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Una storia spezzina

Una storia spezzina

Le elezioni e gli spezzini, l’affluenza non è più quella di una volta e neppure i voti

Elezioni

È quasi fatta. Domenica prossima si aprono i seggi e il popolo degli aventi diritto al voto è chiamato ad esercitarlo eccezion fatta per chi abdica più o meno volontariamente a questa prerogativa.

L’affluenza non è più come una volta e neppure i voti sono più come quelli di una volta.

In quei tempi che paiono lontani ma a pensarci bene mica poi tanto, a guidare il lapis sulla scheda era l’ideologia, l’idea preconcetta che imponeva la virtù di un pensiero supremo su questioni di ordine pratico.

Oggi le ideologie d’antan sono sparite, o quasi, dalla circolazione e ognuno è convinto di votare secondo il proprio interesse personale non accorgendosi che nuove idealità si sono affrettate a riempire il vuoto lasciato dalle antiche convinzioni insinuandosi nei pensieri delle persone senza però manifestarsi esplicitamente come condizione imprescindibile.

Come voterà il popolo spezzino?

Non da un giorno le consultazioni precedenti hanno mostrato una netta inversione di tendenza rispetto a tradizioni credute immutabili fino a che non sono cambiate.

Il fatto è che è mutata la condizione degli elettori. Grande platea di lavoro dipendente e sicuro, la gente del Golfo e dintorni s’è fatta imprenditrice. Chiunque possegga oltre alla propria abitazione anche solo una stamberga, l’ha mutata in una più o meno accogliente casa vacanza.

Siamo diventati un popolo di concierge risolvendo così l’annoso problema del turismo maxima occasione perduta. Lo diceva già nel 1881 Stefano Oldoini, medico convinto delle qualità terapeutiche della sua terra suggerendo ai concittadini di farsi promotori in proprio di un’accoglienza di qualità per accontentare le legittime richiese di quanti calassero quaggiù per le bagnature, nome dell’epoca per indicare la tintarella.

E poi una volta c’erano gli impianti industriali. Al tempo del voto suonavano a martello i campanili del Muggiano e dell’Inma, realtà sparite, per superare nel suono le campane che con il loro suono inondavano i sagrati.

Oggi il suono delle sirene delle nuove manifatture, spesso fabbrichette appaltatrici, muove frotte di africani, bangla, latinos che non votano. I pochi Italiani che ci sono, basta sentirne l’accento per capire che sono di contrade troppo distanti perché vadano a deporre la scheda nell’urna di competenza.

Di questa analisi certo si potrà dire che ha un carattere vetero dato che esamina la composizione sociale per capire le tendenze di voto ma non si dimentichi che ogni partito per raggiungere il successo, modella il proprio programma su pancia e tasche della fascia di elettorato che vuole accontentare.

 

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