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L'intervista di cds

Porto Venere, Negro: “Il privato non può essere sempre la panacea dell’incapacità di amministrare”

Paolo Negro

E’ stato il primo a ufficializzare la sua candidatura a sindaco di Porto Venere, con un largo anticipo su tutti gli altri. Già a settembre 2022 Paolo Negro era sceso in campo, con tanto di simbolo e gruppo di lavoro, andando anche a incontrare i rappresentanti di enti e istituzioni per parlare delle questioni inerenti il territorio.
Diplomato al Pacinotti e laureato in Scienze economiche a Genova, Negro ha lavorato come cameriere e contadino in Australia, dove ha studiato International Business a Brisbane. Agente immobiliare abilitato dal 2014, ha poi lavorato anche come impiegato per Spigas a Sarzana e come area manager sia per British American Tobacco alla Spezia sia per Solar City a Auckand, dove ha studiato data analysis.
Passato alla manovalanza dopo il primo lockdown, è donatore Avis e fa parte del gruppo comunale di Protezione civile e Antincendio boschivo e tuttofare per la mensa dei poveri dei frati francescani. Impegnato nella politica locale dal 2005 con il gruppo giovanile graziotto, è ricercatore macroeconomico nel tempo libero e sta ultimando una raccolta di studi intitolata “La seconda rivoluzione mesopotamica”.
Ecco le risposte di Negro alle dieci domande di CDS.

Qual è la ragione che l’ha spinta a candidarsi per la poltrona di sindaco di Porto Venere?
“La poltrona è sinonimo di immobilismo, mentre la buona politica necessita di continuo rinnovamento per adempiere un buon servizio pubblico, che trovi soluzioni chiare ed economicamente fattibili oltre le lamentele ed i sistemi clientelari, specialmente in un territorio complesso come il nostro. Tutti gli altri candidati a sindaco hanno fatto il loro tempo, noi siamo l’aria fresca e pulita che soffia per tracciare un percorso nuovo per i decenni a venire, questi sono l’impegno e l’ambizione di tutti noi”.

Qual è stato il criterio con il quale ha composto la lista che la sostiene?
“Abbiamo evitato di raccattare candidati compulsivamente come le altre liste, ma al contrario il gruppo si è allargato genuinamente sulla base del forte radicamento nel territorio, trovando rappresentate tutte le realtà della comunità, con la volontà di metterci in gioco per trovare le soluzioni che i nostri concittadini ci chiedono, ma senza personalismi. Siamo una squadra che si è autoassemblata proprio grazie alla finalità comune di restituire dignità al territorio rimettendo la comunità al centro e gli arrivisti ai margini”.

Ha già in mente a chi assegnerebbe le deleghe che ritiene più importanti nella sua giunta, in caso di vittoria? Nel caso può fare qualche nome e indicare i relativi assessorati?
“Abbiamo tante professionalità ed esperienze. Da settembre costruiamo un progetto in cui tutti avremo un ruolo ed un compito, non solo sindaco ed assessori. In questi mesi la nostra squadra ha visto impegnati Micol Bello ai servizi sociali, Cristina Ciuffardi alla nautica e al turismo, Irene Mori alle attività artistiche, Linda Pescatore alla cultura, Graziella Resta allo sport, Dario Baracco ai vigili urbani, Fabio Borghini all’urbanistica e ai rapporti con la Soprintendenza, Alessio Mugnaini al commercio e alla Protezione Civile, Stefano Parentini all’ambiente e all’efficientameno energetico, Giovanni Rizzo ai lavori pubblici e Francesco Tani alla salute”.

Valorizzazione e privatizzazione: sono questi i termini che maggiormente ricorrono da anni nelle questioni che riguardano i beni sull’isola Palmaria e altri asset del patrimonio pubblico. Qual è la definizione che scegliereste per l’operato dell’amministrazione uscente e perché?
“Uno spaventoso vuoto di idee sulla gestione di un patrimonio unico, una totale assenza di visione a favore della comunità, un arrogante dogmatismo ideologico che disprezza quel settore pubblico che però morbosamente brama di assoggettare.
Dalle svendite alla Palmaria per esempio, il 24 per cento servirà a ristrutturare gli stabilimenti balneari esclusivi di sottufficiali ed arsenalotti, mentre il 25 per cento andrà per legge al fondo di ammortamento sui titoli di Stato, lasciando al Comune solo il 51 per cento per gli spot elettorali di queste settimane. Chi venderebbe casa sua sapendo di incassare la metà?
Valorizzare un bene pubblico significa creare nuovo valore aggiunto per la comunità, mentre privatizzare significa solamente arricchire pochi impoverendo tutti gli altri. Per un corretto consumo di risorse a favore di un progetto con una strategia che guarda alla realtà del nostro territorio, alla Palmaria intendiamo dare le case in concessione ai giovani che le ristrutturano, vanno a viverci e avviano piccole attività imprenditoriali. Avvieremo poi un circuito di riscoperta delle fortificazioni ottocentesche, riaprendo l’ostello ed il Centro di Educazione Ambientale dentro la Batteria Semaforo”.

Nelle ultime settimane il dibattito si è focalizzato sulla pratica del campo sportivo di Le Grazie e sul suo futuro. Qual è la sua posizione in materia?
“Da settembre lavoriamo per trasformare l’area, degradata da anni, in un parco pubblico dello sport per i giovani, con un campo a 7 grazie ad un piccolo finanziamento al Credito Sportivo, un parcheggio per residenti, un’area più attrezzata per la scuola di vela e il canottaggio e una palestra all’aperto come ormai in tutti i Comuni d’Italia. Come da delibera 54 però, la giunta a dicembre ha preferito un progetto segreto e così ha inserito a bilancio 1,3 milioni per l’adeguamento del Fosso Baccioni. Noi ribadiamo che riqualificheremo l’area, ma per un interesse pubblico, per garantire servizi alla comunità, anche creando economia. La scelta deve partire dal pubblico, un privato necessariamente guarda al suo interesse e non può essere ogni volta la panacea dell’incapacità di amministrare”.

Quali sono i progetti o gli interventi che ritiene decisivi per la frazione di Fezzano? Come li metterebbe in atto?
“Grazie ai due incontri con la Soprintendenza abbiamo sbloccato i lavori del campo sportivo Amenta chiedendo una tombatura conservativa, ma abbiamo anche programmato il restauro dell’oratorio cinquecentesco di San Nicola. A febbraio, inoltre, a Roma abbiamo sollecitato il ministero delle Infrastrutture per ottenere le compensazioni in favore del territorio per i due progetti Snam (che hanno ottenuto 5,5 milioni dal Pnrr). Il memorandum proposto prevede: un parcheggio riservato agli abitanti di Fezzano al Dazio, nel terreno demaniale attualmente in concessione all’Onfa (foglio 1 mappale 2) senza alcuna esigenza strategico-difensiva; il taglio delle bollette per i residenti del Comune con un Isee inferiore ai 25.000 euro, con investimenti sulle fonti energetiche pulite per avviare una comunità energetica; potenziamento del servizio di trasporto pubblico via mare per i picchi turistici in alta stagione; rifacimento del manto stradale e messa in sicurezza della Strada provinciale 530, che dopo 22 anni tornerà ad Anas. I ristori arriveranno non con l’approvazione di emendamenti parlamentari, ma con l’intesa tra Regione e Governo, come nel caso di Piombino”.

Il turismo è l’asset principale del territorio, ma talvolta è anche visto come elemento di disturbo per la vivibilità dei borghi, come nel caso delle Cinque Terre. Come coniugare sviluppo economico ed esigenze dei residenti?
“L’overtourism porta alla turismofobia e quindi al conflitto tra operatori economici e residenti. Le nostre soluzioni sono opposte agli ultimi 10 anni della lista Toti e prevedono la destagionalizzazione dei flussi, il potenziamento del trasporto marittimo, un parco boe per la nautica da diporto, la musealizzazione delle 18 fortificazioni ottocentesche e delle ex cave di portoro, audio guide multilingue tra i 267 beni tutelati dalla Soprintendenza, due convenzioni con la Marina militare per aprire la strada alta della Castellana alle mountain bike e il Tino alla comitive scolastiche, una piccola palestra all’aperto in ogni frazione e altre proposte esternate dai residenti in queste settimane, di cui stiamo verificando la sostenibilità economica”.

Turismo e barriere architettoniche. Come si potrebbe concretamente rendere fruibile a sempre più persone lo splendore del territorio del comune di Porto Venere?
“Esiste una convenzione tra Fondazione Don Gnocchi e Cai per esplorare i sentieri su una carrozzina monoruota, condotta da accompagnatori esperti del Cai. Intendiamo estendere la convenzione anche ai carrugi di Porto Venere e Fezzano”.

Se non fosse candidato e dovesse votare per uno degli altri tre pretendenti al ruolo di primo cittadino, chi sceglierebbe e perché?
“Le altre liste hanno preso alcuni spunti dal nostro programma di settembre e quindi hanno sicuramente qualche buona proposta, i loro candidati sono tutte brave persone, ma voterei scheda bianca: Sturlese ha latitato 5 anni, Sacconi non ha curriculum e Vignudelli non conosce il territorio”.

Infine, un punto del programma o una caratteristica che gli altri candidati non hanno e che dovrebbe spingere gli elettori a sceglierla.
“La differenza con tutti gli altri programmi sta nella concretezza: siamo gli unici che in questi mesi hanno lavorato con dodici istituzioni diverse e che hanno trovato soluzioni chiare e sostenibili bilancio alla mano. Agli elettori chiediamo di segnare il logo dell’unica lista civica, la sola senza il banale pomposo nome del candidato sindaco che quindi punta solo alle prossime elezioni; il nostro progetto condiviso infatti, a differenza degli altri, esisterà per sempre anche senza l’attuale candidato sindaco, perché ha basi solide e una visione ai prossimi decenni, è il salvagente per una comunità che sta annegando nella tempesta dell’individualismo. Il punto più importante del nostro programma è proprio questo: da settembre seminiamo con Asl, Auser, Isa, ministeri, Demanio, Capitaneria, Soprintendenza e altri enti per scongiurare l’aridità sociale e culturale del nostro amato comune e raccogliere domani tutti insieme i frutti per la comunità”.

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