Appunti per una città che vuole un sottomarino-museo. Il Comune di Genova, attraverso il Muma (Musei del mare e delle migrazioni) che gestiscono il “Nazario Sauro” al Porto Antico, cercano sponsor per finanziare il costoso restauro dell’ex unità che navigava per la Marina Militare con il distintivo ottico S518. “Il sottomarino oggi chiede il conto di essere stato esposto permanentemente a intemperie di ogni tipo e all’immersione in un bacino acqueo chiuso – l’antica darsena di Genova – scarsamente ossigenata e con livelli di inquinamento che possono ancora risultare importanti”, è stato spiegato durante la presentazione della chiamata alle aziende che vorranno imprimere il loro nome sull’operazione di salvataggio del battello.
Lo scafo presenta esternamente “evidenti segni di degrado”: colature di ruggine, pittura sbiadita e scrostata, incrostazioni. All’interno il via vai dei visitatori ha portato consunzione in varie parti e anche qualche danno accidentale. Il resto lo ha fatto la pioggia, che ha cominciato a filtrare all’interno. Non sono bastati due cicli di riverniciatura, a dieci anni dal suo parcheggio, il “Nazario Sauro” ha bisogno di entrare in bacino per non rischiare di finire sul fondo.
Un fattore di cui tenere conto anche alla Spezia, dove prosegue il progetto per musealizzare il “Leonardo Da Vinci”, che navigava con l’ottico S520 e rappresenta l’evoluzione tecnica del Sauro e di cui richiama i principi progettuali. Anche in questo caso la soluzione trovata è quella di un’esposizione in acqua, anche se l’immersione accanto alla Banchina Revel sarà solo parziale grazie all’uso di alcuni cassoni che terranno l’unità a galla. Qui, dove di sottomarini se ne sono progettati, costruiti e curati a decine da un secolo a questa parte, sulle problematiche legate ad un’eventuale ormeggio in assetto di navigazione si era discusso abbondantemente, mettendo in guardia sulla necessità di prevedere una costosa manutenzione nel piano finanziario.
A Genova oggi stimano una spesa di 600mila euro per rimettere “in linea” il loro sottomarino, che peraltro fu predisposto per la musealizzazione alla Fincantieri del Muggiano. La Spezia il know how ce l’avrebbe sotto casa, tra il cantiere e l’arsenale marittimo con i suoi bacini. Il successo “commerciale” dell’attrattiva, diventato il traino del museo del mare con 150mila visite all’anno, giustifica il salvataggio. Tra le opere necessarie: tappare le falle nello scafo, controllare le casse di zavorra, impermeabilizzare i boccaporti, pulire l’elica, restaurare il sonar e infine mettere in sicurezza alcune zone, come la mensa e le brande della zona siluri, per ampliare il percorso di visita.