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Il colpo di pistola e la reazione del vescovo e dei fedeli

Maestà vandalizzate, gli episodi degli ultimi mesi e il precedente bolanese del 1832

Generico maggio 2023

In merito all’episodio vandalico che ha colpito la piccola edicola contenente la statua della Madonna di Fatima a Piano di Valeriano, viene alla mente un caso ben più lontano nel tempo avvenuto nel XIX secolo fra Panigale e Pratolino, due storiche frazioni del comune di Bolano.
Nell’antica e originaria mulattiera che connetteva un tempo la piana di Ceparana al borgo collinare, vi era e vi è tutt’oggi, nascosta dalle vigne e dagli ulivi, una imponente edicola in muratura nella cui sommità era collocata una maestà marmorea raffigurante l’annunciazione della Vergine. Di tale manufatto conosciamo la precisa datazione e il committente, grazie a una lapide in marmo, appartenente oggi a privati di Sarzana, contenente la seguente iscrizione: LAURENTIVS GALLEATIVS MILITIAE BOLANI DUX – OB SUAM IN BEATISSIMAM V. MARIAM DEVOTIONEM MAXIMAM – HOC PER M.C. OPUS FIERI IVSSIT DIE DECIMA IVNIJ ANNO MDCLXVI.

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La maestà viene quindi commissionata dal bolanese Lorenzo Galeazzi, per la sua grande devozione alla Vergine Maria, e realizzata nell’anno 1666; non è un caso, infatti, la presenza all’interno di quest’opera del santo eponimo, San Lorenzo, raffigurato con i simboli del suo martirio ai piedi dell’angelo nel momento dell’Annunciazione.

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Come troviamo registrato nell’archivio parrocchiale, il 29 febbraio 1832 viene annotato un fatto ritenuto gravissimo e increscioso: “Nel suddetto giorno, certo Giovanni Ricci di Antonio […] ebbe l’ardimento di scaricar un colpo di pistola a polvere sopra di un’immagine della SS.ma Annunziata che [si trovava] murata in un pilastro, […] la quale rimase tutta annerita.” A seguito di questo evento il proprietario del terreno, tale Francesco Bellani, “propose immediatamente querela” e gli atti “vennero mandati al tribunale di Sarzana”. Anche il parroco dell’epoca, il pievano Pietro Ravini, si affrettò affinché anche il vescovo fosse a conoscenza di questo “attentato sacrilego”: in una lettera pastorale diretta alla comunità bolanese, il vescovo prescrisse “una general processione alla detta statua”, cosa che si realizzò nel breve tempo, il 18 marzo 1832; quella mattina “il tempo era piovoso ma ciò nonostante il popolo venne quasi tutto e la chiesa era piena. L’acqua continuava e si dubitò di poter fare la processione” ma “ad onta però di una dirotta e mai interrotta pioggia tutto il popolo uscì di chiesa, meno pochi e andò cantando e recitando la corona al luogo ove l’immagine era stata oltraggiata. Essa fu staccata dal pilastro, messa sulla cassa […] e portata festosamente alla chiesa sempre piovendo dirottamente.”
Il Pievano Pietro Ravini ricorda questo piovoso giorno come uno “spettacolo commovente il vedere un popolo sì numeroso intervenire tutto grondante d’acqua, ma giulivo nel tempo istesso” e parlando in prima persona annota che tale immagine “fu da me col piviale incensata e quindi fu portata sopra la gradinata del Sancta Sanctorum ove fu collocata sopra di un tavolino a ciò preparato con fiori e lumi opportuni, fu nuovamente incensata e salutata col cantico dell’Ave Maris Stella”.
La maestà marmorea viene quindi prelevata e trova solennemente una nuova collocazione, dove può essere ammirata tutt’oggi, al di sopra dell’altare della Madonna del Rosario, all’interno della pieve di Bolano. Nell’edicola originaria viene posta, nel XIX secolo, una copia della stessa, oggi sempre presente e venerata nonostante la corrosione dovuta ai fenomeni atmosferici.

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L’episodio avvenuto a Piano di Valeriano, ma possiamo citare anche quello verificatosi all’edicola di Marinasco nei mesi scorsi, non è di certo un unicum e può facilmente ricordare la storia della maestà di Bolano, la quale ha visto la sua fortuna grazie alla fede e alla devozione del suo paese.

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