E’ stata aggredita da una paziente che si trovava in Pronto soccorso. A farne le spese è una giovane infermiera, in forze all’ospedale Sant’Andrea della Spezia, che nella serata di ieri mentre cercava di calmare la donna, una 30enne che non voleva proseguire nelle cure che le stavano somministrando, è stata raggiunta da un pugno al volto. L’episodio risale alle 21 e sul posto è arrivata la Polizia di Stato.
Per l’aggreditrice potrebbero scattare una denuncia d’ufficio per lesioni e di interruzione di servizio. Questo alla luce dei giorni di prognosi riportati dall’infermiera e il luogo dove è avvenuto il fatto.
Sono state trentuno le segnalazioni di aggressioni verbali e una fisica ai danni del personale ospedaliero di Asl 5 nel 2021. Dato in calo rispetto a due anni fa. Nel 2020 anno della pandemia e con gli ospedali “off limits” le segnalazioni sono state 55. Anche in questo caso si è trattato principalmente di aggressioni verbali, 13 fisiche e una sfociata in querela.
Sulla recente aggressione subita dall’infermiera spezzina è intervenuto anche l’Ordine professionale degli infermieri: “Alla professionista offriamo, sin d’ora, non solo la nostra solidarietà ma, se necessaria, la consulenza e l’appoggio del legale che opera per l’Ordine professionale. L’infermiera ha dovuto lasciare il servizio, ed al suo posto è stato attivato un infermiere reperibile del settore”.
“Su questo punto – prosegue l’Ordine professionale infermieri – ci piacerebbe invitare ad una riflessione che da anni avanziamo in queste circostanze: chi paga, in questi casi, per le ricadute sulla organizzazione del lavoro? In certi episodi, si sono avuti danni importanti anche alle strumentazioni tecnologiche, che proprio per la loro funzione sono un bene di tutti; e chi paga, in tali circostanze? Noi crediamo che in questi casi anche i datori di lavoro dovrebbero, sia a tutela dei propri dipendenti, sia a tutela della loro stessa organizzazione, costituirsi parte civile poiché direttamente coinvolti, con importanti ricadute anche economiche”.
“Oltre a questa nostra valutazione – aggiungono dall’Opi -, è ancora una volta dimostrata la validità – purtroppo- delle nostre richieste di maggior sicurezza nelle realtà sanitarie: è di poche settimane fa un nostro incontro col Prefetto al riguardo; ancora una volta, nel ringraziare l’attenzione che ci è stata dimostrata, chiediamo ulteriormente di considerare ogni possibile iniziativa , sia aziendale sia parte delle istituzioni, a tutela di chi è in servizio per la Salute, un interesse collettivo e non trattabile. Ricordiamo che anche il nostro Ordine degli Infermieri spezzino, come avviene a livello nazionale con la nostra Federazione Nazionale (FNOPI), partecipa alla campagna #RispettaChiTiAiuta contro le violenze nei confronti di chi svolge una professione sanitaria, e di aiuto verso gli altri”.
In merito all’episodio è intervenuto anche il sindacato Nursind: “La questione è da considerare in modo molto più approfondito del singolo caso di cronaca, perché non si tratta solo di un episodio di violenza – analizza Donatella Riccio del sindacato Nursind -. Fermo restando che la violenza, soprattutto contro un’infermiera che è vittima già di per sé del sistema, non è giustificabile. Se in un ambiente come il Pronto Soccorso si accumulano persone già agitate per il problema di salute che le costringe ad accedervi, se il personale non riesce a decongestionarlo per mancanza di posti letto, se per eseguire esami si può portare un solo paziente alla volta, se le provette vanno portate a mano oppure c’è un’unica ambulanza disponibile tra La Spezia e Sarzana per il trasporto, se questa va anche disinfettata ogni volta perché viene usata anche per i casi Covid… Personale e pazienti sono vittime delle stesse criticità. Non basta solo punire, bisogna creare le condizioni di una sanità che potrei definire vivibile, umanamente accettabile, per evitare questa miscela esplosiva”.