La Spezia e una buona fetta dei Comuni della provincia spezzina sperimentano il Piano territoriale regionale. A quattro anni dalla partenza dell’iter il capoluogo con Sarzana, Arcola, Santo Stefano Magra, Lerici, Vezzano Ligure, Follo, Riccò del Golfo e Bolano puntano ad una pianificazione comune del territorio che superi i confini amministrativi degli enti e punti ad una programmazione territoriale di ampio respiro. “Un lavoro che porterà benefici nei prossimi anni – dice Pierluigi Peracchini, sindaco della Spezia -. Dobbiamo guardare al territorio con un’unica visione, oltre i campanili”.
Insieme questi comuni rappresentano il 75% della popolazione provinciale. Fatti i necessari passaggi nei rispetti consigli – la Spezia ancora manca -, il lavoro fatto qui sarà di ispirazione per la città metropolitana di Genova e le province di Savona e Imperia. “Il Piano territoriale regionale è uno strumento che è sempre mancato alla Liguria, in cui troppo spesso i singoli territori hanno ragionato senza tenere conto dei vicini – osserva Marco Scajola, assessore regionale all’urbanistica -. Servirà per disegnare la regione dei prossimi trent’anni ed è un lavoro che diventa propedeutico a qualsiasi opera pubblica e infrastruttura. Non vuol dire nuovo cemento, ma ordine e pianificazione, più verde e migliore viabilità”.
A coordinare il progetto spezzino l’assessorato all’urbanistica del Comune della Spezia. “Oggi c’è una consapevolezza diversa da parte degli enti locali in merito alla collaborazione – dice l’assessora Patrizia Saccone -. I sindaci mettono da parte un pezzettino della propria autonomia per ottenere uno sviluppo complessivo della provincia, con beneficio di tutti”.
Tra i portatori d’interesse coinvolti anche Confindustria la Spezia, che si è focalizzata sulle necessità infrastrutturali della provincia. “Il nostro è un territorio stretto tra mare, colline e montagne e presenta peculiarità geologiche – osserva il presidente Mario Gerini -. La nostra è una visione che risponde ad interessi industriali e sociali. Il crollo del ponte di Albiano Magra ha messo in difficoltà sia provincia della Spezia che quella di Massa-Carrara e le loro aziende, che operano su entrambi i territori. In quel momento è stata messa in campo una grande sinergia tra due provincie e due regioni: nel giro di due anni abbiamo ottenuto il casello di Ceparana e il nuovo ponte sul Magra”.
Tra le opere ritenute centrali da Confindustria ci sono il completamento della Variante Aurelia che “permetterà di avvicinare i comuni della bassa Val di Vara alla Spezia e alla Val di Magra”. Grandi attese anche per la bretella Ceparana-Santo Stefano Magra con collegamenti all’area del casello autostradale, per cui si muovono i primi passi progettuali. In sofferenza anche la viabilità arcolana legata alla zona industriale, che obbliga parte del traffico ad attraversare l’abitato. Confindustria valuta positivamente il raddoppio degli svincoli a Fornola in modo da immettersi in direzione La Spezia e un bypass per evitare San Terenzo andando verso Lerici.
Ma la Spezia è anche il comune che, tra il 2020 e il 2021, ha versato più cemento sul proprio suolo: 7.67 ettari secondo i dati dell’Ispra. Un numero impressionante, più alto anche di Genova (5.39 ettari) in valore assoluto. Il 28,44% della superficie territoriale della seconda città ligure è impermeabilizzato secondo i dati di Legambiente. L’opzione ‘cemento zero’ però non è tra gli orizzonti del prossimo piano urbanistico locale che, insieme al piano servizi infrastrutture, è atteso nei prossimi due anni. Peracchini in merito taglia corto: “Non è tra i nostri problemi”.