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Luci della città

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La carestia di pace

Barga, Duomo, la Natività (2018) (foto Giorgio Pagano)

“Il nostro tempo sta vivendo una grave carestia di pace”. Nel tradizionale messaggio “Urbi et Orbi” dalla loggia di San Pietro nel giorno di Natale, papa Francesco ha acceso i riflettori sui “venti di guerra che continuano a soffiare gelidi sull’umanità”, in quella che è una vera e propria “terza guerra mondiale”. L’Ucraina innanzitutto (“la cara e martoriata Ucraina”, l’ha chiamata nell’Angelus): vengano illuminate “le menti di chi ha il potere di far tacere le armi e porre fine subito a questa guerra insensata”, l’invocazione di Bergoglio. Che ha ricordato anche altre situazioni dimenticate: “La Siria, ancora martoriata da un conflitto che è passato in secondo piano ma non è finito”, “la Terra Santa, dove sono aumentate le violenze e gli scontri, con morti e feriti”, il conflitto nel Sahel (“dove la pacifica convivenza tra popoli e tradizioni è sconvolta da scontri e violenze”), la guerra in Yemen (invocando “una tregua duratura”) e “la riconciliazione nel Myanmar e in Iran, perché cessi ogni spargimento di sangue”. Il papa ha denunciato, come già altre volte, la proliferazione delle armi: “Mentre ogni giorno grandi quantità di alimenti vengono sprecate, si spendono risorse per le armi”. Una situazione aggravata dalla guerra in Ucraina, che sta “lasciando intere popolazioni a rischio di carestia, specialmente in Afghanistan e nei Paesi del Corno d’Africa».

Barga, Duomo, la Natività (2018) (foto Giorgio Pagano)

Barga, Duomo, la Natività (2018) (foto Giorgio Pagano)

Domenica prossima sarà la 56ma giornata mondiale della pace. “Per il Covid si è trovato un vaccino, per la guerra ancora non si sono trovate soluzioni”, il messaggio del papa. “Il virus della guerra è più difficile da sconfiggere”.
Francesco è contro la guerra in sé, contro la sua natura. La posizione dei cattolici per secoli non è stata questa, ha cominciato ad esserlo nel corso del Novecento. Secondo la nuova visione, spiega Mario Giro della Comunità di Sant’Egidio, “la guerra prescinde da chi la fa o la subisce, ignora le loro ragioni; tende a rendersi autonoma da chi la fa o la subisce; prova ne è che non è facile terminarla; ha un potere maligno sull’essere umano che deturpa, trasformandolo”. Si tratta di un discorso religioso che può essere fatto proprio anche da chi non crede o è diversamente credente. Immanuel Kant diceva: “La guerra elimina meno malvagi di quanti ne crea”. La guerra è il male in
sé, va condannata in ogni caso. Guardiamo i fatti. Tutte le guerre degli ultimi decenni, anche le più “giuste”, non hanno risolto alcun problema. La guerra giusta non esiste, esiste solo la pace giusta. Si può dire: con la Seconda guerra mondiale non fu così. Vero, ma dopo la bomba nucleare il paragone non si può più fare. Tant’è che dopo Hiroshima ci fu la scelta del “never again”, del “mai più”. Dopo di allora le guerre sono diventate perenni, senza mai un vincitore. Si sono “eternizzate”. Basti osservare gli esiti delle guerre mediorientali o del Golfo, di quella in Afghanistan, del conflitto scatenato dalla Turchia contro i curdi. Si può vincere solo usando l’arma nucleare, quindi distruggendo se stessi.

Anche la guerra in Ucraina rischia di diventare, ha scritto il direttore di “Limes” Lucio Caracciolo, una “guerra senza fine e senza vincitori”. In cui non si vede prospettiva se non la distruzione dell’Ucraina, ma con la Russia che, se anche dovesse conquistare una parte dell’Ucraina, non potrebbe gestire un territorio ostile e devastato, tanto più che sarebbe circondata dalla Nato, divisa dall’Europa e scaricata dalla Cina. Bisogna negoziare, negoziare, negoziare. Anche i conflitti irresolubili, come quello tra Russia e Ucraina, devono essere gestiti. Il contesto non può che essere quello di una Conferenza sulla Sicurezza in Europa: lo strumento del ritorno allo spirito di Helsinki e alla convivenza pacifica tra i popoli europei, russo e ucraino compresi.

Barga, Duomo, la Natività (2018) (foto Giorgio Pagano)

Barga, Duomo, la Natività (2018) (foto Giorgio Pagano)

Post scriptum
Sul tema rimando a questi articoli di “Città della Spezia”:
“La Pace, l’ideale più grande per cui vale credere e lottare”, 25 febbraio 2022
“La guerra e la paura del futuro, a due anni dal Covid 19”, 27 febbraio 2022
“Una guerra nel cuore dell’Europa”, 10 aprile 2022
“Per la pace, contro la scelta di Caino”, 18 aprile 2022
“Un 25 aprile per la pace”, 25 aprile 2022
“La via possibile per la pace”, 8 maggio 2022
“Sono sempre i più deboli a pagare. La sconfitta africana nella guerra del grano”, 12 giugno 2022
“Il grido della pace, da Luni e Castelnuovo a piazza San Giovanni”, 6 novembre 2022

lucidellacitta2011@gmail.com

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