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Uno "squalo buono" da 300 chili, la curiosità dei turisti

L'hanno pescato Maurizio e Daniela Marasà: "Dispiace perché è una specie protetta, e ora dovremo sostituire una rete distrutta".

Maurizio e Daniela Marasà con lo squalo elefante

“Oltre che per il povero pesce, che è una specie protetta, anche per noi è un doppio danno: con quel peso rovina le attrezzature e non possiamo neanche commercializzarlo”. Maurizio Marasà e la moglie Daniela, loro è il peschereccio di Porto Venere che questa mattina si è ritrovato uno squalo elefante da 300 chili nelle reti.
Un “gigante buono”, la seconda specie di pesce più grande al mondo dopo il “cugino” squalo balena. Arriva fino a 12 metri di lunghezza e a dieci tonnellate di peso; attraversa i mari con la bocca spalancata inghiottendo plancton e altri microrganismi. Oggi uno è finito nella rete calate dal Lupetto, invece di orate, pagari e naselli che erano l’obiettivo della pesca.

“L’abbiamo issato con la mancina sul molo, si è formato subito un capannello di persone – dice Daniela Marasà – Una cattura rara? Capita sempre più spesso purtroppo, con i cambiamenti climatici è sempre più usuale che questi pesci tropicali vengano a fare specie anche nel nostro mare”. Ventotto anni di pesca alle spalle per il marito Maurizio, portovenerino doc di quelli nati in casa da una famiglia di origini marchigiane. Ora gli toccherà mettere mano al portafoglio per sostituire una rete da un paio di migliaia di euro, distrutta dalla mole dello squalo.
“L’esemplare ora va all’Asl, si occuperanno loro di fare prelievi e studi. Noi aspettiamo istruzioni. Lo squalo volpe di Lerici? Ho letto ma non è una competizione, facciamo tutti lo stesso mestiere e sappiamo che queste sono cose che in mare accadono”, conclude Daniela.

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