bianco avrà a disposizione, essendo inserito nella fascia C, ovvero la più alta, destinata a chi abbia militato almeno tre anni in serie A negli ultimi quattro. Una parte sarà saldata nei prossimi giorni, ad iscrizione avvenuta, e una a fine estate. Stessa cifra è a disposizione della Sampdoria, mentre la Cremonese ne porta a casa 10. Il totale fa 60 milioni, ovvero l’intero budget per questa iniezione che per molte società di rivela un salvavita, almeno sul breve periodo.
Lo Spezia peraltro si presenta alla fine della stagione con i conti in regola grazie al capolavoro invernale della cessione di Jakub Kiwior all’Arsenal, che colma uno sbilancio annuale superiore ai 20 milioni di euro con cui la società si era presentata alla fine del calciomercato estivo scorso. Rimane la necessità di sfoltire una rosa extralarge e di costruire una squadra di categoria. Tra cessioni e nuovi acquisti, di questo margine positivo e del paracadute sarà rimasto ben poco alla fine della stagione.