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Appuntamento in piazza mentana

Gli ucraini avanzano, i pacifisti chiedono di deporre le armi

Giorgio Beretta, analista di Rete italiana Pace e Disarmo parlerà sul tema: dove vanno a finire le armi italiane? "L’aumento sconsiderato della tensione attorno al conflitto ucraino, dove ricompare ignominiosamente la più odiosa e pericolosa, quella nucleare, deve ricevere una risposta da parte della società civile".

I manifesti con cui i bambini delle scuole spezzine chiedono la pace

La rete delle associazioni che ha dato vita al presidio settimanale che si tiene ininterrottamente dall’inizio della guerra in Ucraina sotto lo slogan “Cessate il fuoco – Se vuoi la Pace prepara la Pace” invita tutta la cittadinanza, il mondo della associazioni e dei movimenti, i partiti, le istituzioni, al presidio di lunedì 3 ottobre, che come al solito si terrà alle 18.15 in Piazza Mentana alla Spezia nella forma di assemblea aperta.

Giorgio Beretta, analista di Rete italiana Pace e Disarmo parlerà sul tema: dove vanno a finire le armi italiane?

“Nonostante la legge italiana 185/1990 sancisca che l’esportazione di armamenti deve essere conforme alla politica estere e di difesa dell’Italia, negli ultimi sei anni più della metà dei sistemi militari italiani sono stati esportati a Paesi al di fuori delle principali alleanze politiche e militari dell’Italia tra cui nazioni belligeranti e regimi responsabili di gravi violazioni dei diritti umani soprattutto nell’area del Medio Oriente, una delle regioni di maggior tensione del mondo – recita una nota -. Inoltre, visto il momento drammatico che stiamo vivendo la Rete vuole rilanciare il proprio appello, per farlo giungere anche alle istituzioni locali”.

“L’aumento sconsiderato della tensione attorno al conflitto ucraino, con un ampliamento sia territoriale che del livello della minaccia, dove ricompare ignominiosamente la più odiosa e pericolosa, quella nucleare, deve ricevere una risposta da parte della società civile che non può assistere inerme al disastro presente e al rischio che lo stesso vada a interessare l’intero continente europeo – continua il comunicato -. Da mesi assieme a tante altre città italiane continuiamo a supportare gli appelli di Onu e Papa per un deciso intervento diplomatico che ponga una tregua al conflitto e ne scongiuri l’escalation. Non si è ottenuta fin qui una risposta adeguata e riteniamo quindi che sia dovere di tutte le componenti delle comunità locali (e non solo quindi di quelli che si autodefiniscono pacifisti) rilanciare un grido di allarme e di richiesta di cessazione delle ostilità, proprio quando gli eventi sembrano trascinarci verso un conflitto allargato”.

“Una società assopita e distratta che rimane tagliata fuori dal grande dibattito e rischia di risvegliarsi un giorno nel bel mezzo di un conflitto nucleare, una possibilità che sembrava tanto lontana ed ora è diventata una probabilità come tante. Occorre che anche le istituzioni prendano la parola e rappresentino i loro cittadini chiedendo un’immediata cessazione del conflitto e l’avvio di trattative per una de-escalation e completo allontanamento dell’ipotesi nucleare. Se vogliamo la Pace costruiamo la Pace”.

A dare la propria adesione ACLI, ANPI, ARCI, Archivi della Resistenza, Associazione Culturale Mediterraneo, Associazione Amici di Padre Damarco, Associazione di solidarietà al popolo Saharawi, Associazione Murati Vivi, Chiesa Battista, Chiesa Metodista, CGIL, Circolo Pertini, Cittadinanzattiva-tribunale per i diritti del malato,  Comitato Acqua-benecomune, Emergency, Gruppo di Azione Nonviolenta, Informazione Sostenibile, Legambiente, Magazzini del mondo, Non una di meno, Libera, Rifondazione Comunista, Unione Donne Italiane, Unione degli Studenti.

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