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Il dibattito sulle emissioni

Ossidi di azoto, Arpal: “Non si tratta di un problema cronico. Ormeggiando le navi al contrario potrebbe ridursi”

Quello dello sforamento dei limiti per gli ossidi di azoto dal punto di vista ambientale non è un problema cronico, ma un fenomeno acuto, che è circoscritto nella zona di San Cipriano e che riguarda un inquinante di secondo livello. E per limitarlo si potrebbe ricorrere prima di tutto a ormeggiare le navi da crociera con prua verso terra.
Sono questi alcuni dei concetti espressi dai portavoce di Arpal durante la seduta della commissione consiliare Ambiente che si è svolta nel pomeriggio a Palazzo civico.
A rispondere alle domande dei consiglieri c’erano l’ex direttrice del dipartimento provinciale, Patrizia Colonna, oggi a capo del dipartimento regionale monitoraggi, affiancata da Federico Grasso, responsabile del comparto aria per il Levante ligure.
La dottoressa Colonna, su invito del presidente Matteo Basso, ha aperto i lavori, illustrando il quadro della situazione partendo dall’inizio: “La problematica è sotto osservazione dal 2015, quando avevamo notato un picco nella centrale di rilevamento di San Cipriano: poco dopo ci siamo resi conto che quei valori elevati di ossido e biossido di azoto si registravano in corrispondenza dell’accosto delle navi da crociera, quando c’è brezza che da mare spira verso terra. La media oraria in estate ha raggiunto anche 170 μg/m3, quindi senza superare il limite dei 200 nel calcolo dei 60 minuti, ma superandolo in un determinato momento. Abbiamo segnalato la cosa al Comune e alla Capitaneria di porto, ma bisogna rilevare che l’impatto è su un’area assai circoscritta: gli stessi valori non si registrano, per esempio, al terminal crociere che dista poche centinaia di metri”.
Il superamento, invece, c’è stato nella media annuale del 2018 e del 2019, portando Regione Liguria all’avvio della procedura di infrazione nei confronti del Comune della Spezia. A influire negativamente, secondo Arpal, c’era però anche la crescita delle fronde degli alberi. “Hanno fatto da ombrello, portando a registrare soprattutto i dati del traffico veicolare contenuti nella parte più bassa della colonna d’aria. Alla fine, gli alberi non sono stati toccati ed è stata aggiunta una centralina mobile, e i valori sono rientrati. Tuttavia il problema delle emissioni delle navi non è cronico: non sposta molto nella valutazione della qualità dell’aria della città. Su un dato medio annuale di 35 μg/m3 di biossido di azoto l’impatto delle navi da crociera si stima sia dell’8 per cento: il fenomeno è circoscritto con valori elevati che si hanno solo in determinate condizioni. Non c’è sempre brezza di mare e se le navi venissero ormeggiate con la prua verso la città è probabile che l’impatto sia inferiore, così come se l’ormeggio venisse fatto in testa al Molo Garibaldi. Tutte queste sono informazioni che dovrebbero essere tenute in considerazione nella prossima realizzazione del waterfront”.

La consigliera Giorgia Lombardi ha seguito il ragionamento dicendosi preoccupata per l’intenzione di portare gli accosti anche a quattro in contemporanea, proprio secondo la progettazione del nuovo molo per la stazione crocieristica e della riorganizzazione del primo bacino. “Le conoscenze derivanti dai monitoraggi – ha ribadito Colonna – possono essere utilizzate da chi progetta per diluire le emissioni e ridurre l’impatto degli ormeggi sulla zona di San Cipriano. Ma non dimentichiamo che gli ossidi di azoto sono inquinanti secondari, non primario. Non parliamo dello zolfo, che si può ridurre con carburanti più raffinati: gli ossidi di azoto sono il prodotto di qualsiasi combustione, non si possono eliminare”.
Grasso ha ricordato la composizione della rete per il controllo della qualità dell’aria sul territorio urbano spezzino: “Ci sono 13 centraline di controllo fisse e 2 mobili, che vengono utilizzate in base alle esigenze di istituzioni come Adsp e Regione. In più negli ultimi anni si è aggiunta una rete di smart sensor che non forniscono dati di dettaglio ma che possono fornire un’idea del trend e indicare in quali zone infittire i monitoraggi”.
Sempre su stimolo della consigliera Lombardi, Grasso ha spiegato quali sono le nuove linee proposte dall’Organizzazione mondiale della sanità e quali i contenuti della bozza della direttiva Ue che dovrebbe cambiare le regole a partire dal 2030.
“Basandosi sui dati che sono contenuti nella bozza della direttiva Ue e su quelli registrati nell’ultimo anno, la centralina di San Cipriano sarebbe a entro i limiti richiesti per quel che riguarda polveri sottili e ossidi di zolfo, mentre per il biossido di azoto la media giornaliera supererebbe 35 volte invece di 18 il limite dei 20 μg/m3. In prospettiva, dunque, i valori sarebbero superiori a quelli richiesti”.

Per un monitoraggio che sia più utile a capire quale sia l’impatto effettivo sugli abitanti della zona, Claudio Tancredi ha domandato se non sia possibile installare punti di rilievo nei piani superiori, invece che al suolo. “E’ il compito degli smart sensor, che ci danno indicazioni utili per capire l’andamento. Abbiamo proposto al Comune di fare campagne con nuovi strumenti, ma bisogna trovare la collocazione ideale”.
Rispondendo alle domande di Massimo Lombardi, Colonna e Grasso hanno poi spiegato come le curve siano tendenzialmente più significative al mattino e al pomeriggio, in corrispondenza degli orari di punta del traffico veicolare, ma che in presenza delle navi e delle condizioni meteo specifiche si nota un ulteriore picco. “Abbiamo visto picchi orari importanti con due navi in contemporanea, ma anche con una sola. Alcune impattano più di altre, per la posizione, per l’angolo dei fumaioli…”.
Marco Raffaelli ha chiesto quali saranno i parametri per gli ossidi di zolfo nel 2030 e visto che si tratta di un inquinante di prima fascia e che si prevedono navi più numerose e più vicine alla città. “Oggi abbiamo valori del biossido di zolfo che si aggirano intorno a 20 μg/m3, mentre dalla bozza si legge che la Ue porrà come limite quello dei 350 μg/m3. Ora che i carburanti contengono pochissimo zolfo, non capisco nemmeno perché lascino un limite così elevato”.

“I dati vanno interpretati. In quella zona – ha dichiarato Franco Vaira – esiste una situazione abbastanza satura, con l’82 per cento dell’inquinamento che non è imputabile alle navi, ma in futuro i parametri saranno più garantisti a favore della popolazione. Il tema quindi diventa la capacità di intervenire per evitare che la situazione peggiori. Le navi a Gnl hanno lo stesso impatto di quelle a bunker? E per quanto riguarda il traffico veicolare: è possibile che quelle barriere siano motivo di accumulo dei gas?”.
“Non è escludibile, ma non abbiamo dati a disposizione per sbilanciarci. La brezza è tendenzialmente un bene perché porta verso la dispersione degli inquinanti e il traffico veicolare ne è sicuramente una delle fonti principali. Le navi a Gnl – ha spiegato Colonna – producono ossido di azoto come le altre, ma in misura minore, pari al 60 per cento”.
Un concetto sottolineato anche dalla dirigente Laura Niggi: “Quando ci sono state comunicate le infrazioni del 2018 e 2019 abbiamo avuto l’indicazione di limitare le auto più inquinanti, ed è quello che abbiamo fatto con due ordinanze specifiche, i cui contenuti erano peraltro già contenuti nel Pums,ottenendo un miglioramento della situazione”. “Le infrazioni di cui parliamo, non sono tali per l’Ue, perché la città è rientrata entro i paramenti in tempi brevi. Tra gli agglomerati urbani segnalati nella procedura di infrazione per l’Italia – ha aggiunto Grasso – non c’è infatti la città della Spezia, mentre c’è quella di Genova”.

Andrea Montefiori ha posto “la domanda delle domande”, anche sapendo di aver di fronte gli interlocutori sbagliati: “I picchi registrati hanno conseguenze di tipo sanitario per i cittadini? E inoltre: avete valutato il rispetto delle prescrizioni per le tipologie di combustibile e per i filtri all’uscita dei fumaioli?”. Interrogativi ai quali risponderanno nelle prossime settimane i portavoce di Asl e Capitaneria di porto, come ricordato dal presidente Basso.

Sul finale Arpal ha ricordato come il bollettino della qualità dell’aria sia consultabile sul sito dell’agenzia (clicca qui) o della Regione (per quel che riguarda l’archivio, qui), annunciando l’elaborazione in futuro di una modellistica ancora più puntuale.

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