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Una storia spezzina

Una storia spezzina

Carta canta e…

Generico settembre 2022

Già dalle prime pubblicazioni sono intervenuto per correggere degli errori che si tramandavano nella letteratura corrente e già da allora c’è stato chi, anche nel Gotha dell’intellighenzia locale, mi ha definito polemico, termine che si appioppa a chi vuole suscitare polveroni.

Non pensando di essere tale, a chi mi definisce in questo modo chiedo come ci si debba comportare quando si verifica che un’idea diffusa si fonda su errori che si riscontrano perché si consultano i documenti che sono le prove su cui si basa la ricostruzione del passato.

Oltre a non capire a che cosa giovi restare ignoranti, mi piace anche dire che di storia un sinonimo può essere revisione ché il ritrovamento di nuove fonti porta inevitabilmente alla correzione di quanto fino a quel momento si è comunemente pensato.

Comunque, essendomi sentito ripetere questa definizione anche poco tempo fa, mi sono convinto che chi mi giudica persona polemica, ha sicuramente festeggiato il 700° della scomparsa di padre Dante che, specie nell’Inferno, non risparmia nessuno quando ha qualche cosa da dirgli. Altro che polemista Egli fu!

Ma, si obietterà, può essere esempio probante l’Alighieri che visse nel Trecento?

Veniamo allora a tempi più vicini. Chi mi critica, sicuramente apprezza Manzoni che a chi stendeva le grida non le mandò a dire.

Ma, si dirà, pure don Alessandro è di altri tempi.

Che dire allora di Pasolini? Ovviamente, il criticone, ammesso che abbia almeno letto Le ceneri di Gramsci e gli Scritti corsari, lo ha lodato ma pure quello lì non risparmiava nessuno: né sulla carta né sulla celluloide.

Ma il Pier Paolo, sento già l’obiezione, morto ormai quasi mezzo secolo fa, è figlio di un mondo che non c’è più. Ai suoi tempi c’era forse internet, c’era Google? Non è esempio da portare. Appartiene ad altra dimensione, c’era la Prima Repubblica e alle elezioni votavano tutti o quasi.

Vero, neppure Pasolini è esempio probante.

Cionondimeno, scommetto che chi mi critica fra dieci mesi inneggerà all’Ubaldo, si beerà della sua storia e ripeterà che il suo nome di battaglia era Gamin che in francese vuol dire monello manigoldo e dispettoso perché quelle che intesseva contro chi gli stava sull’anima, erano vere e proprie battaglie, altro che scaramucce.

Scaramucce.

Ahimè, torno sempre in ballo ma a chi pensa che io sia in errore a dire ciò che dico, consiglio di verificare se quanto esce dalla mia penna corrisponde al vero o sia solo invenzione.

È così che si dovrebbe fare ma, mi spiace per i criticoni polemici, penso non sia facile dimostrare che deformo le cose perché ci sono i documenti e carta canta.

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