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Quisquilie e meraviglie

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Hedy Lamarr: il genio, la bellezza

di Beppe Mecconi

Hedy  Lamarr e il suo studio

Esistono uomini e donne che hanno confutato nel corso dei secoli il luogo comune “intelligenza e bellezza non possono coesistere”. Tra queste, senza dubbio, Hedy Lamarr, splendida diva del cinema e geniale inventrice.
Hedy Lamarr (Hedwig Eva Maria Kiesler) nacque a Vienna da una famiglia di origini ebraiche il 9 novembre del 1914, poco dopo lo scoppio della Grande guerra, il padre era direttore di banca. La sua educazione fu fin troppo rigida ma diede i suoi frutti: diventò uno dei migliori studenti della sua scuola e a dieci anni era in grado di parlare perfettamente quattro lingue. Era anche eccezionalmente bella, a dodici anni vinse il primo concorso di bellezza. Bella e intelligente: due qualità da molti considerate antitetiche che avrebbero potuto scontrarsi, ma che invece riuscì a gestire in maniera straordinaria.
Si iscrisse alla facoltà di Ingegneria, studiò pianoforte e continuò a prendere parte a concorsi di bellezza, finché fu notata da Ernst Arndt, un attore famoso nei teatri viennesi dell’epoca, se ne invaghì e la introdusse negli studi della Sascha Film. L’esordio nel cinema giunse nel 1930 con la pellicola “Soldi in strada” di Georg Jacoby; poco più di una comparsata. Ma già ne 1933, a 19 anni, raggiunse la popolarità con il ruolo da protagonista in “Estasi”, di Gustav Machatý, film drammatico e, eccezionale per quei tempi, a sfondo erotico.
In “Estasi”, Hedy, esibisce un nudo integrale, forse il primo nel cinema, che contribuì a farla conoscere in tutta Europa e negli Stati Uniti.
In quello stesso anno conobbe un ricco industriale delle armi con il quale si sposò, Fritz Mandl, viennese, di quattordici anni più anziano di lei, detto “Il re delle munizioni”, amico di Adolf Hitler e di Hermann Göring.
Mandl era uomo molto potente, possessivo e geloso e, dopo aver sposato la Lamarr il 10 agosto del ‘33, tentò di ritirare dal mercato tutte le copie di “Estasi”, ossessionato dal fatto che tutti potessero vedere il corpo di sua moglie e le disse, come Hedy riportò nella sua autobiografia “Ecstasy and Me, My Life as a Woman”: “Il culo di una donna è per suo marito, non per gli spettatori. Tu sei carina, ma non mi piace quello che potrebbe pensare la gente di una ragazza che svolazza per lo schermo a culo nudo”.
L’intento si rivelò un’utopia, e nell’estate 1934 l’attrice partecipò alla Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, durante la quale il piccante film fu presentato anche al pubblico italiano.
Erano tempi tesi; i venti del futuro conflitto mondiale spiravano già in tutta Europa, e la popolazione di origine ebraica era sempre più al centro dell’odio dei governi antidemocratici.
Ormai il matrimonio con Mandl era compromesso, l’uomo lo fece annullare per ragioni razziali nel 1938. Tra il ‘36 e il ‘37 la Lamarr aveva già tentato di lasciare l’Austria prossima a essere fagocitata dal Terzo Reich, e si trasferì prima in Svizzera e poi a Londra. Proprio in Gran Bretagna arrivò la svolta alla sua carriera: la giovane instaurò un’amicizia col produttore Louis B. Mayer, co-fondatore del colosso cinematografico Metro Goldwyn Mayer, e nell’autunno del ’37 si imbarcò sul transatlantico Normandie diretto negli Stati Uniti, sfuggendo alle persecuzioni razziali del Vecchio Continente e tuffandosi nel patinato mondo di Hollywood.
Lavorò in molti film – “Vieni a vivere con me” con James Stewart, “Questa donna è mia” con Spencer Tracy, “Schiava del male” con George Brent –, ma sbagliò pure qualche scelta, come quando disse “No” alla Warner Bros, che la voleva in “Casablanca” a fianco di Humphrey Bogart.
La sfolgorante carriera di Hedy Lamarr procedette di pari passo con la sua vita sentimentale – dopo il primo ebbe altri cinque mariti e molti amanti – e con la sua mente geniale: nelle settimane di pausa tra un film e l’altro trascorreva le giornate a progettare e a mettere a punto innovative apparecchiature tecnologiche e nuovi congegni per rendere più facile la vita.
Creò una pastiglia per rendere l’acqua frizzante, realizzò un supporto per migliorare la mobilità delle persone diversamente abili, investì sulle potenzialità turistiche di una piccola località del Colorado: Aspen, diventata una delle stazioni sciistiche più famose del mondo.
Un genio che guizzava da un campo all’altro e sempre con grandissimo successo e riscontro del pubblico, fossero critici del cinema o della società civile.
Durante la Seconda guerra mondiale, vicina alla causa degli Alleati opposti ai nazifascisti, diede prova della sua straordinaria intelligenza. Hedy era a conoscenza dei problemi che la marina americana aveva nei confronti della marina militare tedesca capace di creare interferenze radio che mandavano in confusione gli apparati statunitensi, così sviluppò un sistema per la codifica delle informazioni radio, con un’attrezzatura che riusciva a ricevere le informazioni in modo identico a come erano state trasmesse ma in grado di modificare continuamente le frequenze rendendole così impossibili da intercettare.
Il brevetto, troppo avveniristico e sofisticato per quei tempi, fu però rifiutato, con scherno, dalla Marina americana. Cosa ne poteva sapere, d’altronde, un’attrice di Hollywood tedesca (ed ebrea) di tecnologia di guerra?
Si trattò di un enorme sbaglio per il governo a stelle e strisce: più avanti infatti il sistema diventò famoso come frequency-hopping spread spectrum, il sistema a spettro prolungato, base per i successivi studi nel settore della tecnologia che porteranno alla creazione della tecnologia usata oggi nella telefonia mobile, nel bluetooth, nei GPS e nel Wi-Fi!
Nella sua vita Hedy Lamarr frantumò il pervicace stereotipo che vorrebbe la bellezza nemica dell’intelligenza, dando un immenso contributo allo sviluppo della tecnologia del futuro, ma di questo colpo di genio non trasse alcun beneficio dato che il brevetto rimase nelle mani del governo americano.
Con il finire degli anni Cinquanta, la brillante attrice si allontanò pian piano dal grande schermo. Abbandonò Hollywood per andare a vivere a Manhattan.
Dimenticata dal mondo del cinema, la visionaria inventrice, capace di spianare la strada alle scoperte tecnologiche della fine del Novecento, trovò alcuni riconoscimenti nel campo della tecnologia.
Trascorse gli ultimi anni di vita in povertà, morì a ottantacinque anni, il 19 gennaio del 2000.
Per il suo rivoluzionario brevetto, nel 2014, in occasione del centesimo anno dalla nascita, fu inserita nella National Inventors Hall of Fame.
Ultima gioia fu quella di vedere istituita la Giornata dell’inventore il 9 novembre di ogni anno, giorno del suo compleanno.

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