Il simulacro a grande naturale del sommergibile Cappellini “naviga” sul mare di Taranto da qualche giorno. E’ il fedele modello in scala uno a uno del battello che il 14 maggio del 1939 prendeva il mare nel Golfo della Spezia, dopo un anno di lavori presso l’allora cantiere OTO del Muggiano. Un pezzo di storia industriale e tecnica della città che non si è mai interrotta, visto che negli stessi capannoni marchiati Fincantieri nascono oggi i modernissimi U212 per la Marina Militare Italiana.
Si ammirerà sugli schermi cinematografici nel 2023, quando il film Il Comandante, le cui riprese sono iniziate lunedì scorso per la regia di Edoardo De Angelis, che ne ha curato la sceneggiatura insieme a Sandro Veronesi, vedrà la luce. Sulla tolda di comando c’è Pierfrancesco Favino, poliedrico attore che dà il volto al comandante Salvatore Todaro. Eroe della Regia Marina, fu protagonista durante la Seconda Guerra Mondiale di un evento che ha segnato l’immaginario nazionale.
Nel 1940, dopo aver lasciato la Spezia, passato Gibilterra e preso ad operare nell’Oceano Atlantico al fianco della Kriegsmarine, il Cappellini affondò il mercantile armato Kabalo, battente bandiera belga. Il comandante Todaro decise di rimorchiare i marinai superstiti fino alle Azzorre, rischiando la navigazione in superficie, e addirittura li prese a bordo quando la scialuppa su cui si erano rifugiati minacciò di affondare. Un gesto di umanità che gli avrebbe attirato le critiche dell’alleato tedesco. Todaro sarebbe morto in guerra due anni dopo, a soli 34 anni.
L’episodio del Kabalo è stato accuratamente ricordato a partire dal dopoguerra per marcare la differenza con i cobelligeranti nazisti e sarà il fulcro del film in lavorazione a Taranto, nel quale arsenale è stato creato il simulacro che fa da sfondo alla recitazione di Favino. Il Cappellini peraltro ebbe una sorte avventurosa anche negli anni successivi e sotto altri comandanti. Requisito dopo l’armistizio dai tedeschi, che lo ribattezzarono U. IT. 24 e, dal 1945, addirittura dai giapponesi, fu impiegato fino alla fine della guerra con un equipaggio italo-nipponico come I. 503. Venne infine affondato dagli americani al largo di Kobe, dove giace tuttora.
Sebbene il simulacro sia solo una riproduzione, niente a che vedere con il progetto di musealizzazione di un sottomarino che la Spezia discute da anni, peraltro senza molti passi avanti, a Taranto ci si muove per poter esporre il Cappellini dopo la fine delle riprese. “Questa riproduzione può avere a mio avviso un’utilizzazione che va oltre il tempo necessario alla realizzazione del film. Penso che potremmo farne un attrattore turistico, un ulteriore punto di forza della nostra città – ha proposto il consigliere regionale Massimiliano Stellato -. Il Comune di Taranto e la Regione Puglia, d’intesa, potrebbero dunque lavorare all’individuazione di un finanziamento per prendere in carico il simulacro del sommergibile, fedelmente riprodotto”.