Presidio contro la realizzazione del biodigestore di Saliceti oggi alla Spezia, in Corso Cavour, angolo con Via Rattazzi. A promuovere l’iniziativa, Coordinamento no biodigestore Saliceti, Sarzana che botta, Cittadinanzattiva, Italia nostra, Acqua bene comune, Forum italiano dei movimenti per l’acqua, Associazione Posidonia, Legambiente, Palmaria sì Masterplan no. Nel corso del presidio gli attivisti hanno ribadito la loro posizione, illustrata anche nel volantino distribuito questo pomeriggio, secondo cui l’impianto comporterebbe rischi per i pozzi d’acqua, per l’ambiente e a livello di costi per la cittadinanza. “Il Tar – scrivono gli attivisti nel volantino – ha bocciato il progetto, non previsto dai Piani provinciale e regionale. Provincia e Regione hanno fatto ricorso al Consiglio di Stato contro le loro stesse delibere, con i soldi dei cittadini”.
All’iniziativa è stata inoltre data lettura di un comunicato odierno, sottoscritto da Comitato No Biodigestore Saliceti, Sarzana che botta, Acqua Bene Comune, Cittadinanzattiva, Italia Nostra. “Abbiamo appreso con grande sconcerto – si legge – la decisione del ministero dell’Ambiente di erogare un finanziamento di 40 milioni di euro al progetto Saliceti, nonostante la sentenza del Tar, che ne attesta la difformità rispetto alla pianificazione vigente e alla gara europea del 2016, e senza attendere la sentenza definitiva del Consiglio di Stato. Sconcerta soprattutto la circostanza, come rileva il giurista Marco Grondacci nel suo blog, che vige una norma secondo cui i fondi PNRR possono essere erogati solo a progetti che non arrechino danni significativi all’ambiente e che siano inseriti in Piani che nell’iter di approvazione abbiano tenuto conto di “ogni considerazione ambientale”. Ebbene, riteniamo che quanto è avvenuto sia da ascrivere al fatto che nell’iter di approvazione del Paur – Provvedimento autorizzatorio unico regionale e del nuovo Piano regionale dei rifiuti non sia stato evidenziato – nonostante le nostre segnalazioni – che l’impianto intercetta con le vasche e le fondamenta la falda acquifera del fiume Magra a 1,5 metri di profondità, costituendo una barriera lunga 30 metri e profonda cinque, dunque deviandone il corso, e che insiste in zona agricola vergine, comportando quindi un consumo di suolo pari a sei campi da calcio, ma, soprattutto, che trattasi di zona sismica caratterizzata da quattro faglie attive e capaci secondo le carte ISPRA disponibili fin dal 2019, quindi due anni prima dell’approvazione del Paur. Inoltre il biodigestore è previsto a soli 70 metri di distanza dal sito di tutela ambientale europea Rete Natura 2000, senza che si sia proceduto a valutazione d’incidenza. Fino a tacere che in Conferenza dei servizi sia stata ignorata la più recente normativa sul rischio incendi nell’ambiente esterno, dove insiste un TMB andato a fuoco nel 2013 e un deposito di 200mila litri di carburanti”.
Tali valutazioni, informano gli attivisti, sono anche al centro di un esposto inoltrato oggi al ministero, esposto, spiegano, “che avevamo già preparato quando abbiamo appreso che il progetto era stato inserito in graduatoria”. E, aggiungono, “rinnoveremo la richiesta d’incontro col Prefetto, già avanzata le scorse settimane e rimasta a oggi senza risposta”.
“La nostra lotta non finisce oggi – prosegue il comunicato -. Segnaleremo in tutte le sedi politiche nazionali ed europee e a tutte le autorità di controllo, anche giurisdizionale, italiane ed europee, queste strane anomalie. Chiediamo fin da ora ai parlamentari spezzini Andrea Orlando, Raffaella Paita, Stefania Pucciarelli, Maria Grazia Frija di presentare interrogazioni urgenti in Parlamento. E lo chiederemo al parlamentare europeo Brando Benifei, che ha sostenuto l’originaria segnalazione alla Commissione UE dei comuni di Vezzano e Santo Stefano e dei comitati, affinché investa le autorità comunitarie. Ci attendiamo soprattutto un intervento di Orlando, per rimediare a una sua incomprensibile inerzia quando era ministro del governo Draghi: è rimasto insensibile alle nostre richieste d‘intervento presso il suo collega dell’ambiente Cingolani”.