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Murati Vivi: “Amianto in Arsenale, primo passo di civiltà, ma la montagna ha partorito il topolino”

La domanda di fondo rimane sempre valida: "Perché il ministero della Difesa si ostina a mantenere strutture sottoutilizzate con la pretesa di produrre il fabbisogno energetico con un irrisorio contributo dettato non da un piano organico ma da un intervento episodico?"

Marola

“Sono passati quattro anni da quando una notte di maltempo ha disintegrato i tetti in eternit di alcuni capannoni dell’Arsenale. In questi quattro anni abbiamo esercitato tutte le pressioni possibili, manifestando, interloquendo con la politica. Siamo passati da un iniziale momento sconcertante, in cui si negava la presenza dell’amianto, a costruire un percorso istituzionale in cui si è accertatato che in Arsenale sono presenti circa 100mila mq di coperture in amianto, ottenendo emendamenti a leggi finanziarie e accrediti della commissione Difesa della Camera per la loro bonifica. Abbiamo incalzato e mai mollato, come del resto facciamo da dieci anni sulle questioni annose dello stato delle aree militari. Non possiamo nascondere la soddisfazione nel sapere che, almeno un capannone, sta per essere rimosso un materiale dichiarato illegale dai primi anni ‘90”. Così i Murati Vivi, l’ormai storica associazione di Marola impegnata in una battaglia storica per la liberazione delle aree della base di militare, intervengono a proposito della notizia (leggila qui), ufficializzata dalla Marina Militare, dell’allestimento dei cantieri per la rimozione dei tetti in eternit, lavori che termineranno a ottobre: “Questo è certamente frutto dell’impegno di chi, come noi, si è reso parte attiva nel pretendere un percorso di civiltà, e merito di chi in questo percorso ci ha ascoltato, riconosciuto ed interloquito, non certo di chi per anni ha nascosto la testa sotto la sabbia, o ha aspettato che i cittadini ponessero queste problematiche. Questo risultato tuttavia non è limpido e senza elementi di preoccupazione. Perché non sono stati utilizzati i fondi stanziati dalle leggi di bilancio 2019/2020? Perché il ministero della Difesa si ostina a mantenere strutture sottoutilizzate con la pretesa (davvero ambiziosa quanto irreale) di produrre il fabbisogno energetico con un irrisorio contributo dettato non da un piano organico ma da un intervento episodico? Questo elemento è sostanziale se pensiamo che oggi l’Arsenale non è più una base strategica, sul quale insiste un progetto di fattibilità che non tiene nessun conto delle esigenze legittime dela città ed in particolare di Marola. Auspichiamo che questa vicenda possa rendere consapevole la politica, soprattutto quella che in questi anni non ha avuto particolare ascolto, che occorre attivare dei percorsi di dialogo con le istituzioni sovraordinate, il cui fine sia la capacità di intervenire con celerità sulle problematiche ambientali (ancora molte in essere) e sulle prospettive di utilizzo e di ottimizzazione della base navale. Su questo noi saremo sempre attivi nel rimarcare diritti di una comunità, consapevoli dei nostri doveri di cittadinanza attiva”.

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