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Cultura e spettacolo

Un libro di Carozza racconta la storia del primo movimento cattolico spezzino

Nicola Carozza

Nei documenti e nella corrispondenza degli intellettuali antifascisti a Parigi, fuoriusciti dall’Italia in opposizione al regime, tra i quali don Luigi Sturzo (che poi si sposterà a New York), Francesco Luigi Ferrari, Gaetano Salvemini, Francesco Nitti e Carlo Sforza, troviamo il nome di uno spezzino: Ettore Carozzo. Lo studioso Nicola Carozza, docente dell’Istituto superiore di Scienze religiose ligure, ne ha ora ricostruito l’impegno intellettuale e politico in un libro delle edizioni Giacché della Spezia. Il libro che si trova già in libreria, si avvale della prefazione di Pierluigi Castagnetti, già vice presidente della Camera. Il libro del giovane studioso restituisce al dimenticato editore spezzino il posto che gli spetta nella storia dell’antifascismo e del movimento cattolico italiano. Ettore Celestino Carozzo era nato alla Spezia il 23 novembre 1892. Dopo aver frequentato la facoltà di Ingegneria a Pisa, si laureò in ingegneria meccanica al Regio Politecnico di Torino. Combattè nella Grande guerra come ufficiale dell’esercito, rimanendo mutilato nel braccio e nell’occhio destro. Tornato alla Spezia, fu come consigliere comunale di “parte” cattolica e nel 1919 rispose all’appello lanciato da Sturzo “A tutti gli uomini liberi e forti”, aderendo al Partito popolare italiano. Insegnò matematica all’istituto tecnico, allora fucina di tecnici e di periti che andavano ad occupare posti in Arsenale militare o nelle fabbriche della città, manifestando tra i banchi le sue idee democratiche e antifasciste. Nel 1923 fu costretto però ad emigrare a Parigi, unendosi agli ex popolari. Era convinto che non ci sarebbe stato un ritorno alla democrazia in Italia senza una vasta e penetrante azione culturale. Così, nonostante il controllo serrato della polizia politica, con la tipografia Librairie Moderne e la casa editrice Société des Éditions Contemporaines si impegnò come editore, intuendo l’importanza della stampa e la necessità di divulgare idee per formare i giovani. Stampò e distribuì tra gli altri i testi di importanti antifascisti, da Nitti a Sforza, da Salvemini a Tarchiani, da Luigi Sturzo ad Arturo Labriola, aiutando esuli come Lionello Cianca, Alberto Giannini, Alceste De Ambris. Antifascisti e partigiani lo ricorderanno tornato alla Spezia nel dopoguerra a godere della ritrovata libertà democratica ma pochi lo collegheranno agli intellettuali italiani in Francia. Morì alla Spezia nel 1951 a soli cinquantanove anni.

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