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Una storia spezzina

Una storia spezzina

Il biennio nero e drammatico per la gente del Golfo

Il 2 agosto 1799 i Francesi si ritirarono nel forte di Santa Maria alla Castagna sulla costa occidentale, fulcro del sistema difensivo. Veniva così abbandonata nelle mani degli Austriaci tutta la zona e con essa e tutti i forti esistenti che vennero evacuati in fretta ché non più difendibili. Unica eccezione fu il castello di Lerici.

Vista del Varignano dalla Spezia (1863), Forte Santa Maria

Il biennio 1799-1800 fu drammatico per la gente del Golfo. Gli eserciti francesi che fino a quel momento non avevano conosciuti arresti alla loro avanzata, venivano adesso ricacciati indietro dalle truppe austro-russe che si muovevano in terra combinando la loro azione con l’Inghilterra signora dei mari.

Nella forzosa ritirata il Levante ligure diventò strategicamente determinante dato che presidiava la porta d’accesso meridionale alla Francia, l’ultima difesa dato che il territorio era anche la linea di confine fra i contrapposti eserciti.

Lo si vede dai numeri. all’Aulla, dicono le cronache, c’erano 3mila Russi mentre da Sarzana 1400 Austriaci premevano sul Golfo.

Il 2 agosto 1799 i Francesi si ritirarono nel forte di Santa Maria alla Castagna sulla costa occidentale, fulcro del sistema difensivo. Veniva così abbandonata nelle mani degli Austriaci tutta la zona e con essa e tutti i forti esistenti che vennero evacuati in fretta ché non più difendibili.

Unica eccezione fu il castello di Lerici.

Ce ne spiega il perché Ubaldo Mazzini che su quel convulso periodo scrisse un libretto concentrandolo sugli avvenimenti della Spezia e del litorale di ponente del Golfo.

Tuttavia, in una noticina quasi minuscola è contenuta una notizia ricavata da un documento conservato nell’Archivio Comunale di Sarzana che ci dice che cosa successe nella costa opposta del Golfo ed al maniero che la proteggeva da oltre sei secoli.

Cacciati il 2, i Francesi non solo si rimpossessano della fortificazione lericina dopo sei giorni, il successivo giovedì 8 ma riescono a tenerla per i tre giorni seguenti resistendo agli assalti nemici.

Al comando degli uomini asserragliati nel castello c’era un certo Exemille, capitano indomito.

Però, alla fine, nonostante tutto il suo coraggio, è costretto ad abbandonare castello e piazza per in più che giustificato motivo. Ci sono, infatti, ben otto cannoni posizionati sulle alture circostanti che lo bombardavano incessantemente con “granate reali”: proietti a corpo cavo che contenevano esplosivo come i grani del melograno. Ecco il perché del nome.

Per la strenua difesa Exemille esce da Lerici quasi vincitore e la Municipalità gli rilascia un attestato in cui si dà atto che tutti i Francesi, comandante “uffizialità” truppa, si sono comportati con onore resistendo intrepidi agli assalti portatigli contro dagli Austriaci e dagli Insorgenti, bande di irregolari reclutati con promesse di saccheggio.

Insomma, se Exemille ed i suoi uomini si ritirarono, fu solo colpa delle granate reali, tremende e impietose a dispetto del nome gentile che portavano.

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