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Sospeso l'evento we love pride

La Spezia Pride, l’ex direttore artistico accusa l’organizzazione: “Evento di stampo politico”. La risposta: “Momento di lotta per dei valori”

“Come trasformare la manifestazione inclusiva in un evento esclusivo ed escludente. Un pride partito nel 2022 con la direzione artistica di Stefano Di Gangi che era mirata all’inclusività a 360 gradi e dove erano presenti ogni genere di persona in ogni fascia di età, in un anno è diventato un mezzo per fare politica ed escludere le realtà che non fanno parte della casta”. Parole dure, durissime, quelle che l’ormai ex direttore artistico di La Spezia Pride affida a una nota stampa con la quale oltre a rendere note le sue dimissioni si toglie alcune pietre dalle scarpe.
Di Gangi sottolinea di aver continuato “a proporre eventi e manifestazioni inclusive per promuovere e portare il pride 2023 ad un livello ancora superiore”, ma sostiene di aver “trovato da subito grosse resistenze all’interno dell’associazione promotrice tali che, alla fine, è stato costretto a dare le dimissioni dal ruolo di direttore artistico e dall’associazione stessa”.
Dopo aver dato vita a una avventura, la SDG entertainment, “una Aps che non ha nello statuto le ə ma ha tanti concetti di uguaglianza ed inclusività”, inizia uno scambio di email per proporre una collaborazione che sfocia nell’incontro con quella che Di Gangi definisce la “commissione politica” che soprassiede La Spezia Pride, marchio depositato dall’associazione stessa.
“Quindi, in un sol colpo, apprendiamo, che il pride è di proprietà, che c’è un comitato politico che decide chi è adatto a partecipare alla manifestazione inclusiva per eccellenza e chi no, che nonostante la nostra associazione operi per la difesa dei diritti (per non contare il fatto che il presidente è il direttore artistico del pride 2022) non siamo stati inclusi nella casa commissione e nell’organizzazione e come noi tante altre realtà spezzine non politiche”. “Siamo stati esclusi dalla parata (ci è stato negato non solo il carro in parata che noi avevamo anche proposto fosse condiviso con altre realtà, ma anche una zona riservata) con la motivazione scritta di non essere una realtà politica – prosegue Di Gangi -. Abbiamo inizialmente ottenuto una autorizzazione a partecipare a una parte degli eventi in qualità di collaboratori esterni: abbiamo presentato tutto il nostro progetto artistico per i 3 giorni, abbiamo quindi contrattualizzato gli artisti per poi scoprire che un’artista non andava bene (trans violinista attivista che ha vinto anche premi a livello internazionale) e le altre non andavano perché non si sa e poi si sarebbero dovute esibire in orari non consoni al loro genere di spettacolo (ci eravamo offerti di pagare noi il loro cachet): anche l’ultimo tentativo di collaborazione è andato vanificandosi dopo una mail dai toni rabbiosi dove siamo stati accusati di azioni deprecabili e mai commesse”.
A quel punto la SDG ha pensato organizzare un evento di contorno e supporto al pride, ma “nella ricerca di una location siamo stati poco aiutati dai tempi della burocrazia per la richiesta di permessi, da location già occupate o con gestori poco collaborativi, da location che da un giorno all’altro hanno aumentato il costo d’affitto in maniera esponenziale”. Uno scontro a tutto tondo con gli organizzatori del Pride spezzino che ha portato a una mail di diffida.
“Quindi annunciamo che, per cause indipendenti dalla nostra volontà, al momento l’evento We Love Pride è sospeso”, ma non cancellato. “Vogliamo sdoganare il concetto di pride come momento di lotta politica e ricondurlo al concetto originale di parata per tutti coloro che vogliono dimostrare di volere un mondo uguale per tutti. Nostra intenzione è far capire, divertendoci, che l’errore è etichettare come sbagliato qualcosa che non è conforme a quanto ci aspettiamo. Includeremo nell’evento tutti quelli che vogliono partecipare, se vogliono anche quelle realtà che in questo momento ci hanno ostacolato: sarà un evento con tanti momenti divertenti, ricchi di unicità e di messaggi comunicativamente efficaci per un pubblico non elitario; creeremo una “casa” dove ogni essere umano si possa sentire accettato e nella quale possa rispecchiarsi; vogliamo permettere a tutti di sentirsi parte dell’evento”.

Una collaborazione finita male, che peggio non si poteva. Questo è certo. Ma la versione dei fatti degli organizzatori di La Spezia Pride è, ovviamente, molto diversa.
“Il primo Pride della storia nasce nel 1970 per ricordare i moti dell’anno precedente a Stonewall, quando la comunità Lgbtqia+ si è per la prima volta ribellata contro le continue vessazioni subite ad opera delle forze dell’ordine. Col tempo la manifestazione è cresciuta, diffondendosi in numerosi Paesi e arricchendosi di sempre più profondi contenuti sociali e politici. Andare al pride significa lottare per dei valori. Allo stesso tempo il pride è una festa. L’atto – politico ma non partitico – di esporre la propria individualità comporta il celebrarla: ricordando l’oppressione, ci opponiamo ad essa e festeggiamo la libertà di poter essere noi stessə”, scrivono in una nota.
“Raot – Rete anti omofobia e transfobia porta in piazza questi valori insieme ad Arci, Cgil, Non Una di Meno e Uds. Abbiamo voluto un Pride che non lasciasse indietro nessuno, per questo abbiamo scritto un manifesto politico che non parli solo di diritti della comunità Lgbtqia+ ma parli di diritti in modo trasversale, perché quella da sanare non è una discriminazione ma la matrice che le accomuna tutte. Quindi parliamo di salute, lavoro, ambiente, scuola, immigrazione, transfemminismo e antispecismo, tutti temi accomunati da un sistema di potere che perpetua la disuguaglianza impedendo l’autodeterminazione delle singole e dei singoli. E’ per questi motivi che abbiamo voluto e vogliamo un Pride il più libero possibile dalle logiche del guadagno, dello sfruttamento e dell’oppressione, che faccia della solidarietà e del mutuo aiuto il suo motore principale. Ci rammarichiamo delle accuse rivolte al lavoro volontario e disinteressato di tante realtà e di tanti individui che, condividendo tali valori, si impegnano da mesi per costruire non solo eventi ludici, ma anche eventi culturali e di informazione, per costruire una cultura che attraversi gli spazi della città, un percorso per cui tantissime persone ci hanno sostenuto e tutt’ora ci sostengono, aiutandoci a portare avanti questa lotta”.
A tal fine gli organizzatori del Pride invitano tutte le persone a scendere in piazza il 17 giugno con partenza in Piazza Brin alle 16.30. “Ricordiamo inoltre che venerdì 26 maggio alle 17.30 presso i locali del CAMeC si svolgerà il convegno “Viaggio tra i diritti negati” in cui Raot ospiterà professioniste e professionisti del mondo giuridico e sindacale per dialogare insieme al fine di prendere coscienza delle criticità dell’accesso ai diritti che vivono le persone Lgbtqia+ in diversi campi di esperienza quali relazioni, genitorialità, scuola, migrazione, lavoro”, concludono.

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