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Politica

Prima udienza del processo che vede imputato il consigliere regionale De Paoli

Tribunale di Genova

Si è tenuta oggi l’udienza filtro del procedimento che vede a giudizio il consigliere regionale Giovanni De Paoli, eletto nelle fila della Lega Nord, e confluito nella primavera scorsa nel gruppo misto. Pensionato del settore bancario, nato a Varese Ligure il 6 giugno del 1953, De Paoli è imputato per aver detto che “se avesse un figlio omosessuale lo butterebbe in una caldaia e lo brucerebbe”. Fatto aggravato, perché commesso per finalità di discriminazione. Si tratta di un esponente politico di lungo corso. L’ultima elezione in consiglio regionale risale al maggio del 2015, ma – come riferisce il sito ufficiale della Regione – è stato a lungo anche in consiglio comunale nella sua cittadina di nascita, tanto da ricoprire il ruolo per diversi anni.

Le parole secondo accusa sarebbero state pronunciate il 10 febbraio del 2016, nel corso di un incontro con l’Associazione Agedo di Genova. Il caso era stato sollevato dalla politica. L’allora esponente leghista era stato rinviato a giudizio, con l’aggravante della finalità della discriminazione. “Il processo è iniziato dinanzi al magistrato Massimo Todella, il consigliere De Paoli stamattina era presente in aula”, riferisce Aleksandra Matikj, che ha firmato la querela quale Presidentessa del “Comitato per gli immigrati e contro ogni forma di discriminazione”.
“Io ho voluto presenziare, così come le altre parti offese – spiega – per avanzare la richiesta di costituzione di parte civile. Eravamo in quattro comitati. La difesa di De Paoli si è opposta alla costituzione dei Comitati di cui l’eccezione verrà decisa dal Giudice nel corso della prossima udienza.». La prossima udienza si terrà il 9 giugno 2020.
“Il danno, per quanto ci riguarda, non è stato ancora quantificato – sottolinea Matikj – pertanto questo aspetto sarà di esclusiva valutazione della Magistratura. Si tratta di un caso di particolare spessore, il primo caso contro l’omofobia in Italia. C’è stato un attimo in cui, durante l’udienza, noi parti offese ci siamo guardati, ed abbiamo colto la stessa aspettativa di giustizia. Mi sono commossa. Credo che battaglie come questa contribuiscano a far crescere la storia della tutela dei Diritti Umani. Ne sono, ne siamo davvero orgogliosi. In Italia manca ancora una Legge ufficiale contro l’omofobia, la bi-fobia e la trans-fobia. In un Paese dei diritti come il nostro, sarà il prossimo passo da compiere”.

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