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Gagliardi: "vicenda iniziata nel 2017". raffaelli: "si poteva pagare meno"

Comune condannato a sborsare 66mila euro di interessi per bollette pagate in ritardo. E’ scontro tra maggioranza e opposizione

Nei giorni scorsi la commissione Bilancio di Palazzo civico ha licenziato, con i soli voti favorevoli della maggioranza e l’astensione dell’opposizione, l’atto con il quale il Consiglio comunale riconosce un debito da soccombenza di giudizio che si aggira intorno ai 66mila euro. Una somma non trascurabile, per la quale il Comune ha ricevuto un atto di pignoramento da parte del Tribunale della Spezia (che per questioni tecniche lievita a 110mila euro, con la restituzione del 50 per cento del totale) in seguito ad alcuni debiti contratti nei confronti di Hera, società bolognese che fornisce energia elettrica per i servizi e gli alloggi municipali.
Nel corso della seduta della commissione, presieduta da Giulia Giorgi, l’assessore agli Affari legali Manuela Gagliardi ha esposto i fatti e poi ha risposto alle domande dei commissari spiegando le tappe di una vicenda molto complicata.
“Le somme riguardano interessi dovuti per il pagamento in ritardo di utenze dell’energia elettrica e il decreto che costituisce il grosso del debito risale al 2017. Siccome non era dettagliato – ha spiegato l’assessore Gagliardi – è stato deciso di fare opposizione per poter approfondire e il ricorso è stato vinto, in quanto le fatture erano state pagate e il Tribunale aveva stabilito che gli interessi non erano dovuti. Il successivo ricorso in Appello ha invece stabilito che il Comune dovesse pagare gli interessi, ai quali se ne sono aggiunti altri per ritardi registrati nel periodo del Covid. Sui ritardi in sé c’è poco da dire. Si tratta di una delibera tecnica relativa a una sentenza definitiva ed è pertanto necessario coprire le somme con le relative operazioni di bilancio. Quello che posso sottolineare è che oggi un problema come quello che si è verificato in questo caso non potrebbe ripetersi: gli accordi quadro di fornitura energetica che sono stati siglati da questa amministrazione tramite la piattaforma Consip porteranno infatti ad avere una sola fattura, e non una per ogni contatore, fatto che invece complica molto le cose”.

Di diverso avviso Marco Raffaelli, commissario di opposizione che ha posto diversi interrogativi e che ha maggiormente insistito su alcuni punti.
“Si è tentato di far passare sotto traccia una vicenda invece gravissima. In un processo che vedeva il Comune chiamato in causa da Hera, per il ritardo nei pagamenti delle bollette della luce, lo stesso è stato dichiarato soccombente. E la Corte d’Appello, con Sentenza del 2021, lo ha obbligato al pagamento di ben 66mila euro di interessi.
Una vicenda senza precedenti – ha dichiarato Raffaelli – che gli uffici e l’assessore Gagliardi hanno tentato all’inizio di giustificare con la disorganizzazione avuta durante l’epoca del Covid, per effetto dello smart working del personale del Comune. Ma rileggendo gli atti esecutivi, allegati alla Delibera, si è capito chiaramente che si trattava di bollette ricevute in epoca antecedente. Difatti gli interessi maturati dal creditore venivano inizialmente certificati dal Tribunale della Spezia con sentenze del 2017 e del 2018. Altro che Covid. La disorganizzazione è stata causata da mancati controlli.
Inoltre la successiva sentenza della Corte d’Appello, munita di titolo esecutivo, veniva notificata al Comune nel 2021, obbligandolo al pagamento immediato della cifra a debito. Non si capisce però come mai l’amministrazione non abbia adempiuto subito e abbia lasciato trascorrere un altro anno, ricevendo così ulteriori atti esecutivi (precetti e pignoramenti), per effetto dei quali la somma totale da impegnare da 66mila euro si è impennata a 110 mila euro.
Innanzi a queste osservazioni si sono materializzate davanti a tutti i commissari l’imbarazzo e la confusione dell’amministrazione, che non aveva chiaro neppure il testo degli atti che stavamo prendendo in analisi.
Da questa vicenda emergono chiaramente la disorganizzazione degli uffici, il mancato controllo da parte della giunta e del sindaco, nonché la mancata applicazione di quella che la legge chiama diligenza del buon padre di famiglia nella gestione dei soldi pubblici. Si poteva restituire il debito nel 2021 pagando 66mila euro. Invece a causa di un inadempimento che nessuno è stato in grado di spiegarci il Comune ora dovrà buttare via 110mila euro di soldi degli spezzini. Per quanto mi riguarda la questione non si conclude così”, ha chiosato Raffaelli, che nel frattempo ha chiesto la convocazione urgente della commissioni Personale e della commissione Ambiente per approfondire ulteriormente l’accaduto.

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