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Cronaca

Arsenale, ritornano le demolizioni navali

Davanti al paese di Marola si sta facendo a pezzi una bettolina che trasportava gasolio. Gli abitanti e i Murati vivi: "Ma le norme di sicurezza sono state rispettate?".

La demolizione della bettolina alla Banchina carboni

Un cantiere di demolizioni navali a pochi metri dalle case. E’ l’ennesima beffa per gli abitanti di Marola che dopo essersi visti strappare il mare con l’arrivo dell’arsenale sabaudo, hanno a più riprese manifestato il proprio desiderio di vederselo restituire, con i Murati vivi e la borgata marinara come ultime voci in ordine cronologico.
Le speranze sono ridotte al lumicino, ma sono, giustamente, le ultime a morire. Una bella botta arriva però dall’ultimo spettacolo che sta andando in scena sulla ‘Banchina carboni’, con la demolizione di una bettolina utilizzata negli anni addietro per il bunker, il combustibile per navigazione. Fiammate e fumate dovute ai residui di gasolio presenti sulle lamiere fanno da sipario alla scena di affettamento dello scafo, spuntato un paio di settimane fa a quell’ormeggio, tra le barche dei ‘marolini’ ai moli di San Vito e tre delle unità della Marina militare in attesa di demolizione.
E sì che gli abitanti della costa di ponente chiedevano da anni di avviare lo smantellamento della ‘flotta fantasma’, quella costituita dalle navi e dai sommergibili in disarmo, più numerose di quelle in attività. Invece le navi Alpino e Carabiniere e l’unità logistica sono ancora lì, attraccate nel waterfront di Marola in attesa che il ministero della Difesa emani il bando per la demolizione, e nel frattempo si è cominciato a fare a pezzi un altro scafo.

“La bettolina è spuntata una mattina – dichiarano i Murati vivi, l’associazione dei ragazzi del paese – e senza che se ne sapesse nulla è iniziata la demolizione. Non abbiamo notato protezioni, né particolari procedure per la salvaguardia dell’ambiente e della salute. Ci domandiamo: ma le norme ambientali e di sicurezza sono state rispettate?”. Un interrogativo che potrebbe sembrare retorico, ma che è quanto mai realistico, visti i trascorsi del Campo in ferro e dell’amianto. “Aprire un cantiere di demolizioni in Italia è una procedura a dir poco complicata, qua invece si sta lavorando senza che se ne sia saputo niente. L’unico cantiere di demolizione in Italia è a Messina e lì dovrebbero avvenire questo genere di operazioni. Lo scandalo – commenta un abitante – è che le navi e le bettoline vengano lasciate andare in malora, in maniera tale che non possano essere più trasportate da nessuna parte, rimanendo così ormeggiate di fronte alle case per vent’anni. Il loro valore in termini di materiale, una volta che sono in condizioni così rovinate, è inferiore al costo del loro trasporto”. E si finisce per trovarsi in queste condizioni.

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